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Dal senso cristiano
la dignità dell'uomo

cimitero
Con venerdì 2 novembre diventa obbligatorio l’uso della nuova edizione italiana del Rito delle Esequie, predisposta dalla Conferenza Episcopale Italiana.
“Nel contesto culturale in cui ci troviamo immersi – e che non a caso giustifica e richiama l’esigenza di una nuova evangelizzazione – la pastorale dei funerali è senza dubbio un ambito decisivo che richiede attenta vigilanza e rinnovato impegno, tanto più che il mutamento culturale in corso non ha prodotto nel nostro Paese una riduzione nella diffusa richiesta di funerali rivolta alla Chiesa cattolica” osservava Mons. Mariano Crociata, intervenendo lo scorso novembre alla Commissione Episcopale per la Liturgia e alla Consulta dell’Ufficio Liturgico Nazionale.
“Il fenomeno va adeguatamente studiato e interpretato – aggiungeva – se non altro perché presenta un carattere di complessità; infatti, mentre si enfatizza e amplifica la morte – magari attraverso varie forme di spettacolarizzazione o di culto del macabro –, in realtà si tende a sfuggirne il pensiero e a occultarla e rimuoverla o, nel migliore dei casi, a privatizzarla, segnalando così una evidente difficoltà a integrare la morte tra i valori fondamentali della vita. Bisognerebbe chiedersi come si qualifica, in un contesto così tendenzialmente orientato, la persistenza della richiesta di celebrazione religiosa e quali modificazioni eventualmente subisce l’intenzionalità della richiesta e la comprensione della celebrazione.
“Al confine – che è anche cerniera e collegamento – tra l’antropologico e il teologico, il liturgico dovrebbe indicarci la strada per creare nuova comunicazione e nuovo senso cristiano del vivere e del morire, fornendo anche nuova linfa e alimento alla catechesi e, più in generale, all’azione pastorale. Si tratta di partire dai riti per riscoprire il valore di fede e la dimensione ecclesiale della morte, per riguadagnarne non solo il senso cristiano ma anche la dimensione sociale, pubblica e quindi culturale.
“Non credo sia esagerato affermare – concludeva il Segretario Generale della CEI – che dalla qualità della liturgia dipende la qualità della vita cristiana di singoli e di comunità. Perciò è la qualità della liturgia a costituire il caso serio”.
Per approfondimenti, www.chiesacattolica.it/liturgia.
01 Novembre 2012

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