Riuniti a Roma in occasione della XLVI Assemblea Generale, in comunione profonda con il Santo Padre e tra noi, eleviamo una pressante invocazione per la pace. Certi di interpretare il sentimento di tutti i fedeli delle nostre diocesi desideriamo dare voce ad un corale appello di pace, quale risuona nelle parole pronunciate dal Santo Padre a Bucarest assieme al Patriarca Ortodosso Teoctist e a noi ripetute nella visita all´Assemblea: “In nome di Dio, Padre di tutti gli uomini, noi domandiamo pressantemente alle parti impegnate nel conflitto di deporre definitivamente le armi ed esortiamo vivamente le parti stesse a compiere gesti profetici” perché diventi possibile “una nuova arte di vivere nei Balcani, segnata dal rispetto di tutti, dalla fraternità e dalla convivialità”.
Invitiamo tutti, ciascuno secondo la propria responsabilità, ad adoperarsi affinché si ponga termine alla violenza, si superi la logica della guerra e si riprenda la via del dialogo per garantire una pace giusta e duratura. La sopraffazione etnica, che da troppo tempo affligge quelle popolazioni, e i bombardamenti non fanno che accrescere l´odio e il risentimento alimentando un conflitto che rischia di non avere termine e di risultare sempre più incomprensibile e anacronistico in un´Europa proiettata verso uno sviluppo unitario e pacifico.
Ribadiamo quindi con forza, come ha affermato il Cardinale Presidente nella prolusione a questa Assemblea, che occorre “porre termine, contestualmente e in maniera chiara, a tutte le operazioni militari o paramilitari, sia di pulizia etnica, sia dei bombardamenti, consentendo l´avvio della ricostruzione e del ritorno nelle loro terre delle persone e famiglie che sono state espulse”.
Per questo scopo esortiamo tutti i fedeli a rafforzare la preghiera e la supplica al Dio della Pace affinché ci ricolmi di quel dono che sembra sfuggire all´uomo quando si lascia trascinare da logiche perverse. Siamo certi che le tante iniziative di preghiera promosse nelle nostre comunità ecclesiali non resteranno inascoltate. Infatti, come ebbe a dire il Santo Padre in occasione del Convegno ecclesiale di Palermo, “l´incontro con Dio nella preghiera immette nelle pieghe della storia una forza misteriosa che tocca i cuori, li induce alla conversione e al rinnovamento, e proprio per questo diventa anche una potente forza storica di trasformazione delle strutture sociali”.
Ad una preghiera, che si fa giorno dopo giorno più accorata e condivisa, si accompagni sempre quello spirito di solidarietà e di accoglienza che ha permesso sino ad ora, con la presenza di tante generose energie, di alleviare, almeno in parte, le sofferenze dei profughi e di tutti coloro che sono così duramente colpiti dalla guerra.
Auspichiamo che il riproporsi inaspettato di uno scenario di guerra nel cuore di quell´Europa ancora segnata dai drammatici eventi del secondo conflitto mondiale non spenga la ricerca tenace e appassionata di una convivenza civile e pacifica tra tutti i popoli, anche e particolarmente quando si tratta di etnie e culture diverse. L´educazione alla pace è un´esigenza primaria per tutti gli uomini di buona volontà e nella prospettiva del nuovo millennio impegna più che mai le nostre comunità ecclesiali ad accogliere e diffondere il vangelo della pace che ha in Cristo, morto e risorto, il testimone verace e il modello da seguire.
Roma, 21 maggio 1999
I Vescovi italiani