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Atti della Terza Giornata di Spiritualità con le Associazioni Sportive di ispirazione cristiana. Roma-Divino Amore, 20 marzo 2004

Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport

Presentazione


Con la “IIIa Giornata di Spiritualità” continua la sfida che gli sportivi collocati nelle diverse componenti del variegato mondo associazionistico cattolico hanno raccolto per edificare un vissuto interiore adeguato al loro impegno di guide responsabili di società sportive. Il tema impegnativo della giornata – “Cuore, Fede, Sport. Relazioni significative in parrocchia” – è stato esemplarmente meditato e messo a frutto attraverso riflessioni puntuali e abbondandi acquisizioni spirituali.
La consapevolezza dell’oggi viene a dire che il tempo, concesso in dono dalla Provvidenza, è favorevole ad un più assiduo incontro con Dio, in modo serio e coinvolgente. E’ essenzialmente per questo che la Chiesa continua a proclamare che la santità è possibile nel reciproco dimorare di Dio in noi e di noi in lui come risposta adorante e operante. Anche per gli sportivi la santità è la via del quotidiano per rispondere alla voce del Signore che risuona instancabile nell’intimità personale e nella società degli uomini.
Nella circostanza della “Giornata di Spiritualità” il Segretario Generale della CEI S.E. Mons. Giuseppe Betori ha voluto, con atto squisito di cui gli siamo estremamente grati, inviare ai partecipanti una “lettera” come di un impegnativo “messaggio”. Egli plaude all’iniziativa, incoraggia alla dedizione, e indica la via per essere “missionari da sportivi”. Colpisce questo invito ad essere “missionari” in quanto rivela come lo sportivo, che si ispira al vangelo nella sua attività, non può negarsi alla missione di essere inviato ad educare, a prendersi cura del prossimo, a porre le condizioni per un’umanità nuova.
Lo stile e il metodo che ormai caratterizzano la “Giornata” svelano il rapporto originale tra la qualità dell’impegno spirituale e la sua connessione con la vita sportiva. Gradualmente ci si accorge che il tempo “spirituale” non è tempo sprecato o vanificato ma intrinsecamente necessario ad alimentare un profondo ascolto che facilita la comprensione, un certo silenzio interiore che promuove un’apertura comunicativa, ma soprattutto un’intenzione di preghiera personale e comunitaria. Come dovrebbe accadere in parrocchia!
D’altra parte, nell’anno che i nostri Vescovi dedicano alla parrocchia, non si può assolutamente disattendere il fatto che gli sportivi sono essi stessi “parrocchiani”, e non solo a titolo di onore ma in ragione di una scelta consapevole. Gli sportivi infatti non sono degli apolidi, senza né terra, né patria, né nazione, né Chiesa. Essi appartengono al tessuto civile e alla comunione ecclesiale con pieno diritto. Di questo devono essere consapevoli e attori protagonisti, componendo in armonica sintesi il “cuore”, la “fede”, lo “sport” proprio nell’ambito della quotidianità parrocchiale
Se gli sportivi vivono la propria adesione a Gesù Risorto con cuore aperto anche la comunità cristiana di appartenenza rifiorisce, si infittiscono le relazioni significative, lo sport lascia un segno indelebile in loro come nella vita dei ragazzi e dei giovani. Questa densità di effetti si manifesta nella convocazione eucaristica domenicale dove lo sport trae vita dalla Vita e si ridisegna nella festa della Pasqua settimanale.
Queste alte “acquisizioni teologiche” esprimono il frutto della “Giornata” della quale siamo grati debitori a Mons. Sergio Lanza e il Dr. Tonino Cantelmi, per la loro “lezione” e per la loro imprescindibile “testimonianza”, divenendo così “maestri” spirituali e “guide” per un impegno “missionario” da parte di tutti gli sportivi veri.


Mons. Carlo Mazza



Mons. Carlo Mazza