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In occasione della Giornata Mondiale per la Pace 1988


MESSAGGIO DELLA COMMISSIONE ECCLESIALE « GIUSTIZIA E PACE »
 

Il primo gennaio 1988 ricorre la XXI Giornata Mondiale per la Pace.
Per questa pregheremo con tutti i cristiani del mondo, anzi con tutti gli uomini di buona volontà.
La pace è un bene non solo per alcuni, ma per tutti gli uomini; ed ogni giorno è messa in rischio, e perciò ogni giorno va difesa, cercata, implorata, costruita.
Il Papa ci ha invitato questŽanno a guardarla, a cercarla, a difenderla, sotto il profilo della libertà religiosa. Ed ha proposto quale tema della giornata: « Liberi di invocare Dio per vivere la pace ». Si tratta di un ennesimo suo volto. Come la vita, così anche la pace ha mille volti e gradi diversi, e sempre si gioca in un rapporto, proprio perché la vita è legata a dei rapporti, è comunione. Rapporti con lŽambiente, con gli altri uomini, con se stessi, con Dio. Rapporti che si radicano nella libertà degli uomini, poiché si tratta di una pace « umana », e quindi di una pace cercata e costruita nella verità e nella giustizia, poiché queste costituiscono lŽaspirazione e la guida delle scelte dellŽuomo, e perciò della sua libertà.
La libertà religiosa, scrive Giovanni Paolo II, costituisce una « esigenza insopprimibile della dignità di ogni uomo, è una pietra angolare dellŽedificio dei diritti umani e, pertanto, è un fattore insostituibile del bene delle persone e di tutta la società, così come della propria realizzazione di ciascuno ».
La sua minaccia, come quella degli altri diritti fondamentali della persona umana, è di conseguenza minaccia alla pace. La sua salvaguardia è un contributo fondamentale alla sua promozione e conservazione.
La libertà religiosa esprime lŽistanza più profonda della persona umana, quella di decidersi di fronte all’assoluto, secondo la struttura propria della persona umana, e perciò interiormente ed esteriormente, individualmente e comunitariamente, sfociando nel riconoscimento di una realtà personale trascendente il mondo.
In questo orizzonte di visuale si rafforza il vincolo di fraternità con le altre persone, poiché in esso gli uomini si riconoscono uniti non solo nella stessa natura, ma anche nella provenienza dallo stesso Dio;
la terra e la stessa vita umana risultano non un possesso dispotico, ma un dono del quale rendere conto al Signore del mondo; la pace un bene che non solo va costruito e conservato dallŽuomo, ma anche invocato dallŽalto .
Recentemente due gesti della Chiesa universale e della Chiesa che è in Italia, hanno voluto sottolineare questo stretto legame tra la libertà religiosa e la pace: lŽincontro di preghiera tenuto lŽanno scorso ad Assisi dal Papa con numerosi rappresentanti di cristiani non cattolici e di religioni non cristiane del mondo, e il Convegno tenuto a Loreto lŽaltrŽanno dalla Chiesa italiana sul tema: « Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini ».
Si è trattato di due gesti di « invocazione » e di « riconciliazione », che hanno voluto esprimere la profonda tensione alla pace che anima ogni cammino autenticamente religioso, e la convinzione che la pace è anche un dono, e che va ricuperata anche attraverso la via della misericordia, ad imitazione di Dio.
Molte ragioni di tensione nascono dallŽaffermarsi esclusivo delle differenze, dal chiudersi dellŽuomo negli interessi individuali o di gruppo. Qualche volta nella storia anche le differenze religiose sono state ragione di lotta, quando si è scordata la costituente della sua radice: la libertà. Come vi sono state, vi sono, persecuzioni religiose manifeste o occulte in conseguenza di una riduttiva visione dellŽuomo, delle sue esigenze e dei suoi diritti.
Attualmente in Italia, a motivo dellŽemigrazione di numerose persone provenienti da altre nazioni o regioni in cerca di lavoro o di maggiore libertà, si va intensificando la presenza di persone « diverse » per razza, cultura e religione, mentre la preoccupazione per il proprio tenore di vita, per la tranquillità del proprio ambiente, spinge le persone già residenti a rifiutarle.
LŽaffermazione della libertà religiosa, come riconoscimento della libera apertura dellŽuomo al mistero di Dio, mettendo in risalto ciò che più profondamente ci accomuna nella prima dignità dellŽuomo, quella del suo rapporto con lŽAssoluto, ci dispone a rispettare le eventuali differenze, a dar spazio agli altri, a creare condizioni di pace.
Così la libertà religiosa lungi dallŽessere un diritto che si chiude nel segreto della coscienza di ciascuno, si fa tra gli uomini promotrice di fraternità e di rispetto reciproco.
La giornata del primo gennaio prossimo vuole essere un richiamo a questa radice profonda della pace, e insieme una invocazione orante di questa con tutti i credenti.
 
Roma, 30 dicembre 1987
 
+ GIOVANNI VOLTA
Vescovo di Pavia
Presidente della Commissione Ecclesiale
Giustizia e Pace

COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE