A Smirne nell’odierna Turchia, passione di san Germanico, martire di Filadelfia, che, al tempo degli imperatori Marco Antonino e Lucio Aurelio, fu discepolo di san Policarpo, che egli precedette nel martirio: condannato dal giudice nel fiore dell’età giovanile, mettendo da parte per la grazia di Dio ogni timore per la fragilità del suo corpo, fu lui stesso a incitare contro di sé la belva a lui destinata.
Sulla via Cornelia a tredici miglia da Roma nel cimitero ad Nymphas, santi Mario, Marta, Audíface e Abaco, martiri.
Commemorazione di san Macario, detto Alessandrino, sacerdote e abate presso il monte Scete in Egitto.
A Como, sante Liberata e Faustina, sorelle e vergini, fondatrici del monastero di Santa Margherita.
Dreux presso Chartres nel territorio della Neustria, in Francia, san Launomaro, abate del monastero di Corbion, che aveva fondato nella solitudine di Perche.
A Ravenna, san Giovanni, vescovo, che, mentre tutta l’Italia era devastata dalla guerra con i Longobardi, provvide egregiamente alle necessità della Chiesa, come attesta il papa san Gregorio Magno, che a lui inviò il libro della Regola pastorale.
A Rouen in Neustria, in Francia, san Remigio, vescovo, fratello del re Pipino, che con solerte operosità si adoperò perché il canto della salmodia fosse modulato secondo l’uso romano.
A Corfù in Grecia, sant’Arsenio, vescovo, accorto pastore del suo ovile e assiduo alla preghiera notturna.
A Siviglia in Spagna, beato Marcello Spínola y Maestre, vescovo: fondò circoli di operai per sostenerne lo sviluppo sociale, combatté in difesa della verità e della giustizia e aprì la sua casa ai bisognosi.