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venerdì 09 Dicembre 2022

Ufficio delle letture

SAN JUAN DIEGO CUAUHTLATOATZIN - MEMORIA FACOLTATIVA
Grandezza Testo A A A
V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
Gerusalemme nuova,
immagine di pace,
costruita per sempre
nell’amore del Padre.
 
Tu discendi dal cielo
come vergine sposa,
per congiungerti a Cristo
nelle nozze eterne.
 
Dentro le tue mura,
risplendenti di luce,
si radunano in festa
gli amici del Signore:
 
pietre vive e preziose,
scolpite dallo Spirito
con la croce e il martirio
per la città dei santi.
 
Sia onore al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.

 
1 ant.
Non punirmi, Signore,
          nel tuo sdegno abbi pietà di me.
SALMO 37
Implorazione del peccatore in estremo pericolo

Egli non commise peccato... portò i nostri peccati sul suo corpo
sul legno della croce... dalle sue piaghe siamo stati guariti
(1 Pt 2, 22. 24. 25).

I    (2-5)
Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, *
   non punirmi nella tua ira.
Le tue frecce mi hanno trafitto, *
   su di me è scesa la tua mano.
Per il tuo sdegno non c’è in me nulla di sano, *
   nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
Le mie iniquità hanno superato il mio capo, *
   come carico pesante mi hanno oppresso.
1 ant.
Non punirmi, Signore,
          nel tuo sdegno abbi pietà di me.
2 ant.
Ogni mio desiderio
          è di fronte a te,
          o Signore
II    (6-13)
Putride e fetide sono le mie piaghe *
   a causa della mia stoltezza.
Sono curvo e accasciato, *
   triste mi aggiro tutto il giorno.
I miei fianchi sono torturati, *
   in me non c’è nulla di sano.
Afflitto e sfinito all’estremo, *
   ruggisco per il fremito del mio cuore.
Signore, davanti a te ogni mio desiderio *
   e il mio gemito a te non è nascosto.
Palpita il mio cuore, †
   la forza mi abbandona, *
   si spegne la luce dei miei occhi.
Amici e compagni
     si scostano dalle mie piaghe, *
   i miei vicini stanno a distanza.
Tende lacci chi attenta alla mia vita, †
   trama insidie chi cerca la mia rovina *
   e tutto il giorno medita inganni.
2 ant.
Ogni mio desiderio
          è di fronte a te,
          o Signore
3 ant.
A te confesso la mia colpa;
          non abbandonarmi, Dio, mia salvezza
III    (14-23)
Io, come un sordo, non ascolto †
   e come un muto non apro la bocca; *
   sono come un uomo
     che non sente e non risponde.
In te spero, Signore; *
   tu mi risponderai, Signore Dio mio.
Ho detto: «Di me non godano,
     contro di me non si vantino *
   quando il mio piede vacilla».
Poiché io sto per cadere *
   e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso la mia colpa, *
   sono in ansia per il mio peccato.
I miei nemici sono vivi e forti, *
   troppi mi odiano senza motivo,
mi pagano il bene col male, *
   mi accusano perché cerco il bene.
Non abbandonarmi, Signore, *
   Dio mio, da me non stare lontano;
accorri in mio aiuto, *
   Signore, mia salvezza.
3 ant.
A te confesso la mia colpa;
          non abbandonarmi, Dio, mia salvezza
V.
Venga a noi la tua misericordia, o Dio,

R.
il Salvatore che hai promesso.
PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Isaia
27, 1-13
Il Signore coltiverà ancora la sua vigna:
rimuoverà il suo popolo e lo radunerà

In quel giorno, il Signore punirà
con la spada potente, grande e pesante,
il Leviatàn serpente guizzante,
il Leviatàn serpente tortuoso
e ucciderà il drago che sta nel mare.
In quel giorno si dirà:
«La vigna deliziosa: cantate di lei!».
Io, il Signore, ne sono il guardiano,
a ogni istante la irrigo;
per timore che venga danneggiata,
ne ho cura notte e giorno.
Io non sono in collera.
Vi fossero rovi e pruni,
io muoverei loro guerra,
li brucerei tutti insieme.
O, meglio, si stringa alla mia protezione,
faccia la pace con me,
con me faccia la pace!
Nei giorni futuri Giacobbe metterà radici,
Israele fiorirà e germoglierà,
riempirà il mondo di frutti.
Il Signore lo ha forse percosso
come i suoi percussori?
O lo ha ucciso come uccise i suoi uccisori?
Lo ha punito cacciandolo via, respingendolo,
lo ha rimosso con soffio impetuoso
come in un giorno di vento orientale.
Proprio così sarà espiata l’iniquità di Giacobbe
e questo sarà tutto il frutto della rimozione
del suo peccato:
mentre egli ridurrà tutte le pietre dell’altare
come pietre che si polverizzano per la calce;
non erigeranno più pali sacri
né altari per l’incenso.
La fortezza è divenuta desolata,
un luogo spopolato, abbandonato come un deserto;
vi pascola il vitello,
vi si sdraia e ne bruca gli arbusti.
I suoi rami seccandosi si spezzeranno;
le donne verranno ad accendervi il fuoco.
Certo, si tratta di un popolo privo di intelligenza;
per questo non ne avrà pietà chi lo ha creato,
né compassione chi lo ha fatto.
In quel giorno, dal corso dell’Eufrate al torrente d’Egitto,
il Signore batterà le spighe
e voi sarete raccolti uno a uno, Israeliti.
In quel giorno suonerà la grande tromba,
verranno gli sperduti in Assiria
e i dispersi in Egitto.
Essi si prostreranno al Signore
sul monte santo, in Gerusalemme.
 
RESPONSORIO                  Cfr. Mt 24, 31; Is 27, 13

R.
Il Signore manderà i suoi angeli, e al suono
potente della tromba raduneranno tutti i suoi eletti
*

dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli.

V.
Verranno e si prostreranno al Signore sul monte
santo, in Gerusalemme,

R.
dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli.
SECONDA LETTURA
Dal Decreto del Papa Giovanni Paolo II
(Città del Messico, 31 luglio 2002)
Ha esaltato gli umili
   «Ha esaltato gli umili» (Lc 1, 52). Lo sguardo di Dio Padre si posò sull’umile indio messicano Juan Diego, che arricchì con il dono della rinascita in Cristo, della contemplazione del volto della beata Maria Vergine e della sua collaborazione per l’evangelizzazione del Continente Americano. Da ciò si evince quanto siano vere le parole con le quali l’Apostolo Paolo illustra la pedagogia divina nel realizzare la salvezza: «quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio» (1 Cor 1, 28-29). Questo beato, a cui la tradizione assegna il nome di Cuauhtlatoatzin, che significa «aquila che parla», nacque verso l’anno 1474 a Cuauhtitlan, presso il Regno di Texcoco. Già adulto e unito in matrimonio, abbracciò il Vangelo e, insieme alla moglie, venne purificato dall’acqua del Battesimo, proponendosi di vivere alla luce della fede e secondo gli impegni assunti davanti a Dio e alla Chiesa.
   Nel mese di dicembre dell’anno 1531, mentre era in cammino verso Tlatelolco, sul colle chiamato Tepeyac, vide apparirgli la vera Madre di Dio, che lo inviò a chiedere al vescovo di Città del Messico di edificare un tempio sul luogo dell’apparizione. Il sacro Presule, ascoltate le richieste dell’indio, gli chiese una prova evidente dello straordinario evento. Il 12 dicembre, la beatissima Vergine Maria si manifestò di nuovo a Juan Diego, lo consolò e gli comandò di recarsi in cima al colle Tepeyac per raccogliere e riportare dei fiori. Nonostante il freddo dell’inverno e l’aridità del luogo, il beato trovò fiori bellissimi, che pose nel mantello e portò alla Vergine. Ella gli ordinò di consegnarli al vescovo come prova della verità. Di fronte a lui, Juan Diego aprì il mantello e lasciò cadere i fiori. In quel momento nella tessitura del mantello apparve, mirabilmente impressa, l’immagine della Vergine di Guadalupe, che fin da allora divenne centro spirituale della nazione.
   Costruito il tempio in onore della «Regina dei cieli», il beato, spinto da grande devozione, lasciò ogni cosa e dedicò la vita a custodire quel piccolo santuario e ad accogliere i pellegrini. Percorse la via della santità nella preghiera e nella carità, attingendo forza dal convito eucaristico del nostro Redentore, dal culto alla Madre del Redentore, dalla comunione con la santa Chiesa e dall’obbedienza ai sacri Pastori. Tutti coloro che lo conobbero ammirarono lo splendore delle sue virtù, soprattutto della fede, della speranza, della carità, dell’umiltà e del disprezzo delle cose terrene.
   Juan Diego osservò fedelmente il Vangelo nella semplicità della vita quotidiana, accettando la sua condizione di indio, pienamente convinto che Dio non opera discriminazioni di razza o di cultura, ma invita tutti a diventare suoi figli. In questo modo il beato rese più facile la via dell’incontro delle etnie indigene del Messico e del Nuovo Mondo con Cristo e con la Chiesa. Fino all’ultimo giorno della vita camminò con Dio, che nell’anno 1548 lo chiamò a sé. Il suo ricordo, sempre associato all’apparizione della nostra Signora di Guadalupe, attraversò i secoli e raggiunse diverse regioni del mondo.
 
RESPONSORIO       Cf. 1 Cor 1, 27-29; Lc 1, 51.52
R.
Quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto
per confondere i forti; quello che è nulla,
*
perché
nessuno possa gloriarsi di fronte a Dio.

V.
Ha spiegato la potenza del suo braccio e
ha innalzato gli umili;

R.
Perché nessuno possa gloriarsi di fronte a Dio.
ORAZIONE
   O Dio, che attraverso il beato Juan Diego, hai mostrato l’amore della santissima Vergine Maria per il tuo popolo, fa’ che, per sua intercessione, seguendo le esortazioni della nostra Madre di Guadalupe, possiamo compiere sempre la tua volontà. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.

Memoria facoltativa

SAN JUAN DIEGO CUAUHTLATOATZIN - MEMORIA FACOLTATIVA