Saluto in occasione del 1° incontro nazionale dei Referenti dei Servizi diocesani per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili e dei Centri di ascolto

Buongiorno e benvenuti a tutti,
sono lieto di essere qui con voi in occasione di questo primo incontro nazionale dei Vescovi delegati, dei Coordinatori regionali, dei Referenti dei Servizi diocesani per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili e dei Centri di ascolto.
Quello di oggi è un momento che racchiude diversi messaggi: condivisione, ascolto, interlocuzione, conoscenza reciproca, progettazione… Nuova tappa di un percorso iniziato solo pochi anni fa, ma che già ha portato a fare tanti passi insieme. Il cammino che si sta compiendo è lungo, nasce da lontano, da prima della costituzione del Servizio nazionale per la tutela dei minori e della gemmazione dei servizi territoriali in ogni Diocesi d’Italia. Ed è un cammino che si svolge su un sentiero che tutti qui, presenti e lontani, ciascuno per la propria competenza e responsabilità, stiamo contribuendo a costruire.
La prima parola che vorrei rivolgervi è grazie per ciò che fate con generosità, efficacia e senso di responsabilità. Il vostro servizio è di grande importanza perché è intollerabile che i bambini e le persone vulnerabili soffrano a causa nostra. I nostri ambienti devono essere luoghi di fiducia, di ascolto e di accoglienza. Tornano in mente le parole del Signore a Mosè nel libro dell’Esodo: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze” (Es 3,7). Siamo chiamati oggi ad assumere questa stessa posizione: ascoltare il grido di dolore e muoverci per liberare dalla piaga degli abusi. È il senso della nostra azione in tutti quegli ambiti deputati ad accogliere, accompagnare, proteggere e avere cura.
Ed ecco la seconda parola: cura. Anticamente questa preoccupazione era legata all’osservazione: ci si prende cura se si osserva attentamente! Questa azione di prossimità diventa impossibile se slegata dallo sguardo, ovvero dalla comprensione. In un certo senso, non si può agire senza vedere, senza capire. È un invito ad accogliere l’altro nella sua alterità, nella sua dignità e unicità, nella sua esistenza, che siamo chiamati a servire e rispettare. Noi vogliamo tutelare i minori e intendiamo farlo per la loro dignità e non per un’idea astratta di bene.
La Chiesa in Italia si è mossa in questi anni su cinque linee che enuncio semplicemente. La prima è quella dell’educazione. Sono stati promossi tanti incontri nelle Diocesi, chiamando gli operatori, i fedeli, le famiglie, a prendere contezza del problema per affrontarlo e superarlo. L’opera educativa sottolinea l’importanza di toccare i cuori e le menti perché solo così si possono cambiare persone e strutture. Quindi, grazie per il vostro sforzo educativo a favore degli operatori pastorali e dell’intera comunità. Soprattutto perché questo impegno è un bene aperto per tutta la società, per le scuole e per le famiglie. Quella educativa è davvero un’opera buona per tutti.
La seconda linea è conseguenza della prima: fa parte dell’educazione, infatti, una conoscenza più affinata del fenomeno. Perché, come ricordavo, il prendersi cura inizia con l’osservare e il conoscere. La II Rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili testimonia proprio questo dato: l’incremento e il consolidamento della rete dei Servizi e dei Centri di ascolto e il fatto che, rispetto alla prima Rilevazione, il numero degli incontri formativi è triplicato così come il numero dei contatti.
La terza riguarda la collaborazione con le istituzioni, anche a livello territoriale, che occorre incrementare. È decisivo per realizzare quella collaborazione comune che permette di contrastare ogni fenomeno di abuso, vera maledizione sociale, perché coinvolge tutti. Non è un problema strategico o d’immagine, ma reale, di amore alla persona.
La quarta riguarda la specializzazione che è richiesta per effettuare la repressione, ma soprattutto l’ascolto delle vittime. Non è un caso che l’ultimo sussidio pubblicato dal Servizio nazionale, con le Edizioni San Paolo, riguardi l’indagine previa. Servono operatori specializzati, insieme a un approccio multidisciplinare. Nelle nostre Linee Guida viene ricordato quanto sia importante accogliere e ascoltare le vittime di abusi. L’abbiamo fatto, come Vescovi italiani riuniti in Assemblea Generale straordinaria ad Assisi, proprio ieri. Non dimentichiamo mai che “la vittima va riconosciuta come persona gravemente ferita e ascoltata con empatia, rispettando la sua dignità. Tale priorità è già un primo atto di prevenzione perché solo l’ascolto vero del dolore delle persone che hanno sofferto questo crimine ci apre alla solidarietà e ci interpella a fare tutto il possibile perché l’abuso non si ripeta. Questa è l’unica via per passare dal sapere qualcosa sull’abuso sessuale al sentire, patire, conoscere e cercare di comprendere ciò che è realmente accaduto nella vita di una vittima, così da sentirci interpellati a un rinnovamento personale e comunitario”.
La quinta e ultima attenzione riguarda la preghiera. Nelle Diocesi verrà fatto domani o domenica. Noi lo faremo insieme domani mattina nella Basilica Vaticana, prima dell’udienza con Papa Francesco. Già sin d’ora, eleviamo al Signore la nostra invocazione: “Ti preghiamo per le nostre comunità ecclesiali, chiamate ad impegnarsi in un discernimento profondo sulle proprie omissioni e inadempienze, siano case accoglienti e sicure e si rafforzi l’impegno di tutti per tutelare i più piccoli e vulnerabili”.
Concludendo, mi chiedo: siamo soddisfatti di ciò che abbiamo fatto? Mai, perché anche un solo caso di abuso è troppo!

S.E. Mons. Giuseppe Andrea Salvatore Baturi

17 Novembre 2023

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