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venerdì 07 Ottobre 2022

Ufficio delle letture

BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO - MEMORIA
Grandezza Testo A A A
V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
    «Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio,
    tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
    Nel ventre tuo si raccese l’amore
per lo cui caldo ne l’eterna pace
così è germinato questo fiore.
    Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra i mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
    Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia ed a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.
    La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
    In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate».
Oppure:
Quem terra, pontus, æthera
colunt, adórant, prædicant
trinam regéntem máchinam,
claustrum Maríæ báiulat.
Cui luna, sol et ómnia
desérviunt per témpora,
perfúsa cæli grátia
gestant puéllæ víscera.
Beáta mater múnere,
cuius, supérnus ártifex,
mundum pugíllo cóntinens,
ventris sub arca clausus est.
Beáta cæli núntio,
fecúnda Sancto Spíritu,
desiderátus géntibus
cuius per alvum fusus est.
Iesu, tibi sit glória,
qui natus es de Vírgine,
cum Patre et almo Spíritu,
in sempitérna sæcula. Amen.
1 ant.
Sono sfinito dal gridare
          nell’attesa del mio Dio.
SALMO 68, 2-22.30-37    Mi divora lo zelo per la tua casa
Gli diedero da bere vino mescolato con fiele 
(Mt 27, 34).
 
I    (2-13)
Salvami, o Dio: *
   l’acqua mi giunge alla gola.
Affondo nel fango e non ho sostegno; †
   sono caduto in acque profonde *
   e l’onda mi travolge.
Sono sfinito dal gridare, †
   riarse sono le mie fauci; *
   i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio.
Più numerosi dei capelli del mio capo *
   sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano: *
   quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?
Dio, tu conosci la mia stoltezza *
   e le mie colpe non ti sono nascoste.
Chi spera in te, a causa mia non sia confuso, *
   Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni *
   chi ti cerca, Dio d’Israele.
Per te io sopporto l’insulto *
   e la vergogna mi copre la faccia;
sono un estraneo per i miei fratelli, *
   un forestiero per i figli di mia madre.
Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, *
   ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
Mi sono estenuato nel digiuno *
   ed è stata per me un’infamia.
Ho indossato come vestito un sacco *
   e sono diventato il loro scherno.
Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, *
   gli ubriachi mi dileggiavano.
1 ant.
Sono sfinito dal gridare
          nell’attesa del mio Dio.
2 ant.
Hanno messo nel mio cibo veleno,
          nella mia sete mi hanno fatto bere l’aceto.
II    (14-22)
Ma io innalzo a te la mia preghiera, *
   Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi, *
   per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
Salvami dal fango, che io non affondi, †
   liberami dai miei nemici *
   e dalle acque profonde.
Non mi sommergano i flutti delle acque †
   e il vortice non mi travolga, *
   l’abisso non chiuda su di me la sua bocca.
Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia; *
   volgiti a me nella tua grande tenerezza.
Non nascondere il volto al tuo servo, *
   sono in pericolo: presto, rispondimi.
Avvicinati a me, riscattami, *
   salvami dai miei nemici.
Tu conosci la mia infamia, †
   la mia vergogna e il mio disonore; *
   davanti a te sono tutti i miei nemici.
L’insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. †
   Ho atteso compassione, ma invano, *
   consolatori, ma non ne ho trovati.
Hanno messo nel mio cibo veleno *
   e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
2 ant.
Hanno messo nel mio cibo veleno,
          nella mia sete mi hanno fatto bere l’aceto.
3 ant.
Cercate il Signore
          e avrete la vita.
III    (30-37)
Io sono infelice e sofferente; *
   la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con il canto, *
   lo esalterò con azioni di grazie,
che il Signore gradirà più dei tori, *
   più dei giovenchi con corna e unghie.
Vedano gli umili e si rallegrino; *
   si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
poiché il Signore ascolta i poveri *
   e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui acclamino i cieli e la terra, *
   i mari e quanto in essi si muove.
Perché Dio salverà Sion, †
   ricostruirà le città di Giuda: *
   vi abiteranno e ne avranno il possesso.
La stirpe dei suoi servi ne sarà erede, *
   e chi ama il suo nome vi porrà dimora.
3 ant.
Cercate il Signore
          e avrete la vita.
V.
Il Signore ci insegni le sue vie:

R.
e noi andremo per i suoi sentieri.
PRIMA LETTURA

​Dalla prima lettera a Timoteo di san Paolo, apostolo
6, 1-10

I servi. I falsi dottori

     Carissimo, quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina. Quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi. Questo devi insegnare e raccomandare.
     Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà, costui è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno.
     Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione! Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.
 
RESPONSORIO                               Mt 6, 25; 1 Tm 6, 8
R.
Non affannatevi di quello che mangerete, e neanche
di quello che indosserete:
*
la vita non vale forse
più del cibo e il corpo più del vestito?

V.
Quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci,
contentiamoci di questo:

R.
la vita non vale forse più del cibo e il corpo più
del vestito?
SECONDA LETTURA

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate

(Disc. «De acquaeductu»;
Opera omnia, edit. Cisterc. 5 [1968] 282-283)

​Bisogna meditare i misteri della salvezza

     Il santo che nascerà da te, sarà chiamato Figlio di Dio (cfr. Lc 1, 35), fonte della sapienza, Verbo del Padre nei cieli altissimi.
     Il Verbo, o Vergine santa, si farà carne per mezzo tuo, e colui che dice: «Io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 10, 38) dirà anche: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo» (Gv 16, 28).
     Dunque «In principio era il Verbo», cioè già scaturiva la fonte, ma ancora unicamente in se stessa, perché al principio «il Verbo era presso Dio» (Gv 1, 1), abitava la sua luce inaccessibile. Poi il Signore cominciò a formulare un piano: Io nutro progetti di pace e non di sventura (cfr. Ger 29, 11). Ma il progetto di Dio rimaneva presso di lui e noi non eravamo in grado di conoscerlo. Infatti: chi conosce il pensiero del Signore e chi può essergli consigliere? (cfr. Rm 11, 24). E allora il pensiero di pace si calò nell'opera di pace: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14); venne ad abitare particolarmente nei nostri cuori per mezzo della fede. Divenne oggetto del nostro ricordo, del nostro pensiero e della nostra stessa immaginazione.
     Se egli non fosse venuto in mezzo a noi, che idea si sarebbe potuto fare di Dio l'uomo, se non quella di un idolo, frutto di fantasia?
     Sarebbe rimasto incomprensibile e inaccessibile, invisibile e del tutto inimmaginabile. Invece ha voluto essere compreso, ha voluto essere veduto, ha voluto essere immaginato. Dirai: Dove e quando si rende a noi visibile? Appunto nel presepio, in grembo alla Vergine, mentre predica sulla montagna, mentre passa la notte in preghiera, mentre pende sulla croce e illividisce nella morte, oppure mentre, libero tra i morti, comanda sull'inferno, o anche quando risorge il terzo giorno e mostra agli apostoli le trafitture dei chiodi, quali segni di vittoria, e, finalmente, mentre sale al cielo sotto i loro sguardi.
     Non è forse cosa giusta, pia e santa meditare tutti questi misteri? Quando la mia mente li pensa, vi trova Dio, vi sente colui che in tutto e per tutto è il mio Dio. È dunque vera sapienza fermarsi su di essi in contemplazione. È da spiriti illuminati riandarvi per colmare il proprio cuore del dolce ricordo del Cristo.
 
RESPONSORIO                            Cfr. Lc 1, 42. 28
 
R.
Vergine Maria, nessuna è come te tra le figlie di
Gerusalemme: tu sei la madre del Re altissimo, tu
Signora degli angeli e Regina del cielo.
*
Benedetta
tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo.

V.
Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te.

R.
Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto
del tuo grembo.
ORAZIONE
     Infondi nel nostro spirito la tua grazia, Signore; tu, che all'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.