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 Sussidio Quaresima 2012 - Quinta domenica - Contributo dell'Ufficio Liturgico Nazionale 
Contributo dell'Ufficio Liturgico Nazionale   versione testuale
I testi della liturgia della Parola gravitano attorno al tema della nuova alleanza preannunciata in Ger 31,31-34 e finalmente attuata in Gesù Cristo, chicco di grano caduto nella terra: per la sua morte di croce egli «divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,9). Ora, questa alleanza non più fragile e momentanea è definitiva e sempre accessibile all’uomo nel corpo e nel sangue del Cristo che i cristiani ricevono nell’Eucaristia (cfr. i riferimenti al sangue dell’alleanza nei racconti della cena: Mt 26,28; Mc 14,24; Lc 22,20; 1Cor 11,25). Si suggerisce il prefazio di Quaresima V (La via dell’esodo nel deserto quaresimale) che canta le meraviglie di Dio nell’alleanza con il suo popolo.
 
Una buona valorizzazione del rapporto tra croce ed Eucaristia nell’ottica dell’alleanza nuova ed eterna può essere il canto del racconto dell’istituzione nella preghiera eucaristica (cfr. Messale Romano pp. 1072-1075 e pp. 1114-1119).
 
Anche la comunione “sotto le due specie” giova a sperimentare al meglio l’alleanza rinnovata nel Sangue di Cristo: «Risulta infatti più evidente il segno del banchetto eucaristico e si esprime più chiaramente la volontà divina di ratificare la nuova ed eterna alleanza nel Sangue del Signore ed è più intuitivo il rapporto tra il banchetto eucaristico e il convito escatologico nel regno del Padre» (OGMR 281). Superando i timori di possibili disagi pratici e ricorrendo alla ministerialità necessaria (cfr. OGMR 284), la comunione anche al vino esprime nel segno del convito il patto nuovo e intramontabile del dono di Cristo avvenuto sulla croce e comunicato ai suoi nell’Eucaristia.
 
In questa quinta domenica si può conservare l’uso di velare le croci. Più che una mera manifestazione di lutto, l’uso predispone allo svelamento della croce e alla sua ostensione nella celebrazione della Passione il Venerdì Santo. Tuttavia, è opportuno che questa consuetudine non alteri la nobiltà e l’ordine dello spazio liturgico .