Verso il Cammino sinodale della Chiesa Italiana

Intervento alla 70ª Settimana di aggiornamento pastorale - Centro di Orientamento Pastorale
Carissimi, sono molto grato del vostro invito, che mi dà la possibilità di condividere alcune riflessioni riguardanti il cammino sinodale che le Chiese in Italia stanno per intraprendere. Poiché a me è stato affidato il compito di una breve Introduzione alle vostre tre giornate di lavoro, mi limiterò a ricordare solamente alcuni elementi essenziali.
Nel maggio scorso, nel contesto dell’Assemblea generale dei Vescovi italiani, è stata votata una mozione – frutto essa stessa di esercizio sinodale – con la quale si aderiva cordialmente alle indicazioni di Papa Francesco, che in diverse occasioni aveva invitato la Chiesa italiana a compiere un cammino sinodale. Prima ancora dell’Assemblea della CEI, però, il 24 aprile di quest’anno era già stata approvato dal Santo Padre un documento sul processo sinodale, dal titolo «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», dal quale emergevano elementi utili anche per il cammino delle Chiese del nostro Paese.
Il testo di quel documento si apriva con una citazione di un discorso dello stesso Francesco (ma risalente al 2015), che gioverà rileggere: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola “Sinodo”. Camminare insieme – Laici, Pastori, Vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica».
Da queste considerazioni nasceva dunque l’esigenza di un Sinodo della Chiesa universale, che non poteva non avere ricadute anche sulle Chiese particolari, e quindi sulla Chiesa del nostro Paese. Ma dalle stesse parole di Francesco si coglie anche la presa di coscienza di quanto impegno sia necessario perché la parola “sinodo” non rimanga un concetto astratto, e diventi invece una realtà concreta.
È per questa ragione che vi ringrazio cordialmente per la scelta che il Centro di Orientamento Pastorale ha compiuto, nell’importante anniversario celebrativo della 70.ma Settimana di aggiornamento pastorale, decidendo di lavorare in questi tre giorni sul tema “In cammino verso il Sinodo della Chiesa italiana”. Se già nell’ultima riunione di Presidenza della CEI abbiamo avuto modo di discutere su come procedere concretamente, ci aspettiamo molto dalle indicazioni che vorrete fornirci, che saranno certamente d’aiuto per delineare le tappe concrete del nostro cammino.
In questa occasione voglio ricordare anche a voi, da subito, che cosa non dovrebbe essere il percorso sinodale della Chiesa italiana. Non vuole essere un evento da celebrare o da fare, ma piuttosto già un modo di essere comunità cristiana, che dopo duemila anni dall’inizio dell’annuncio di Cristo, possa ancora mostrare la bellezza di vivere il Vangelo nella Chiesa. La comunità dei credenti, infatti, come affermava Papa Francesco nel già ricordato discorso del 17 ottobre 2015, sperimentò sin dall’inizio «la sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa».
In particolare, dai “riassunti” che si trovano nel libro degli Atti degli Apostoli, e che descrivono la vita della comunità primitiva, si comprende che la Chiesa più che parlare di come «camminare insieme», o di stare «sulla stessa via» – espressioni da cui, come sappiamo, deriva il nome «sinodo» – metteva in pratica la sinodalità attraverso un confronto vitale, che avveniva normalmente su questioni emergenti, e che implicava decisioni da prendere con urgenza, anche nella fatica di dover ascoltare e accogliere le opinioni degli altri.
Attraverso il cammino sinodale la Chiesa delle origini ha affrontato le sue sfide: ora è nostro compito trovare il modo di elaborare, insieme, quanto lo Spirito non mancherà di dire alle comunità di fedeli in Cristo.
Che cosa vorrà dire, concretamente, il percorso sinodale? Ogni singola comunità diocesana sarà impegnata ad ascoltare se stessa e quanti potranno offrirle un contributo nel discernere la realtà in cui è immersa. Questo processo, dobbiamo dirlo, non parte dal “nulla”, ma è originato da quello stile ecclesiale fiorito dal Concilio, e che io stesso ho voluto richiamare nella mia Prolusione all’Assemblea Generale dei Vescovi italiani dello scorso maggio.
Cosa dovranno fare le singole Chiese? Dovranno non solo elaborare nuove strade o itinerari, ma anche affinare lo sguardo per poter cogliere quei segni di rinascita che già sono presenti e spuntano come piccoli germogli: una cura rinnovata per le azioni liturgiche; la riscoperta del ritmo salvifico dell’anno liturgico; la valorizzazione della Parola di Dio letta, meditata e pregata; la catechesi non scolastica e la passione creativa di tanti catechisti ed educatori; i preziosi gesti gratuiti e solidali di carità; la cura per le persone e per i loro passaggi di vita; lo sforzo di trovare linguaggi adatti a muoversi con sapienza nel nuovo mondo digitale. Accanto a questi segni di rinascita già visibili ne emergeranno altri nel corso del cammino dei prossimi anni. Certamente ci stiamo accorgendo di che cosa è essenziale per la comunità cristiana: l’annuncio del Vangelo, in una fraternità che sia testimonianza credibile della nostra fede.
L’attuale pandemia mondiale ha messo in questione certezze consolidate e conquiste che sembravano irreversibili. Siamo in presenza di fratture sociali, economiche, antropologiche, educative e pastorali. Per questo è opportuno che il “cammino sinodale” inizi con un esercizio di lettura del presente, con la coscienza che lo sguardo dei credenti e delle comunità cristiane è illuminato dallo Spirito che guida la Chiesa.
Vorrei concludere, nell’augurarvi un buon lavoro, ricordando che il nostro cammino sinodale dovrebbe avere quelle due caratteristiche di cui ha parlato Papa Francesco in due occasioni.
La prima fu l’incontro con i membri dell’Ufficio Catechistico Nazionale della Conferenza Episcopale italiana (30 gennaio 2021), quando ebbe a dire, a braccio: «La Chiesa italiana deve tornare al Convengo di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare». Carissimi, se a Firenze abbiamo riscoperto che il Vangelo di Gesù è capace di umanizzare l’uomo, la nostra riflessione sul cammino sinodale si deve fondare sul «nuovo umanesimo in Cristo Gesù», per rispondere alle sfide della nostra realtà, nella quale vediamo sofferenze, smarrimento, rabbia e angoscia per il futuro.
La seconda caratterizzazione del cammino sinodale può ancora venire da un intervento del Santo Padre, questa volta dal discorso all’Azione Cattolica Italiana dello scorso 30 aprile: «Quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, ma anzitutto uno stile da incarnare. E dobbiamo essere precisi, quando parliamo di sinodalità, di cammino sinodale, di esperienza sinodale. Non è un parlamento, la sinodalità non è fare il parlamento. La sinodalità non è la sola discussione dei problemi, di diverse cose che ci sono nella società… È oltre. La sinodalità non è cercare una maggioranza, un accordo sopra soluzioni pastorali che dobbiamo fare. Solo questo non è sinodalità; questo è un bel “parlamento cattolico”, va bene, ma non è sinodalità. Perché manca lo Spirito. Quello che fa che la discussione, il “parlamento”, la ricerca delle cose diventino sinodalità è la presenza dello Spirito: la preghiera, il silenzio, il discernimento di tutto quello che noi condividiamo. Non può esistere sinodalità senza lo Spirito, e non esiste lo Spirito senza la preghiera. Questo è molto importante».
Mentre chiedo a voi di approfondire queste idee a cui ho potuto soltanto accennare nella mia breve Introduzione, invoco con voi l’aiuto di Dio perché il cammino sinodale della Chiesa italiana, grazie alla presenza dello Spirito, possa essere una vera e propria “catechesi” che intercetti i bisogni e le attese degli uomini e delle donne di oggi e sappia rispondere con il dono del Vangelo.

S. Em. Card. Gualtiero Bassetti

06 Settembre 2021

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