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Immigrati: i nuovi italiani

Fondazione Migrantes


485) IMMIGRATI: I NUOVI ITALIANI


 


verona (Migranti-press) – Altro paginone di Avvenire del 19 ottobre, steso da Paolo Lambruschi, dedicato agli immigrati presenti al Convegno; ha per sottotitolo: “I nuovi italiani”.


 


“Trenta laici e tredici preti, sono i rappresentanti delle comunità cattoliche straniere nella Penisola invitati al Convegno di Verona. La sfida: partecipare a pieno titolo alla vita della Chiesa italiana condividendo la ricchezza delle proprie tradizioni culturali e religiose. Jean René (Camerun): “Portiamo entusiasmo e passione”.


Una significativa pattuglia, giovane e destinata a crescere negli anni, sta partecipando in questi giorni ai lavori del Convegno veronese. Sono trenta laici immigrati cattolici e tredici sacerdoti, i cappellani che seguono le diverse etnie sul territorio nazionale. Sono stati indicati agli organizzatori della Fondazione Migrantes e dai Direttori degli Uffici della pastorale dei migranti di diverse diocesi. Un mondo nuovo, ancora inesplorato, che sta entrando nelle comunità cristiane. Storie e voci molto diverse tra loro. Da Castelvolturno, provincia di Caserta, dove le cronache da anni raccontano di immigrazione sfruttata dalla camorra e di prostituzione, arriva jean René, trentenne camerunese, in Italia da otto anni. “Cercavo una prospettiva di vita migliore, spero ancora di trovarla. Collaboro con il centro immigrati dell’arcidiocesi di Capua, siamo in trincea in un territorio segnato dall’abusivismo edilizio e dall’onnipresenza camorristica. Il vescovo mi ha inserito anche nel consiglio pastorale. Abbiamo una parrocchia per gli africani, ce ne sono poche in Italia. La nostra cura spirituale è affidata ai padri comboniani, che hanno esperienza di Africa.


Ce ne parli. «Siamo ormeggiati alla realtà italiana, con un forte richiamo alle nostre tradizioni. L’immigrato porta alla Chiesa italiana il suo entusiasmo e la sua passione”.


 


Adrian Cesar ha 19 anni. Vive a Lodi da tre anni, frequenta il secondo anno di Scienze Politiche alla Cattolica di Milano. Colombiano di bogotà, è inserito in una parrocchia, ogni tanto si concede qualche Messa in spagnolo quando cede alla nostalgia; proviene da una famiglia del ceto medio. “i miei sono informatici, non ho avuto problemi a diplomarmi e a proseguire gli studi, come tanti miei coetanei latino americani in Italia. Perché sono qui? Mi ha invitato l’ufficio nazionale della Pastorale dei migranti. Immagino che mi abbiano scelto perché rappresento un mondo, quello ispanico, sempre più presente nelle città italiane. E poi credo di poter portare un punto di vista diverso nel dibattito. Spero che serva. Adrian ha scelto di partecipare ai lavori sulla tradizione. Mi avevano indicato la cittadinanza, che forse era più collegato alla mia vita.


La discussione è interessante, nel complesso i contenuti del Convegno mi sembrano innovativi. L’incontro col Papa è ovviamente il momento chiave. Certo, mi sarebbe piaciuto incontrarlo di persona, mi rendo conto che non è possibile. Cosa gli avresti detto? “che il fenomeno dell’immigrazione in Italia aumenta ogni giorno e che le nostre conoscenze in ambito cristiano possono essere significative. Molti di noi vivono intensamente la nostra fede, penso che siamo una risorsa e una speranza”.


 


Maria Kim è sud coreana di Seul, ha poco più di 40 anni. Vive a Massa, in Toscana. Arrivò in Italia nel 1991 per iscriversi all’Accademia di Arte di Carrara. E diventata scultrice e in questi 15 anni ha incontrato la fede. Un percorso anche tormentato. “Prima non credevo in niente. Poi, tramite una compagna di stanza protestante, ho conosciuto la religione cristiana. Ma non era quello il disegno di Dio per me. Mi sono staccata dalla comunità protestante e ho cominciato a frequentare la Chiesa cattolica. Nel 1998 sono tornata a casa e mi sono battezzata nella Cattedrale cattolica di Seul. Sono poi tornata in Italia, dove svolgo la mia attività artistica”.


Maria, attiva nei gruppi di preghiera mariani della sua città, è contenta della sua partecipazione al Convegno veronese. “Un’esperienza utile. Partecipo ai lavori di un gruppo nell’ambito della cittadinanza. Trovo che in generale ci sia ancora un po’ di sorpresa per la presenza di immigrati cattolici. Comprensibile, non siamo ancora una presenza costante nelle parrocchie e nei gruppi ecclesiali, anche se in diverse diocesi ci sono straneri nei consigli pastorali.


Per me, da chi non è nato in Italia, può venire una forte ondata di rinnovamento per la società e la comunità ecclesiale. Dobbiamo puntare sull’evangelizzazione di chi non è credente, credo che molte persone stiano aspettando l’annuncio di dio. Direi che nel cammino della speranza della Chiesa italiana oggi c’è posto anche per gli immigrati”.


 


Una finestrella riporta le parole di Maria Kim coreana: “Qui da voi ho incontrato Gesù. Molti sono come me: abbiate il coraggio di raccontare a tutti il Vangelo di Cristo”.