Analogamente avviene quando, nella gestione della cosa pubblica, la lotta a difesa di interessi personali o di gruppo si trasforma in uno scontro di veti incrociati, che paralizzano la ricerca del bene comune; o quando, nell’esercizio di una responsabilità o nell’espletamento di un compito all’interno di un’organizzazione sociale, il sottrarsi al proprio dovere vanifica prestazioni e servizi attesi e sperati. Sono, questi, solo alcuni casi tipici di un andazzo che rimpicciolisce il nostro cielo, rendendo irrespirabile la convivenza. Diventa allora comodo scaricare responsabilità e colpe sugli altri, o illudersi che basti una sterile elaborazione di formule, in realtà raramente idonee ad affrontare e risolvere i problemi.
Come uscire da tale situazione? Bisognerebbe innanzitutto intendere l’indole spirituale del malessere che ci affligge: siamo poveri di idealità, di pensiero, di orizzonti, di speranza. Non bastano tecniche e programmi, peraltro necessari; ci vogliono persone rinnovate, come ci ricorda Benedetto XVI: «Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune».
Proprio Maria, associata in modo unico e singolare alla vittoria del suo Figlio sul male e sulla morte, è la prima cellula di una nuova umanità. Infatti, non ci indica solo la meta del nostro andare, ma anche la via da seguire per raggiungerla. Il Magnificat è il canto di coloro che sanno vivere il primato della lode e della riconoscenza, e abbracciare il senso positivo della dignità di ogni singola persona umana, per interpellarla direttamente nella sua coscienza e innescare un movimento di redenzione dal disagio che ammorba la vita di tutti.
Solo un simile sguardo ci fa crescere, propiziando una mobilitazione interiore della persona e il superamento di ogni forma di isolamento, così da riconoscersi nella rete di solidarietà umana in cui siamo costituiti per nascita e destino. Si tratta di ripartire da coscienze e interiorità nutrite di relazioni significative per far sorgere rinnovate aggregazioni sociali. Dobbiamo imparare a scrutare ciò che avviene nel tessuto molecolare di una società che custodisce riserve e fermenti di comunione, e spesso sente il bisogno di proteggersi dal chiasso superficiale e dalla dispersione caratteristica della spettacolarizzazione di massa. In quei fermenti troviamo, insieme a un segno di speranza, l’invito a coltivare l’arte di rientrare in se stessi e scoprire inedite possibilità di incontro e di alleanza per trasformare dal di dentro una società che appare a volte insensata.