“Paolo esorta i cristiani a essere saldi nella fede”, ha ricordato mons. Solmi, ricordando che la comunità cristiana vive la fede nel Signore in un mondo pluralista, pieno di idee seducenti e non può non confrontarsi; viene posta di fronte a una scelta come era già successo, al popolo dell’esodo quando arriva alla terra promessa: si trova a dover decidere se tornare indietro verso il deserto o proseguire avanti verso la terra dove scorrono il latte e il miele.
Il Vescovo ha spiegato che oggi, anche e soprattutto i giovani, superata la fase della vita nella quale si seguono gli altri, hanno bisogno di scegliere e passare dalle abitudini alla convinzione di chi affronta un cammino. Ha anche detto che ci può essere chi afferma che solidità e fede sono in contraddizione: infatti come fare ad essere saldi su una realtà che è in continuo cambiamento? Ha risposto che bisogna basarsi sulla fiducia, ma anche che ci sono dei rischi. Prima di tutto, ha rivelato mons. Solmi, quello di perdere la fiducia nei rapporti tra le persone e ritenerli solo funzionali, nati per tornaconto personale, ma anche il rischio di non riuscire ad essere saldi, in particolare i giovani perché sono ancora in fase di formazione, di crescita e il rischio di dubitare di non avere qualcuno di cui fidarsi e al quale affidarsi.
I giovani, ha affermato mons. Solmi, sono però in grado di sostenere queste sfide con la forza del sogno e la dinamica della crescita. Ha espresso fiducia in un giovane che sappia crescere facendo leva anche sulle sconfitte, sulle debolezze perché si fida e si affida nel Signore. La solidità nella fede – ha spiegato – nasce anche dall’incontro che il Signore cerca e vuole con noi: essere giovani, infatti, significa accettare un dialogo rinnovato con Gesù.
Gesù, ha ripreso mons. Solmi, non nasconde la Sua verità, ma ci fa entrare nel suo mistero, pur senza riuscire mai a possederne il segreto, perché egli ci stupisce. La conoscenza, ha continuato l’arcivescovo, diventa esperienza d’amore che è il compimento della relazione con Lui; il rapporto tra maestro e discepolo non è una dipendenza servile: si esprime nella libertà dell’amore.
Il Vescovo ha esortato ancora a essere saldi nella fede e avere fiducia, sapersi fidare e affidarsi come un bambino, che si rassicura nelle braccia di sua madre. La fiducia, ha affermato ancora, è un dono e allo stesso tempo una risposta propria, vera, personale che attraversa il proprio essere e non teme il contrasto. Inoltre solidità non significa rigidità bensì si intende quella solidità propria di chi cammina sempre.
Bisogna trovare a chi poter dare fiducia, ha concluso mons. Solmi, “sentire chi è con me e non mi abbandona: seguendo Lui si trova stabilità perché Lui fa, di tutto me stesso, della mia vita, del mio futuro, unità; ci dona la comunione e ci invita a camminare con Lui, con la comunità della Chiesa verso il regno di Dio.