Messaggio per la Giornata del Ringraziamento – 8 novembre 2009

Messaggio per la Giornata del Ringraziamento - 8 novembre 2009
La Parola del Signore ci accompagna in questa riflessione annuale e guida il discernimento che come comunità ecclesiale siamo chiamati a fare per identificare percorsi e mezzi affinché la terra torni a essere il luogo in cui l’uomo vive la sua relazione con Dio, secondo lo stile auspicato dal salmista: “Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze… tu prepari il frumento per gli uomini. Così prepari la terra: ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Coroni l’anno con i tuoi benefici, i tuoi solchi stillano abbondanza” (Sal 65,10–12). 

Già nella nota pastorale Frutto della terra e del lavoro dell’uomo si mettevano in evidenza la situazione del mondo rurale e la sua importanza: “I paesi rurali delle zone interne, pur non concorrenziali sul piano numerico in una prospettiva puramente economica, sono invece fondamentali sul piano qualitativo e dell’equilibrio territoriale complessivo, perché custodiscono vastissime zone, la cui sicurezza permette ad altre zone, più popolose, di vivere in dignità, ricchezza e bellezza. La conservazione del territorio, affidata alle talvolta povere comunità rurali della montagna e della collina, ha un ruolo vitale per la sicurezza dell’agricoltura di pianura e per le città, attraverso il delicato equilibrio dei complessi sistemi idrogeologici ed ecologici che caratterizzano il nostro Paese” (n. 23). Oggi sono sempre più numerosi i cosiddetti “neorurali”, persone che abbandonano l’ambiente urbano per andare a vivere in campagna, pur continuando a lavorare in città. Quando la scelta dei nuovi venuti si incrocia con la positiva accoglienza da parte dei residenti, l’incontro diventa fecondo per tutti: chi già vive in campagna allarga i propri orizzonti e si confronta con culture diverse; chi arriva dalla città respira e fa propri i valori antichi del mondo rurale (cfr Frutto della terra, n. 16). La percezione di un simile incontro tra natura e uomo suppone la percezione della terra come dono di Dio, da accogliere e rendere produttivo, non da distruggere o abbandonare. 

Il lavoro agricolo consente all’uomo di realizzare un rapporto diretto e assiduo con la terra: fedele al progetto originario di Dio, egli offre alla terra le sue cure e la terra gli offre i suoi frutti. E una reciprocità nella quale si rivela e si compie un disegno finalizzato alla vita, all’essere e al benessere (bene–esse) dell’umanità, allo sviluppo di tutti e di ciascuno. Ecco perché risulta oltremodo urgente riconoscere la centralità del lavoro agricolo per recuperare quel processo virtuoso che ridona la dignità di persona al lavoratore della terra nella stessa misura che ai lavoratori dell’industria e dei servizi. 

Non possiamo dimenticare, insieme ad altri problemi emergenti, come il nostro Paese detenga un primato nel consumo di suolo, risorsa pregiata e di fatto non rinnovabile, non di rado oggetto di trasformazione senza una corretta pianificazione del territorio e senza controlli adeguati. Con la scomparsa del suolo e del suolo agricolo in particolare, scompaiono – per sempre – paesaggio agrario, biodiversità, imprenditorialità e aziende agricole, cultura e tradizioni rurali. Invitiamo, pertanto, i singoli cristiani e le comunità ecclesiali a vigilare in modo positivo e le istituzioni a intervenire con leggi e piani idonei alla gravità del fenomeno. Il rispetto per le “leggi” ecologiche è una sfida e un valore perché i mutati stili di vita, introducendo esigenze nuove e diverse opportunità, spesso relegano in secondo piano la programmazione per l’uso delle risorse energetiche e materiali e i controlli sullo smaltimento di rifiuti e scorie, mettendo a repentaglio l’equilibrio biologico e ambientale. 

Dalla libertà dell’uomo, come “segno altissimo dell’immagine divina” (Gaudium et spes, n. 17), discendono diritti che implicano una responsabilità personale che si estende a ciascuna famiglia, a ciascuna società e a ciascun Paese e che va esercitata nel rispetto del bene e dei diritti di tutti e di ciascuno. Facendosi interprete della Provvidenza divina, l’uomo è chiamato ad avere cura della creazione, perché questa serva e rimanga a disposizione di tutti. 

Ancora oggi non mancano, nei confronti del mondo agricolo, forme di ingiustizia. Le economie emergenti accaparrano terre nei Paesi poveri, specialmente in Africa, espropriandone le popolazioni con la complicità di dirigenti locali. Inoltre, recano danno all’ambiente e deturpano il creato che ispira la pace e il benessere e con cui le popolazioni vivono in armonia. Occorre anche denunciare lo sfruttamento del lavoro contadino e condizioni di mercato internazionale che portano a privilegiare colture destinate all’esportazione a danno delle colture destinate all’alimentazione locale. Queste e altre situazioni comportano effetti gravissimi di ingiustizia e di squilibri sociali, fame e malattie, analfabetismo e arretratezza, spargendo semi di discordia e di guerra e rendendo i poveri sempre più poveri e dipendenti da chi ha il potere di decidere per gli altri e sulla vita degli altri. E il trionfo dell’egoismo, con la negazione della solidarietà e della verità. Dobbiamo dire che queste situazioni di ingiustizia si verificano anche in Italia, sia con l’iniqua distribuzione del valore aggiunto a danno degli agricoltori lungo le filiere agroalimentari, sia con riferimento al lavoro nero. Di fronte all’infedeltà devastante dell’egoismo si pone la Parola divina, che rivendica la signoria di Dio sul mondo e l’universale destinazione dei beni della terra. Da questa solidarietà dovrà nascere, in particolare, un rapporto con i fratelli migranti che ne rispetti davvero la dignità personale. Tale disposizione interiore sa scorgere nel volto del fratello bisognoso l’immagine e la somiglianza divina e riconosce che molta ricchezza dei Paesi ricchi deriva dallo sfruttamento della terra e delle persone dei Paesi poveri. 

La solidarietà sarà monca, specialmente verso i popoli poveri, se non si riconosce che l’impatto dell’immigrazione extracomunitaria è oggi uno dei fattori importanti e decisivi per il mantenimento stesso del mondo agricolo. Questo fenomeno invita a un’apertura nuova alla mondialità, portando a misurarsi con il cammino ecumenico e con il dialogo interreligioso, in vista di una rispettosa integrazione sociale e culturale nelle nostre comunità (cfr Frutto della terra, n. 16). 

Assumiamo, come singoli e come comunità, la responsabilità di maturare in una mentalità rinnovata, che sappia fare del ringraziamento non solo il risultato delle nostre azioni, ma la base da cui partire per rendere giustizia all’opera straordinaria del Creatore, ma anche all’uomo stesso, secondo le parole dell’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate: “Le modalità con cui l’uomo tratta l’ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e viceversa” (n. 51).

Roma, 15 agosto 2009
Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE

08 Settembre 2009

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Come prendersi cura di qualcuno è un tema che da sempre affascina l’umanità. Abbiamo iniziato dalla semplicità di piccoli gesti di aiuto per poi definire nel tempo forme di cura organizzata sempre più evolute. La sapienza del cristianesimo e il senso di una solidarietà diffuse hanno generato l’ospedale insieme ad altre strutture specializzate. Nel tempo, tutti i paesi nel mondo si sono dotati di un sistema più o meno ampio di assistenza.In Italia, la cura delle persone affette da problemi di salute ha un carattere universalistico. Chiunque risieda, anche temporaneamente, sul nostro territorio ha diritto ad essere curato. Oggi, questo sistema presenta punti di crescente criticità. Cosa pensare? Che fare? Quali correttivi applicare? Quale contributo può dare la comunità cristiana?Sono alcune delle domande che questo convegno nazionale vuole affrontare.Per le modalità di iscrizione e il Programma provvisorio in continuo aggiornamento visita il Sito web del Convegno nazionale di Pastorale della salute CEINote organizzative
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l‘edilizia diculto XL CONCORDATO. 40 anni di intese e progetti per la promozione dei Beni Culturali Ecclesiastici
Il 10 e il 11 maggio 2024 si terrà a Catania la Giornata Nazionale "XL CONCORDATO. 40 anni di intese e progetti per la promozione dei Beni Culturali Ecclesiastici"Il convegno è promosso dall´Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l´edilizia di culto e dalla diocesi di Catania con la partecipazione del Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa cattolica e delle associazioni professionali di settore AMEI - Associazione musei ecclesiastici italiani - , AAE -Associazione archivistica ecclesiastica - e ABEI - Associazione bibliotecari ecclesiastici italiani-.L´evento si svolgerà presso la sala della Pinacoteca del Museo Diocesano di Catania (ingresso da via Etnea 8). Si rivolge agli incaricati regionali e diocesani per i beni culturali ecclesiastici e l´edilizia di culto, ai responsabili e agli operatori degli Istituti culturali ecclesiastici.Diversi i temi affrontati: le prospettive di lavoro a quarant’anni dalla revisione del Concordato, le relazioni istituzionali che ha generato, l´impatto dell’8xmille alla Chiesa cattolica su crescita dei territori, valorizzazione e comunicazione dei beni culturali ecclesiastici.Il convegno apre l’edizione 2024 delle Giornate di valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico che si svolgeranno dall’11 al 19 maggio su tutto il territorio nazionale.ISCRIZIONEAvviene unicamente attraverso la compilazione della scheda on-line, collegandosi al seguente link:  BCEGiornatanazionaleCatania2024L’iscrizione è valida se accompagnata dal versamento on line della quota organizzativa con carta di credito (modalità consigliata) o con bonifico bancario (l’attestazione di pagamento è da allegare all’iscrizione).Il termine per le adesioni è il 20 aprileN.B. Le iscrizioni potrebbero essere chiuse prima del termine, al raggiungimento del numero limite dei 180 posti disponibili.COSTIPer entrambe le giornate di convegno è richiesto il contributo di 35,00 euro che comprende:- Il pranzo e la cena del 10 maggio; il pranzo dell’11 maggio.- I coffee break e le visite previste dal programma dalla sera del 10 maggio.Escursione opzionale sull’Etna nel pomeriggio di sabato 11 maggioPer l’eventuale partecipazione è richiesto un contributo organizzativo aggiuntivo di 15,00 euro a persona, da versare al momento dall’iscrizione.La partenza (ore 14:00) ed il rientro (19:30) sono previsti in Piazza Duomo.L’escursione ha inizio a quota 1.923 metri dalla stazione di partenza della Funivia dell’Etna, presso il piazzale Rifugio Sapienza a Etna Sud.Con la telecabina si giunge alla Stazione di monte a 2.500 metri e da qui, a bordo di bus 4×4, si raggiunge la quota massima consentita dalle autorità competenti in area sommitale. Come previsto dalla normativa in vigore, l’escursione prosegue accompagnati dalle Guide Alpine/Vulcanologiche Abbigliamento necessario: scarpe da tennis o da trekking, giacca a vento, cappello.Il pagamento della quota può essere effettuato on-line, direttamente sul sistema di gestione delle iniziative mediante carte di credito, oppure attraverso bonifico alle seguenti coordinate bancarie:IBAN: IT 17 U 05034 11750 000000165900 sul conto intestato alla CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, specificando nella causale: codice iniziativa 22350 – nominativo partecipante.La quota di iscrizione NON comprende il viaggio di andata e ritorno, l’alloggio a cui ogni partecipante dovrà provvedere personalmente e quanto non specificato.