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Santa Sede

Ruanda, memoria di un genocidio

Genocidio

Ruanda, vent’anni dopo. Il 6 aprile 1994 venne abbattuto l’aereo del Presidente hutu. Era l’inizio della caccia ai tutsi: cento giorni di massacro spopolarono città e villaggi ruandesi, 800 mila furono le vittime del genocidio pianificato dagli hutu al potere a Kigali.
Incontrando i vescovi del Paese, Papa Francesco ha sottolineato che “in Ruanda ancora oggi ci sono ferite profonde da guarire; è importante superare i pregiudizi e le divisioni etniche e proseguire sul cammino della riconciliazione”.
Caritas Italiana, nell’anniversario, ricorda che il genocidio lasciò il mondo indifferente per molte settimane.
Il conflitto ha avuto conseguenze in tutta l’area dei Grandi Laghi, con milioni di profughi nei paesi limitrofi (Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Uganda, Kenya) e ha contribuito fortemente ad alimentare i conflitti che si sono succeduti in seguito in alcuni di questi paesi: la guerra civile del Burundi dal 1993 al 2005 e poi la prima e la seconda guerra del Congo (1996 – 1997 e 1998-2003) che hanno provocato milioni di vittime e di cui ancora oggi si pagano le conseguenze. L’area del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo è ancora oggi teatro di una fortissima instabilità dovuta anche alla contesa delle risorse minerarie di cui la regione è ricca.
In Ruanda e in tutta la regione dei Grandi Laghi, Caritas Italiana, sin dai primi mesi, realizzò un intervento ad ampio raggio a sostegno di realtà della Chiesa locale per favorire la riconciliazione e lo sviluppo, a partire da alcuni ambiti prioritari: la sanità, i minori, le carceri, la ricostruzione e la ripresa socio-economica. Al programma, che ha avuto una durata pluriennale, parteciparono numerose Caritas diocesane italiane, alcune delle quali ancora oggi hanno mantenuto un rapporto di prossimità con la Chiesa ruandese.
Negli anni si sono succeduti numerosi volontari, operatori e giovani in servizio civile in tutta l’area dei Grandi Laghi. Ad esempio a Giseny è attualmente in atto un progetto di servizio civile curato in collaborazione con la Caritas di Frosinone – Veroli – Ferentino con 4 giovani che da circa un mese sono in Ruanda per affiancare la parrocchia di Giseny in diversi progetti socio- sanitari e di sviluppo socio-economico in favore di fasce vulnerabili della popolazione.
L’impegno della Chiesa prosegue dunque in Ruanda, ma anche nella Repubblica Democratica del Congo, con il recupero di ex-bambini soldato, e in Burundi per la promozione della pace tra i giovani nel Centro Kamenge a Bujumbura, il rientro dei profughi e la ripresa socio-economica.
Il ricordo del genocidio ruandese, purtroppo, pone di nuovo in risalto la questione dell’Africa come continente impoverito e violentato, ancora preda di crisi ricorrenti, miseria strutturale e guerre: Repubblica centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Mali, i focolai più recenti. Conflitti spesso dipinti come etnico-religiosi ma che hanno origine da interessi di potere ed economici, locali ed esteri.

06 Aprile 2014

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