Torna per la terza edizione a Lucca, dal 10 al 16 giugno, “I Teatri del Sacro”, la rassegna che sta conquistando sempre di più un posto di primo piano nel panorama teatrale italiano con 22 spettacoli gratuiti in prima nazionale assoluta e alcuni fra gli artisti più significativi della scena nazionale.
La conferenza stampa di presentazione si svolge martedì 4 giugno, alle 11, a Roma, presso la “Sala Marconi” della Radio Vaticana (Piazza Pia, 3).
Interverranno: Mons. Domenico Pompili (Sottosegretario e Direttore Ufficio Nazionale Comunicazioni Sociali della CEI), Vittorio Sozzi (Responsabile Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della CEI), Fabrizio Fiaschini (Direttore Artistico de “I Teatri del Sacro” e Presidente Federgat), Patrizia Favati (Assessore Cultura, Turismo, Opera delle Mura del Comune di Lucca), Francesco Giraldo (Segretario Generale Acec), Giorgio Testa (Casa dello Spettatore) e alcuni tra gli artisti protagonisti della rassegna.
“I Teatri del Sacro” non è solo un Festival e neppure una semplice vetrina di nuove produzioni: in prima istanza è un ‘corpo a corpo’ libero e sincero con le domande dello spirito, un’iniziativa che mette in primo piano il senso profondo del teatro, sia dal punto di vista artistico che da quello del sostegno alle compagnie, ancor più significativo in un momento così difficile per la cultura in Italia.
Caratteristica unica de “I Teatri del Sacro” è quella di proporre spettacoli delle più importanti realtà del teatro professionistico italiano, ma anche di compagnie amatoriali. Apparentemente uno ‘scandalo’, ma in realtà un valore aggiunto, nella convinzione che il desiderio di fare teatro affondi le sue radici e produca i suoi frutti in un terreno comune e indivisibile: quello del gioco mimetico, con cui l’uomo ha fin dall’infanzia cercato di conoscere se stesso e di incontrare gli altri. Un teatro, quindi, di tutti e il più possibile per tutti, affinché lo spettacolo torni ad essere un’occasione di partecipazione popolare, una festa a servizio della collettività e del suo ‘bene comune’, in nome di una bellezza concepita come gesto comunitario.