rubrica, 15 Febbraio 2016
Era arrivato per promuovere quello che di fatto è il suo primo vero album, questo suadente The 12th room, un album per solo pianoforte, di straordinaria semplicità e profondità. Ma ha fatto molto di più: ha dimostrato nel tempio della banalità che è possibile trasformare gli opportunismi della “tivù del dolore” nello splendore del “dolore trasceso in tivù”, dando alla locuzione “diversamente abile” un senso di verità assoluto e lontano anni luce dalle ipocrisie del politically correct.