Le scuole paritarie cattoliche in Italia sono ampiamente promosse per l’impegno profuso nell’aggiornamento didattico e nella cura della comunità educativa. A certificarlo è il Quarto monitoraggio della qualità della scuola cattolica italiana, elaborato dal Centro Studi per la Scuola Cattolica della CEI (in riferimento all’anno scolastico 2021/2022), a partire dai dati dell’Invalsi utilizzati per documentare le prassi educative e i risultati ottenuti.
“La qualità delle scuole cattoliche risulta essere di buon livello, tendenzialmente superiore a quella delle altre scuole”, sottolinea il Report evidenziando che “la qualità riguarda più la proposta educativa e didattica che quella religiosa” e che “la scuola cattolica punta oggi soprattutto alla formazione umana dei suoi alunni, che assorbe una formazione più identitaria”. “Se da un lato – spiega il Monitoraggio – appare evidente lo sforzo delle scuole cattoliche di adeguarsi agli standard richiesti dal sistema, dall’altro emergono alcune attenzioni educative e/o organizzative particolari, che possono rappresentare il valore aggiunto di queste scuole”. L’offerta formativa è buona e spesso arricchita da attività e servizi integrativi. I contenuti che riguardano la costruzione di una comunità educativa si colloca al terzo posto con il 35,1% delle scelte (ma nelle secondarie di II grado è al primo posto con il 57,7%).
Dall’analisi, emerge che le scuole cattoliche sono inclusive: “il 6% degli iscritti non sono italiani e questa percentuale, sui rispettivi iscritti, nelle scuole statali nell’insieme si attesta al 10,8%. Va notato che nel corso degli anni è andata progressivamente crescendo nelle scuole cattoliche la quota di alunni stranieri, parallelamente al tasso di immigrazione”, rileva Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’Educazione, la scuola e l’università, ricordando che “una maggiore presenza di stranieri è impedita dai costi, ma la distanza non è incolmabile e le scuole cattoliche sono per loro natura aperte all’accoglienza e al dialogo interculturale”. Gli alunni con Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), che non richiedono costi aggiuntivi per il sostegno, nelle secondarie di II grado cattoliche sono il doppio di quelli registrati nelle altre scuole.
Un dato significativo è inoltre quello riguardante l’alleanza scuola-famiglia: i genitori partecipano in misura più che doppia alle elezioni degli organi collegiali interni rispetto a quanto accade nel resto delle scuole italiane. Il 93% dei genitori partecipa ai colloqui periodici con gli insegnanti (93,0%), prende parte a attività ricreative di vario genere (33,6%), collabora concretamente alla gestione della scuola (20,9%) e alla promozione di iniziative culturali in accordo con il gestore (15,0%).
Il Monitoraggio mette in luce anche alcuni “gap”. Il primo è di carattere economico, visto che i costi favoriscono l’iscrizione di alunni appartenenti a fasce socio-culturali tendenzialmente più elevate (e questo può spiegare almeno in parte anche i buoni risultati scolastici). Il secondo è di carattere territoriale, con una condizione migliore delle scuole cattoliche nelle regioni del Nord e più problematica al Sud. Il terzo è quello ordinamentale tra le scuole dell’infanzia, numericamente maggioritarie, e gli altri ordini di scuola.
Le risorse delle scuole cattoliche sono senz’altro buone, soprattutto sul piano materiale, con un patrimonio edilizio solido e abbondante. Alle aule ordinarie, infatti, si aggiungono gli spazi per attività speciali: il 97,7% delle scuole posseggono cortili, il 95,6% palestre, il 94,9% un laboratorio di informatica, l’84,9% un laboratorio scientifico ed il 74,3% una mensa. Le risorse umane sono meno stabili, ma hanno il loro punto di forza nella formazione permanente: il 7% del personale presta servizio a titolo gratuito; il 57% è assunto con contratto a tempo indeterminato mentre il 35,9% a tempo determinato.