A Cartagine, nell’odierna Tunisia, san Cecilio, sacerdote, che condusse san Cipriano alla fede di Cristo.
A Carcassonne nella Gallia narbonense, in Francia, sant’Ilario, che si ritiene sia stato il primo vescovo di questa città, al tempo in cui i Goti diffondevano in questa regione l’eresia ariana.
A Tours nella Gallia lugdunense, ora in Francia, santa Clotilde, regina, le cui preghiere indussero suo marito Clodoveo, re dei Franchi, ad accogliere la fede di Cristo; dopo la morte del coniuge, si ritirò presso la basilica di san Martino, per non essere più ritenuta una regina, ma una vera serva del Signore.
A Mehun-sur-Loire nel territorio di Orléans sempre in Francia, san Lifardo, sacerdote, che condusse in questo luogo vita eremitica.
Ad Anagni oggi nel Lazio, santa Oliva, vergine.
A Glandáloch in Irlanda, san Coemgen, abate, che fondò un monastero, nel quale si ritiene sia stato padre e guida di molti monaci.
A Clermont-Ferrand in Aquitania, in Francia, san Genesio, vescovo, il cui corpo fu deposto a Manglieu nella chiesa del monastero da lui stesso fondato con l’annesso ospizio.
A Córdova nell’Andalusia in Spagna, sant’Isacco, martire, che, monaco, durante la dominazione dei Mori, spinto non da un umano impulso, ma da ispirazione divina, sceso dal cenobio di Tábanos si presentò nel foro al giudice per disputare con lui circa la vera religione e fu per questo condannato a morte.
A Lucca, san Davíno, che, di origine armena, venduti tutti i beni, si tramanda si sia fatto pellegrino per Cristo e sia morto di malattia, di ritorno dalla visita ai luoghi santi e alle basiliche degli Apostoli.
Nel villaggio di Altkirch nel territorio di Basilea nell’odierna Svizzera, san Morando, monaco, che, nato in Renania, già sacerdote si recò a Compostela e, al suo ritorno, si fece monaco a Cluny, fondando poi il monastero in cui concluse il corso della sua intensa vita.
A Spello in Umbria, beato Andrea Caccioli, che, primo sacerdote aggregato tra i Frati Minori, ricevette l’abito dell’Ordine dalle mani di san Francesco e gli fu accanto al momento della morte.
Nel cenobio di Santa Maria di Cadossa in Lucania, san Cono, monaco, che nella pratica monastica e nell’innocenza di vita, con l’aiuto di Dio giunse in breve tempo al culmine di ogni virtù.
A York in Inghilterra, beato Francesco Ingleby, sacerdote e martire, che, allievo del Collegio Inglese di Reims, per il sacerdozio esercitato in patria fu condotto, sotto la regina Elisabetta I, al supplizio del patibolo.
A Jerez nell’Andalusia in Spagna, san Giovanni Grande, religioso dell’Ordine di San Giovanni di Dio, che rifulse per la sua carità verso i prigionieri, gli abbandonati e gli emarginati e morì contagiato lui stesso dalla peste mentre curava i malati.
Nel braccio di mare antistante Rochefort in Francia, beato Carlo Renato Collas du Bignon, sacerdote della Compagnia di San Sulpizio e martire, che, rettore del Seminario Minore di Bourges, durante la rivoluzione francese, per il suo sacerdozio fu rinchiuso in una galera, dove morì consunto dalle piaghe infette.
Nella città di Âu Thi nel Tonchino, ora Viet Nam, san Pietro Dông martire, che, padre di famiglia, preferì subire crudeli supplizi piuttosto che calpestare la croce e, dopo essersi fatto incidere sul volto le parole “vera religione” anziché “falsa religione”, fu decapitato sotto l’imperatore Tu Duc.
Nel villaggio di Bellegra vicino a Roma, beato Diego (Giuseppe) Oddi, religioso dell’Ordine dei Frati Minori, insigne per dedizione alla preghiera e per semplicità di vita.