A Silistra in Mesia, nell’odierna Bulgaria, san Giulio, martire, che, veterano dell’esercito ormai in pensione, fu arrestato in tempo di persecuzione dagli ufficiali e portato davanti al governatore Massimo e, avendo disprezzato in sua presenza gli idoli e confessato con grande fermezza la fede di Cristo, fu punito con la condanna a morte.
A Roma al sedicesimo miglio della via Nomentana, san Restituto, martire.
A Orange in Provenza, in Francia, sant’Eutropio, vescovo.
A Würzburg nella Franconia in Germania, san Bruno, vescovo, che restaurò la chiesa cattedrale, riformò il clero e spiegò al popolo le Sacre Scritture.
Nel monastero di Montsalvy presso Clermont-Ferrand nell’Aquitania, in Francia, san Gausberto, sacerdote ed eremita, per la cui opera quel luogo, in precedenza selvaggio, divenne un ospizio per l’accoglienza ai pellegrini.
In località Dryburne presso Durham in Inghilterra, beati Edmondo Duke, Riccardo Hill, Giovanni Hogg e Riccardo Holiday, sacerdoti e martiri, che, tornati in patria dal Collegio Inglese di Reims, durante il regno di Elisabetta I furono condannati a morte in quanto sacerdoti e impiccati.
A Seul in Corea, sante martiri Barbara Kim, vedova, e Barbara Yi, vergine dell’età di quindici anni: entrambe detenute in carcere per la fede in Cristo, morirono di peste.
In località Nakiwubo in Uganda, sant’Atanasio Bazzekuketta, martire, che, giovane della casa reale, essendo stato da poco battezzato, mentre veniva condotto con gli altri al luogo del supplizio per aver accolto la fede di Cristo, implorò i carnefici di ucciderlo subito e, preso a bastonate, portò a compimento il suo martirio.
In località Lubawo sempre in Uganda, san Gonzaga Gonza, martire, che, domestico del re, mentre veniva condotto in catene al rogo, fu trafitto con le lance dai carnefici.