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Domenica di Pentecoste   versione testuale
• Lo spazio gioioso dei cinquanta giorni si corona con la domenica di Pentecoste che celebra l’effusione dello Spirito, dono del Risorto, e la nascita della Chiesa. Le comunità possono radunarsi nella vigilia per celebrare una veglia di preparazione e di solenne e corale invocazione del dono dello Spirito. Come afferma il documento Paschalis sollemnitatis (107), tale veglia, unita o meno alla celebrazione eucaristica, riveste un carattere «di intensa preghiera sull’esempio degli apostoli e dei discepoli, che perseveravano unanimi in preghiera, con Maria, madre di Gesù, nell’attesa dello Spirito santo». Il Messale Romano offre lo schema della veglia e le orazioni da dirsi dopo le singole letture (pp. 979-980). Alla preghiera vigiliare possono essere invitati particolarmente i cresimandi, i neo-cresimati e i neofiti adulti.
 
• Anche la celebrazione del giorno di Pentecoste sia curata con la massima solennità e si sottolinei il legame con la Pasqua del Signore di cui l’effusione dello Spirito nel giorno cinquantesimo è il compimento («Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale», prefazio). Anche oggi il rito dell’aspersione richiami il Battesimo nello Spirito. Nella preghiera eucaristica si faccia la menzione della solennità, si ricorra alla formula solenne della benedizione (Messale Romano, pp. 434-435) e non si dimentichi il solenne congedo con il duplice Alleluia, come nell’Ottava della Pasqua, quale sigillo dell’intero tempo pasquale.
 
• Durante la liturgia della Parola si dia il giusto valore alla sequenza Veni, Sancte Spiritus, un’accorata invocazione allo Spirito Santo riconosciuto come consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolce sollievo, luce beatissima. Evidentemente la maggiore efficacia della sequenza è data dall’esecuzione in canto; se ciò non è possibile, si curi una buona recitazione nell’alternanza delle strofe tra un solista e tutta l’assemblea.