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lunedì 23 Novembre 2020

Ufficio delle letture

LUNEDI' - XXXIV  SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - II SETTIMANA DEL SALTERIO
Grandezza Testo A A A
V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
O Trinità beata,
oceano di pace,
la Chiesa a te consacra
la sua lode perenne.
Padre d’immensa gloria,
Verbo d’eterna luce,
Spirito di sapienza
e carità perfetta.
Rovéto inestinguibile
di verità e d’amore,
ravviva in noi la gioia
dell’àgape fraterna.
O principio e sorgente
della vita immortale,
rivelaci il tuo volto
nella gloria dei cieli. Amen.
1 ant.
Porgi a me il tuo orecchio, Signore,
          vieni presto a liberarmi.
SALMO 30, 2-17. 20-25 Supplica fiduciosa nell'afflizione

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
(Lc 23, 46).

I    (2-9)
In te, Signore, mi sono rifugiato, †
   mai sarò deluso; *
   per la tua giustizia salvami.
Porgi a me l'orecchio, *
   vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie, *
   la cinta di riparo che mi salva.
Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, *
   per il tuo nome dirigi i miei passi.
Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, *
   perché sei tu la mia difesa.
Mi affido alle tue mani; *
   tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
Tu detesti chi serve idoli falsi, *
   ma io ho fede nel Signore.
Esulterò di gioia per la tua grazia, †
   perché hai guardato alla mia miseria, *
   hai conosciuto le mie angosce;
non mi hai consegnato nelle mani del nemico, *
   hai guidato al largo i miei passi.
1 ant.
Porgi a me il tuo orecchio, Signore,
          vieni presto a liberarmi.
2 ant.
Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo,
          Signore.
II    (10-17)
Abbi pietà di me, Signore, sono nell’affanno; †
   per il pianto si struggono i miei occhi, *
   la mia anima e le mie viscere.
Si consuma nel dolore la mia vita, *
   i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore, *
   si dissolvono tutte le mie ossa.
Sono l’obbrobrio dei miei nemici,
     il disgusto dei miei vicini, †
   l’orrore dei miei conoscenti; *
   chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono caduto in oblio come un morto, *
   sono divenuto un rifiuto.
Se odo la calunnia di molti, *
   il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano, *
   tramano di togliermi la vita.
Ma io confido in te, Signore; †
   dico: «Tu sei il mio Dio, *
   nelle tue mani sono i miei giorni».
Liberami dalla mano dei miei nemici, *
   dalla stretta dei miei persecutori:
fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo, *
   salvami per la tua misericordia.
2 ant.
Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo,
          Signore.
3 ant.
Benedetto il Signore:
          il suo amore per me ha fatto meraviglie.
III    (20-25)
Quanto è grande la tua bontà, Signore! *
   La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia *
   davanti agli occhi di tutti.
Tu li nascondi al riparo del tuo volto, *
   lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda, *
   lontano dalla rissa delle lingue.
Benedetto il Signore, †
   che ha fatto per me meraviglie di grazia *
   in una fortezza inaccessibile.
Io dicevo nel mio sgomento: *
   «Sono escluso dalla tua presenza».
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera *
   quando a te gridavo aiuto.
Amate il Signore, voi tutti suoi santi; †
   il Signore protegge i suoi fedeli *
   e ripaga oltre misura l’orgoglioso.
Siate forti, riprendete coraggio, *
   o voi tutti che sperate nel Signore.
3 ant.
Benedetto il Signore:
          il suo amore per me ha fatto meraviglie.
V.
Avviami nella tua verità e istruiscimi:

R.
mio Dio, sei tu la mia salvezza.
PRIMA LETTURA

Dalla seconda lettera di san Pietro, apostolo
1, 1-11

Fedeltà alla vocazione cristiana
   
   Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo: grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza, nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro.
   La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l'amore fraterno, all'amore fraterno la carità. Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece non ha queste cose è cieco e miope, dimentico di essere stato purificato dai suoi antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo.
 
RESPONSORIO                  Cfr. 2 Pt 1, 3. 4; Gal 3, 27

R.
Il Signore vi ha chiamati con la sua gloria e
potenza, vi ha donato i beni grandissimi e preziosi che
erano stati promessi,
*
perché diventiate partecipi
della natura divina.

V.
Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete
rivestiti di Cristo,

R.
perché diventiate partecipi della natura divina.
SECONDA LETTURA

​Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa

(Disc 92, 1. 2. 3; PL 54, 454-455)

​Quale la prestazione, tale il compenso
 
  Il Signore dice: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5, 20). Ma come potrà abbondare la giustizia, se la misericordia non trionfa sul giudizio? (cfr. Gc 2, 13). È giusto e conveniente che la creatura imiti il suo creatore, la copia il suo modello, ad immagine e somiglianza del quale è stata fatta. Orbene Dio fa consistere la riparazione e la santificazione dei credenti nella remissione dei peccati. Rimessi i peccati, cessa la severità della vendetta e viene sospesa ogni punizione, il colpevole viene restituito all'innocenza e la fine del peccato diventa inizio della nuova santità. L'uomo deve fare come Dio.
   La giustizia cristiana può superare quella degli scribi e dei farisei, non svuotando la legge, ma rifiutandone ogni interpretazione materiale. Perciò il Signore, proponendo ai discepoli il modo di digiunare, disse: «Quando digiunate, non assumete aria malinconica, come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: Hanno ricevuto la loro ricompensa» (Mt 6, 16). Quale ricompensa, se non quella della lode degli uomini? Per la bramosia di questa lode, spesso si ostenta una parvenza di giustizia, non ci si preoccupa della coscienza e si va in cerca di una falsa rinomanza. Così l'iniquità, che già si condanna da se stessa nascondendosi, si contenta poi di una stima ipocrita.
   A chi ama Dio è già sufficiente sapere di essere gradito a colui che ama; e non brama ricompensa maggiore dell'amore stesso. L'anima pura e santa è talmente felice di essere ripiena di lui, che non desidera compiacersi di nessun altro oggetto al di fuori di lui. 
   È quanto mai vero, infatti, ciò che dice il Signore: «Là dov'è il suo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6, 21). Ma qual è il tesoro dell'uomo se non la messe delle sue opere e il raccolto delle sue fatiche? «Infatti ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato» (Gal 6, 7); e qual è la prestazione di ciascuno, tale sarà anche il compenso che riceverà. Inoltre dove si ripone la felicità del godimento, lì si concentra anche la preoccupazione del cuore. Ma, essendo molteplici le specie di ricchezze e diversi i motivi e le fonti di piacere, per ognuno il tesoro consiste in ciò che forma l'oggetto delle proprie aspirazioni. Però se queste tendono ai beni terreni, anche se pienamente appagate, non rendono felici. Portano alla felicità, invece, quelle orientate alle cose di lassù.
   Coloro, infatti, che aspirano alle cose celesti e non a quelle della terra e non si protendono verso i beni caduchi, bensì verso i beni eterni, hanno riposto le loro ricchezze incorrutibili in quel bene di cui parla il profeta, dicendo: «È giunto il nostro tesoro e la nostra salvezza, sapienza e scienza e pietà dal Signore: sono questi i tesori della giustizia» (Is 33, 6 volg.). Per mezzo di questi beni, con l'aiuto della grazia di Dio, anche i beni terreni si trasformano in beni celesti. Effettivamente sono molti quelli che si servono delle ricchezze, o giustamente ereditate o altrimenti acquisite, come mezzi per esercitare la misericordia.
   E quando, per sostenere i poveri, elargiscono il loro superfluo, accumulano per sé ricchezze che non si perdono, perché ciò che hanno messo da parte per i poveri non va più soggetto a perdita.
   A ragione costoro hanno il loro cuore dove hanno posto il loro tesoro, perché la loro grande felicità sarà quella di godersi le ricchezze conseguite e di accrescerle sempre di più senza alcun timore che vadano perdute.
 
RESPONSORIO                             Cfr. Gal 6, 9-10. 7
R.
Non stanchiamoci di fare il bene; se non desistiamo,
a suo tempo mieteremo.
*
Finchè ne abbiamo l'occasione,
operiamo il bene.

V.
Ciascuno raccoglierà ciò che avrà seminato.

R.
Finchè ne abbiamo l'occasione, operiamo il bene.
ORAZIONE
  
  Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.