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Card. Zuppi: la povertà un valore sballato nell’organismo del nostro Paese

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Pubblichiamo di seguito il testo del videomessaggio inviato dal Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, in occasione della presentazione del Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”, curato da Caritas Italiana. Il testo prende in esame le statistiche ufficiali sulla povertà e i dati di fonte Caritas, provenienti da quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas su tutto il territorio nazionale. Nel 2021, nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati, le persone incontrate e supportate sono state 227.566 persone. Rispetto al 2020 si è registrato un incremento del 7,7% del numero di beneficiari supportati (legato soprattutto agli stranieri); non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche persone che oscillano tra il dentro fuori dallo stato di bisogno.

Desidero ringraziare innanzitutto la Caritas per questo Rapporto che aiuta tutti, non soltanto la Caritas, a capire e a spiegare agli altri quello che fa, a rendersi conto di quello che si fa già e che dobbiamo fare tutti, perché sia anche lo stimolo a fare di più. Il problema non è soltanto cercare di fare quello che si può, ma bisogna fare quello che serve, quello che si deve, quello che ci viene chiesto, quello che è necessario per rispondere alle tante domande.

Questa è la consapevolezza che viene dalla lettura di un Rapporto ricco di dati, di storia anzitutto, di storia di persone, che sono quelle che voi conoscete, sono quelle che accompagnate in alcuni casi anche da tanto tempo. Qualche anno fa mi colpì nel Rapporto proprio una certa cronicizzazione nei Centri d’ascolto, cioè il fatto che ci siano persone che continuano a venire anche dopo essere state accolte e aver trovato una soluzione ai loro problemi, senza dimenticare quelle persone che invece prendono altri itinerari. È un Rapporto preoccupante, che ci deve aiutare a scegliere e a vivere consapevolmente le settimane e i mesi difficili verso cui andiamo incontro, che richiedono e richiederanno tanta solidarietà, delle risposte rapide, perché la sofferenza non può aspettare, non deve aspettare, ma anche delle risposte che sanno guardare al futuro. Per guardare al futuro però dobbiamo capire bene il presente, altrimenti ci accontentiamo di alcune enunciazioni, oppure la visione del futuro resta del tutto staccata dai dati reali. Di qui la grande utilità del Rapporto, delle indicazioni che offre e quindi della visione che richiede.

Dati, non parliamo di previsioni, di ipotesi, ma di dati. Qualche volta abbiamo una sorta di rimozione immediata per cui ascoltiamo alcuni dati e pensiamo “ma poi alla fine non è proprio così”, oppure “è così, va bene”, ma poi continuiamo come prima. Il Rapporto non ci può far continuare come prima. È come se a me dicessero: “Guarda, tu hai i valori sballati”, allora devi andare dal medico e ti fai curare. Questi valori sono sballati, perché vedere che quasi sei milioni di persone sono in povertà assoluta è un valore sballato nell’organismo del nostro Paese, che richiede quindi, ovviamente, dei cambiamenti, delle terapie, delle scelte, perché se continuiamo ad avere un dato così tutto l’organismo si ammala. Non è un problema di quelle persone per cui cerchiamo di fare qualche cosa, è anche una difesa di tutto l’organismo. La “Fratelli tutti” e anche la consapevolezza del Covid ci aiutano a capire che non va bene accettare che ci sia un numero così alto di poveri.

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Certo, è vero che la crisi energetica e quindi tutti gli aumenti dei costi e l’inflazione accentueranno queste condizioni di povertà estrema, ma quindi, a maggior ragione, dobbiamo essere ancora più fermi nell’indicare le soluzioni, anche nell’emergenza. I dati li ascolterete e saranno commentati. Alcuni dati che mi hanno molto colpito sono quelli che riguardano il problema dei giovani, del sud, dell’educazione, cioè di come la povertà diventa ereditaria. Per spezzare l’anello, oppure per unire, perché il Rapporto si chiama “L’anello debole” e l’anello debole lo devi rendere forte altrimenti si spezza tutta la catena. L’anello debole lo rendi forte ristabilendo l’educazione o investendo seriamente sull’educazione. I dati che ascolterete sui giovani e sulla povertà intergenerazionale sono davvero preoccupanti e richiedono a tutti quanti noi di fare qualche cosa perché l’educazione non è soltanto quella in termini tecnici, cioè di aiutare, quella di don Milani, quella di dare la parola, di aiutare a non essere esclusi dalla scuola – e l’abbandono sappiamo che è molto alto, incredibilmente alto – ma è anche l’investimento sulla persona, la rete di educazione che è quel famoso villaggio che almeno le nostre comunità devono rappresentare e rappresentano per chiunque. Un villaggio educativo, anche in termine tecnico – insisto – nel dare la fiducia e la possibilità di continuare a studiare, i mezzi per continuare a studiare e per rafforzare quell’anello sempre debole mentre l’ascensore sociale è guasto, è rotto da tempo – e pochi sono interessati ad aggiustarlo, mi sembra. C’è poi l’educazione che non viene garantita e che perpetua, quella che è quasi come una povertà ereditaria. Per questo c’è una dimensione che viene sottolineata, la dimensione sociale, la territorialità, la rete che si deve ricreare. Io penso che questo sia un grande compito delle nostre comunità e quindi delle Caritas che – ripeto qualcosa di già detto – non sono l’agenzia a cui noi esternalizziamo il compito della carità, perché la carità non si esternalizza. Voi sapete che nelle aziende per risparmiare si esternalizza, ma noi non possiamo esternalizzare perché saremo e siamo interrogati su questo e la carità coinvolge tutti e le Caritas devono aiutare a coinvolgere tutti quanti.

Un’ultima cosa che mi ha colpito – e speriamo che il governo sappia affrontarla con molto equilibrio – è il problema del reddito di cittadinanza che è stato percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti. Quindi c’è un aggiustamento da fare ma mantenendo questo impegno che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa “zona retrocessione”.

Nei momenti di crisi, a maggior ragione, dobbiamo mostrare che cosa significa essere cristiani. E questo richiede due cose: avere un cuore pieno dell’amore di Cristo e, proprio per questo, riconoscere Cristo e avere noi un cuore pieno di amore per i tanti “poveri cristi “che incontriamo nelle nostre strade, che andiamo a trovare nelle case e che devono trovare un porto nelle nostre comunità. Buon lavoro!

 

 

17 Ottobre 2022

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Come prendersi cura di qualcuno è un tema che da sempre affascina l’umanità. Abbiamo iniziato dalla semplicità di piccoli gesti di aiuto per poi definire nel tempo forme di cura organizzata sempre più evolute. La sapienza del cristianesimo e il senso di una solidarietà diffuse hanno generato l’ospedale insieme ad altre strutture specializzate. Nel tempo, tutti i paesi nel mondo si sono dotati di un sistema più o meno ampio di assistenza.In Italia, la cura delle persone affette da problemi di salute ha un carattere universalistico. Chiunque risieda, anche temporaneamente, sul nostro territorio ha diritto ad essere curato. Oggi, questo sistema presenta punti di crescente criticità. Cosa pensare? Che fare? Quali correttivi applicare? Quale contributo può dare la comunità cristiana?Sono alcune delle domande che questo convegno nazionale vuole affrontare.Per le modalità di iscrizione e il Programma provvisorio in continuo aggiornamento visita il Sito web del Convegno nazionale di Pastorale della salute CEINote organizzative
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l‘edilizia diculto XL CONCORDATO. 40 anni di intese e progetti per la promozione dei Beni Culturali Ecclesiastici
Il 10 e il 11 maggio 2024 si terrà a Catania la Giornata Nazionale "XL CONCORDATO. 40 anni di intese e progetti per la promozione dei Beni Culturali Ecclesiastici"Il convegno è promosso dall´Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l´edilizia di culto e dalla diocesi di Catania con la partecipazione del Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa cattolica e delle associazioni professionali di settore AMEI - Associazione musei ecclesiastici italiani - , AAE -Associazione archivistica ecclesiastica - e ABEI - Associazione bibliotecari ecclesiastici italiani-.L´evento si svolgerà presso la sala della Pinacoteca del Museo Diocesano di Catania (ingresso da via Etnea 8). Si rivolge agli incaricati regionali e diocesani per i beni culturali ecclesiastici e l´edilizia di culto, ai responsabili e agli operatori degli Istituti culturali ecclesiastici.Diversi i temi affrontati: le prospettive di lavoro a quarant’anni dalla revisione del Concordato, le relazioni istituzionali che ha generato, l´impatto dell’8xmille alla Chiesa cattolica su crescita dei territori, valorizzazione e comunicazione dei beni culturali ecclesiastici.Il convegno apre l’edizione 2024 delle Giornate di valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico che si svolgeranno dall’11 al 19 maggio su tutto il territorio nazionale.ISCRIZIONEAvviene unicamente attraverso la compilazione della scheda on-line, collegandosi al seguente link:  BCEGiornatanazionaleCatania2024L’iscrizione è valida se accompagnata dal versamento on line della quota organizzativa con carta di credito (modalità consigliata) o con bonifico bancario (l’attestazione di pagamento è da allegare all’iscrizione).Il termine per le adesioni è il 20 aprileN.B. Le iscrizioni potrebbero essere chiuse prima del termine, al raggiungimento del numero limite dei 180 posti disponibili.COSTIPer entrambe le giornate di convegno è richiesto il contributo di 35,00 euro che comprende:- Il pranzo e la cena del 10 maggio; il pranzo dell’11 maggio.- I coffee break e le visite previste dal programma dalla sera del 10 maggio.Escursione opzionale sull’Etna nel pomeriggio di sabato 11 maggioPer l’eventuale partecipazione è richiesto un contributo organizzativo aggiuntivo di 15,00 euro a persona, da versare al momento dall’iscrizione.La partenza (ore 14:00) ed il rientro (19:30) sono previsti in Piazza Duomo.L’escursione ha inizio a quota 1.923 metri dalla stazione di partenza della Funivia dell’Etna, presso il piazzale Rifugio Sapienza a Etna Sud.Con la telecabina si giunge alla Stazione di monte a 2.500 metri e da qui, a bordo di bus 4×4, si raggiunge la quota massima consentita dalle autorità competenti in area sommitale. Come previsto dalla normativa in vigore, l’escursione prosegue accompagnati dalle Guide Alpine/Vulcanologiche Abbigliamento necessario: scarpe da tennis o da trekking, giacca a vento, cappello.Il pagamento della quota può essere effettuato on-line, direttamente sul sistema di gestione delle iniziative mediante carte di credito, oppure attraverso bonifico alle seguenti coordinate bancarie:IBAN: IT 17 U 05034 11750 000000165900 sul conto intestato alla CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, specificando nella causale: codice iniziativa 22350 – nominativo partecipante.La quota di iscrizione NON comprende il viaggio di andata e ritorno, l’alloggio a cui ogni partecipante dovrà provvedere personalmente e quanto non specificato. 
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