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 Sussidio Avvento-Natale 2011 - Epifania del Signore, 6 gennaio - Introduzione biblico sapienziale 
Introduzione biblico sapienziale   versione testuale
Dio ci fa rinascere per la fraternità
Essere, riconoscersi, manifestarsi
 
Il mistero dell’Epifania (manifestazione) ci porta a contemplare lo svelamento di ciò che è nascosto. Si tratta di un passaggio da non dare assolutamente per scontato: si è figli di Dio, oggettivamente, per il Battesimo; ma non è detto che lo si percepisca, o lo si avverta, o lo si manifesti. L’ideale da ricercare (contro ogni tendenza di riduzione privatistica) è di legare insieme, senza eccessi, l’essere e l’apparire, l’essere e il riconoscersi. Si tratta di un nodo chiave dell’attuale cultura globalizzata, che si presenta come una cultura della comunicazione. Comunicare, nel nostro attuale contesto culturale, significa portare all’attenzione, mettere in luce, dare rilievo, non solo teorico, ma attraverso il dispiegamento delle strategie e delle tecniche comunicative. Il valore positivo, che siamo chiamati a cogliere, è l’enorme potenzialità, in tutto il processo comunicativo, di educare e coinvolgere grandi masse di persone in messaggi e atteggiamenti positivi; il rischio, che siamo chiamati a sorvegliare, è che si confonda l’abilità comunicativa con la verità, che tutto il processo resti chiuso e fine a se stesso.
Ora, Gesù bambino è già il salvatore, nella sua stessa persona; ma deve essere progressivamente riconosciuto e rivelarsi; noi crediamo che il Regno di Dio è già in atto, ma che dovrà pienamente svelarsi. La Scrittura ci indica le vie di uno svelamento autentico: esso non è frutto di una sapiente opera di pubblicità o di marketing, ma comporta una ricerca, una fatica, degli ostacoli: richiede cioè la libertà della fede. Erode, che rimane a Gerusalemme, ben attaccato al suo trono, non potrà trovare il Bambino, anche se dispone di tutte le informazioni e le consulenze necessarie; i Magi invece, pur partendo da un presagio allusivo e intermittente come la stella, arrivano al termine della loro ricerca. Uno dei drammi della nostra cultura è la pretesa di sostituire l’accorgimento tecnico, il coinvolgimento emotivo, l’impatto mediatico, al paziente apprendistato della ricerca di Dio. La celebrazione dell’Epifania conduce quindi a rieducarsi sia al riconoscimento, sia ad una manifestazione del proprio essere credenti che resti rimando al mistero, e non propaganda umana. Un ambito decisivo in tal senso è quello della fraternità.
 
 
Da figli a fratelli
 
La figliolanza divina, che siamo chiamati a riscoprire, conduce altresì alla riscoperta della fraternità: quel Bambino attira a sé una schiera potenzialmente universale di fratelli e sorelle. Già l’annuncio profetico aveva accolto l’intuizione dello Spirito e l’aveva espressa in immagini poetiche: tutti i popoli convergono verso la Gerusalemme redenta. Con grande finezza simbolica il testo attribuisce alla “gloria del Signore” la motivazione profonda del movimento concentrico di tutte le genti che si orientano verso la luce proveniente da Dio stesso: Sion è presentata piuttosto come lo spettatore stupefatto di uno spettacolo imprevisto. Il suo compito è di accogliere, e la parola profetica ha lo scopo di mostrare che tutto ciò che essa vede è voluto da Dio. Il passaggio dal senso di una comune figliolanza all’accoglienza di una fraternità più ampia, praticamente universale, non deve essere dato per scontato. Nel Vangelo, Gerusalemme resta “turbata” dall’arrivo dei Magi: non riesce a identificarlo come un segno divino. Erode li usa come pedine per i suoi intenti occulti, non li riconosce come segno dell’arrivo di tempi nuovi. Anche oggi la realtà del progetto divino si scontra da un lato con le resistenze psicologiche e sociali di chi, con paura, si chiede fino a che punto saranno da allargare i confini della fraternità; e dell’altro con l’opportunismo di chi invoca (senza praticarla) una fraternità universale, finalizzata al mantenimento o all’acquisizione del potere.
 
 
Ricerca e libertà
 
La ricerca dei Magi mostra come può essere davvero possibile riscoprirsi figli e fratelli: il primo passo è il riconoscimento di una distanza, di una separazione. Il secondo passaggio consiste invece nell’identificazione della “stella”: vale a dire, un obiettivo e un ideale che supera, che sta più avanti e più in alto, una chiamata divina, non un dato acquisito. Segue quindi una ricerca, il lento colmarsi di quella distanza. Prima dell’arrivo, occorre la luce della parola divina: essa è efficace in se stessa, indipendentemente dagli annunciatori. Gli scribi del popolo, pur sordi e pavidi, trasmettono ugualmente il dato mancante, l’annuncio risolutore, che è animato da una sua propria forza, ed è sufficiente per far ritrovare ai Magi il cammino. Il punto di arrivo è l’incontro: nel bambino essi possono riconoscere il re, il fratello universale, che non si impone con la forza, ma attira con la potenza dell’amore divino.
La ricerca dei Magi ci mostra che non esiste vera fraternità senza una paziente educazione nella libertà, nella ricerca di una verità che appare al di là delle lusinghe e degli inganni. Ogni tentativo di imporre la solidarietà tra gli uomini con la forza o con la seduzione o con la limitazione della libertà è destinato ad un esito fallimentare. Non deve peraltro sconcertare l’esito, esteriormente deludente, del brano: i Magi tornano al loro Paese, Gerusalemme resta nella sua incapacità di riconoscere, il Bambino dovrà fuggire per aver salva la vita. A distanza di secoli, nonostante la permanenza di segnali contrari, spesso più eclatanti di quelli positivi, possiamo vedere quanto l’autentica fraternità attorno a Cristo sia piano piano cresciuta, e abbia coinvolto un sempre maggiore numero di popoli, di genti, di individui.
Giustamente la lettera agli Efesini parla, al proposito, di una comune “eredità”: ciò che già si possiede per diritto, ciò che legalmente appartiene, ma di cui ancora non si ha il pieno possesso. Per tutti i popoli e per tutto il mondo i cristiani rimangono depositari della promessa, portatori e annunciatori della speranza nella vera fraternità.