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 Sussidio Avvento-Natale 2011 - Epifania del Signore, 6 gennaio - Approfondimento: Cittadinanza (2ª parte) 
Approfondimento: Cittadinanza (2ª parte)   versione testuale
In un bambino fragile, la rinascita della fraternità, per tutto il mondo
Il mondo globale
 
All’accoglienza deve seguire la capacità di gestire la compresenza di culture, credenze ed espressioni religiose diverse. Purtroppo si registrano forme di intolleranza e di conflitto, che talora sfociano anche in manifestazioni violente. L’opera educativa deve tener conto di questa situazione e aiutare a superare paure, pregiudizi e diffidenze, promuovendo la mutua conoscenza, il dialogo e la collaborazione. Particolare attenzione va riservata al numero crescente di minori, nati in Italia, figli di stranieri.
L’acquisizione di uno spirito critico e l’apertura al dialogo, accompagnati da una maggiore consapevolezza e testimonianza della propria identità storica, culturale e religiosa, contribuiscono a far crescere personalità solide, allo stesso tempo disponibili all’accoglienza e capaci di favorire processi di integrazione (EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO n. 14).
Il mondo globalizzato è la grande novità del nostro tempo; ma non consiste solo nella creazione di strumenti tecnologici che tendono ad annullare le distanze comunicative, esso porta anche intere popolazioni ad abbandonare il proprio paese, in cerca di un luogo con migliori prospettive di speranza.
 
 
Una nuova possibilità di cittadinanza
 
La novità della mondializzazione conduce a rivedere l’idea stessa di cittadinanza. Il discepolo di Cristo che apprezza e riconosce e ama il proprio paese, può aprirsi al rispetto e all’accoglienza di tutti gli altri uomini. Colui che sa di avere ricevuto tutto in dono da Cristo, che continuamente ringrazia per il dono della vita, della fraternità, del benessere materiale, ama la vita in ogni uomo e in ogni donna del mondo. Coloro che che amano in Cristo la propria famiglia, e vivono in Cristo il dono di una carità che diventa sacramento, segno dell’amore di Dio per il suo popolo, vivranno la tendenza a riconoscere il germe di speranza e di pace presente in ogni famiglia umana, a riconoscersi in una fraternità allargata a tutti i membri della comunità cristiana, e anche civile.
 
 
Partendo dai piccoli
 
Lo sguardo amorevole che Dio dona alla sua Chiesa può estendersi ulteriormente, fino ad abbracciare tutto il mondo. C’è però una differenza tra il processo di globalizzazione economico-sociale e l’allargamento della fraternità che da Cristo procede e che si può verificare scorrendo le letture del tempo natalizio. La prospettiva di una fraternità universale è definita, nella Parola di Dio, a partire da un bimbo fragile ed esposto: proprio in quanto indifeso, disarmato, fragile, egli appare come un centro credibile di fraternità disinteressata, non finalizzata ad acquisire un potere e a prevaricare sulle differenze. Il movimento della globalizzazione invece, per le sue dinamiche proprie, presenta una tendenza alla massificazione. I raffinati processi produttivi, economici, la sempre più complessa gestione finanziaria, tendono inevitabilmente a considerare la persona come una sorta di accidente, una variabile non significativa. Ai fini del controllo, della previsione, della pianificazione, è certamente più agevole appiattire i termini di confronto e le possibilità di scarto. Il Natale mette invece al centro la persona, e proprio la persona debole, improduttiva, attorno alla quale si genera un movimento non del tutto controllabile. Un grande compito si propone, dunque, alla Chiesa, in comunione con tutta la famiglia umana: riuscire ad umanizzare i processi globali, imbrigliarli in strutture non finalizzate ad un profitto impersonale, ma all’autentica realizzazione della persona e delle comunità.
 
 
Una nuova politica
 
Attorno alla persona potrebbe ristrutturarsi anche l’azione politica, ormai troppo esposta alla ricerca di un consenso manipolato, indotto dalla tecnica di persuasione più che da una profonda convinzione. Lo scollamento e la frustrazione sono presenti soprattutto nei giovani, stanchi di essere ridotti a pedine in balia di interessi percepiti come totalmente estranei, ma proprio per questo esposti al rischio di ulteriori strumentalizzazioni. Il Natale ricorda come si è compiuta, a partire dalla nascita di Gesù, una vera trasformazione del mondo e della storia: il punto di svolta è stato un bambino, una madre che lo ha accolto, un padre che gli ha dato il suo nome e l’eredità di una stirpe regale, un gruppo di discepoli che non si configurava come una classe dirigente (anche se forse nel loro cuore aspiravano a diventarlo: ma tutta la formazione che Gesù dà ai suoi apostoli ruota attorno al nodo fondamentale della rinuncia ad essere “i più grandi”, per essere come “colui che serve”). Il Natale annuncia che quella stessa energia trasformatrice è ancora all’opera, secondo le medesime modalità: chi impara a servire come Cristo, è colui che immette energie positive e speranze autentiche nel mondo.