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L'Enciclica di Giovanni Paolo II Sollicitudo Rei Socialis


COMUNICATO DELLA PRESIDENZA DELLA C.E.I.
 
"La nozione di sviluppo non è soltanto ŽlaicaŽ o ŽprofanaŽ, ma appare anche... come lŽespressione moderna di unŽessenziale dimensione della vocazione dellŽuomo" (Sollicitudo Rei Socialis, N. 30). Ponendosi in questa prospettiva, la nuova Enciclica sociale di Giovanni Paolo II può individuare con lucida e partecipe consapevolezza le molteplici divisioni e sofferenze che rendono oscuro lŽattuale orizzonte del mondo, senza dare spazio alla rassegnazione e al pessimismo, ma offrendo invece alla Chiesa e allŽumanità forti motivi di impegno e di speranza. Può far emergere con parole libere e vere le cause politiche del mancato sviluppo, per ricondurle alle loro radici morali e culturali, indicando nella realtà integrale e trascendente della persona umana il parametro di comportamenti che contribuiscano alla pace e alla giustizia nel mondo.
LŽEnciclica "Sollicitudo rei socialis" rinnova secondo il rapido mutare delle situazioni e approfondisce in una linea di piena continuità lŽinsegnamento della "Populorum Progressio". Rappresenta così un ulteriore prezioso sviluppo della dottrina sociale della Chiesa, in una dimensione sempre più chiaramente universale e planetaria. Offre anche una utilissima precisazione della natura e finalità di questa dottrina, evidenziandone il carattere non ideologico ma teologico, come esercizio del ministero dellŽevangelizzazione in campo sociale.
La Conferenza Episcopale Italiana accoglie con gioia e gratitudine dalle mani del Santo Padre il dono della nuova Enciclica e opererà per diffonderne la conoscenza e tradurre in realtà il suo messaggio nella situazione concreta del nostro Paese e della Chiesa che è in Italia.
Come cristiani e come cittadini di una nazione del "Primo Mondo" ci sentiamo infatti radicalmente interpellati ad allargare il nostro sguardo a ciascuno degli altri "Mondi" e nel contempo a considerare con verità la nostra situazione, per saper rinnovare i nostri comportamenti.
Come negare, ad esempio, che anche lŽItalia soffre di quella malattia che il Papa chiama "supersviluppo" e che si esprime da una parte nel consumismo, dallŽaltra in fenomeni quali la disoccupazione e la crisi degli alloggi? Come ignorare il ruolo del nostro Paese in quel tristissimo fenomeno che è il commercio delle armi?
E dŽaltra parte come non sentirci stimolati ad essere più concretamente solidali verso tutti i poveri del mondo: verso le moltitudini immense prive di cibo e di ogni più elementare risorsa, come verso le persone e le popolazioni che sono oppresse e discriminate nei loro fondamentali diritti religiosi, sociali e politici?
AllŽinterno del nostro Paese come in tutto il mondo la nuova Enciclica di Giovanni Paolo II ci chiama a promuovere la solidarietà e la libertà, "senza sacrificare mai lŽuna e lŽaltra per nessun pretesto" (N. 33). Rivolgiamo a tutti gli italiani e in particolare a coloro che hanno specifiche responsabilità nella vita politica, nella conduzione dellŽeconomia, nel campo della cultura e della comunicazione sociale, un invito pressante e cordiale ad agire con coerenza ecoraggio per la realizzazione di questi obiettivi, largamente condivisi dal nostro popolo.
La Chiesa italiana sa di essere a propria volta particolarmente interpellata da questa Enciclica a dare una testimonianza sempre più generosa e coerente di amore preferenziale verso i poveri, in Italia e nel mondo. Si sente impegnata a promuovere ad ogni livello una diffusione più ampia e una conoscenza più esatta dellŽinsegnamento sociale cristiano. Ha la gioia di essere confermata nel suo primario impegno di evangelizzazione, poiché il contributo fondamentale della Chiesa alla soluzione del problema dello sviluppo consiste nel proclamare "la verità su Cristo, su se stessa e sullŽuomo, applicandola a una situazione concreta" ("Sollicitudo Rei Socialis", N. 41).
In questo Anno Mariano affidiamo con il Papa alla Vergine nostra Madre il messaggio dellŽEnciclica e gli impegni che ne scaturiscono, per il bene dellŽumanità in cammino verso il terzo millennio.
 
Roma, 20 febbraio 1988

PRESIDENZA DELLA CEI