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mercoledì 15 Luglio 2020

Ufficio delle letture

SAN BONAVENTURA, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA - MEMORIA - III SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
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V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
Frumento di Cristo noi siamo,
cresciuti nel sole di Dio,
nell'acqua del fonte impastati,
segnati dal crisma divino.
In pane trasformaci, o Padre,
per il sacramento di pace:
un Pane, uno Spirito, un Corpo,
la Chiesa una-santa, o Signore.
O Cristo, pastore glorioso,
a te la potenza e l'onore
col Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.
1 ant.
Davanti al tuo volto, Signore,
          grazia e fedeltà.
SALMO 88, 2-38
La misericordia di Dio per la casa di Davide
Dalla discendenza di Davide secondo la promessa, Dio
trasse per Israele un salvatore, Gesù
(At 13, 23).
I    (2-19)
​Canterò senza fine le grazie del Signore, *
   con la mia bocca
     annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
perché hai detto:
     «La mia grazia rimane per sempre»; *
   la tua fedeltà è fondata nei cieli.
«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, *
   ho giurato a Davide mio servo:
stabilirò per sempre la tua discendenza, *
   ti darò un trono che duri nei secoli».
I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, *
   la tua fedeltà nell’assemblea dei santi.
Chi sulle nubi è uguale al Signore, *
   chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
Dio è tremendo nell’assemblea dei santi, *
   grande e terribile tra quanti lo circondano.
Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti? *
   Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
Tu domini l’orgoglio del mare, *
   tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
Tu hai calpestato Raab come un vinto, *
   con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
Tuoi sono i cieli, tua è la terra, *
   tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, *
   il Tabor e l’Ermon cantano il tuo nome.
È potente il tuo braccio, *
   forte la tua mano, alta la tua destra.
Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, *
   grazia e fedeltà precedono il tuo volto.
Beato il popolo che ti sa acclamare *
   e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
esulta tutto il giorno nel tuo nome, *
   nella tua giustizia trova la sua gloria.
Perché tu sei il vanto della sua forza *
   e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
Perché del Signore è il nostro scudo, *
   il nostro re, del Santo d’Israele.
1 ant.
Davanti al tuo volto, Signore,
          grazia e fedeltà.
2 ant.
Si è fatto uomo dalla stirpe di Davide,
          Cristo, Figlio di Dio.
II    (20-30)
​Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo: †
   «Ho portato aiuto a un prode, *
   ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
Ho trovato Davide, mio servo, *
   con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno, *
   il mio braccio è la sua forza.
Su di lui non trionferà il nemico, *
   né l’opprimerà l’iniquo.
Annienterò davanti a lui i suoi nemici *
   e colpirò quelli che lo odiano.
La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui *
   e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
Stenderò sul mare la sua mano *
   e sui fiumi la sua destra.
Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, *
   mio Dio e roccia della mia salvezza.
Io lo costituirò mio primogenito, *
   il più alto tra i re della terra.
Gli conserverò sempre la mia grazia, *
   la mia alleanza gli sarà fedele.
Stabilirò per sempre la sua discendenza, *
   il suo trono come i giorni del cielo.
2 ant.
Si è fatto uomo dalla stirpe di Davide,
          Cristo, Figlio di Dio.
3 ant.
Dio ha promesso a Davide, suo servo:
          per sempre durerà la tua discendenza.
III    (31-38)
​Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge *
   e non seguiranno i miei decreti,
se violeranno i miei statuti *
   e non osserveranno i miei comandi,
punirò con la verga il loro peccato *
   e con flagelli la loro colpa.
Ma non gli toglierò la mia grazia *
   e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
Non violerò la mia alleanza; *
   non muterò la mia promessa.
Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: *
   certo non mentirò a Davide.
In eterno durerà la sua discendenza, *
   il suo trono davanti a me quanto il sole,
sempre saldo come la luna, *
   testimone fedele nel cielo».
3 ant.
Dio ha promesso a Davide, suo servo:
          per sempre durerà la tua discendenza.
V.
Luce e sapienza per chi è semplice

R.
la rivelazione della tua parola.
PRIMA LETTURA

Dal primo libro dei Re
21, 1-21. 27-29
                                
 
                                                                    
Elia, il difensore della giustizia verso i poveri
 
   In quel tempo avvenne il seguente episodio. Nabot di Izreel possedeva una vigna vicino al palazzo di Acab re di Samaria. Acab disse a Nabot: «Cedimi la tua vigna; siccome è vicina alla mia casa, ne farei un orto. In cambio ti darò una vigna migliore oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro il prezzo che vale». Nabot rispose ad Acab: «Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri». Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreel, che aveva affermato: «Non ti cederò l’eredità dei miei padri». Si coricò sul letto, si girò verso la parete e non volle mangiare. Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: «Perché mai il tuo spirito è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?». Le rispose: «Perché ho detto a Nabot di Izreel: Cedimi la tua vigna per denaro, o, se preferisci, ti darò un’altra vigna, ed egli mi ha risposto: Non cederò la mia vigna!». Allora sua moglie Gezabele gli disse: «Tu ora eserciti il regno su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la darò io la vigna di Nabot di Izreel».
   Essa scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai capi, che abitavano nella città di Nabot. Nelle lettere scrisse: «Bandite un digiuno e fate sedere Nabot in prima fila tra il popolo. Di fronte a lui fate sedere due uomini iniqui, i quali l’accusino: Hai maledetto Dio e il re! Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia». Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i capi che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedite. Bandirono il digiuno e fecero sedere Nabot in prima fila tra il popolo. Vennero due uomini iniqui, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: «Nabot ha maledetto Dio e il re». Lo condussero fuori della città e lo uccisero lapidandolo. Quindi mandarono a dire a Gezabele: «Nabot è stato lapidato ed è morto». Appena sentì che Nabot era stato lapidato e che era morto, disse ad Acab: «Su, impadronisciti della vigna di Nabot di Izreel, il quale ha rifiutato di vendertela, perché Nabot non vive più, è morto».
Quando sentì che Nabot era morto, Acab si mosse per scendere nella vigna di Nabot di Izreel a prenderla in possesso.
   Allora il Signore disse a Elia il Tisbita: «Su, recati da Acab, re di Israele, che abita in Samaria; ecco, è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderla in possesso. Gli riferirai: Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi! Per questo dice il Signore: Nel punto ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue». Acab disse a Elia: «Mi hai dunque colto in fallo, o mio nemico!» Quegli soggiunse: «Sì, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. Ecco, ti farò piombare addosso una sciagura; ti spazzerò via. Sterminerò, nella casa di Acab, ogni maschio, schiavo o libero in Israele».
   Quando sentì tali parole, Acab si strappò le vesti, indossò un sacco sulla carne e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. Il Signore disse a Elia, il Tisbita: «Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si è umiliato davanti a me, non farò piombare la sciagura sulla sua casa durante la sua vita, ma la farò scendere durante la vita del figlio».
 
RESPONSORIO                   Cfr. Gc 4, 8. 9. 10; 5, 6
 
R.
Lavate le vostre mani, peccatori; purificate i vostri
cuori, uomini irresoluti.
*
Fate lutto e piangete,
umiliatevi davanti al Signore.

V.
Avete condannato e ucciso il giusto, ed egli non
può opporre resistenza:

R.
fate lutto e piangete, umiliatevi davanti al Signore.
SECONDA LETTURA

Dall’opuscolo «Itinerario della mente a Dio» di san
Bonaventura, vescovo
 

(Cap. 7, 1. 2. 4. 6; Opera omnia, 5, 312-313).
 
La mistica sapienza
rivelata mediante lo Spirito Santo
 
   Cristo è la via e la porta. Cristo è la scala e il veicolo. È il propiziatorio collocato sopra l’arca di Dio (cfr. Es 26, 34). È «il mistero nascosto da secoli» (Ef 3, 9). Chi si rivolge a questo propiziatorio con dedizione assoluta, e fissa lo sguardo sul crocifisso Signore mediante la fede, la speranza, la carità, la devozione, l’ammirazione, l’esultanza, la stima, la lode e il giubilo del cuore, fa con lui la Pasqua, cioè il passaggio; attraversa con la verga della croce il Mare Rosso, uscendo dall’Egitto per inoltrarsi nel deserto. Qui gusta la manna nascosta, riposa con Cristo nella tomba come morto esteriormente, ma sente, tuttavia, per quanto lo consenta la condizione di viatori, ciò che in croce fu detto al buon ladrone, tanto vicino a Cristo con l’amore: «Oggi sarai con me nel paradiso!» (Lc 23, 43).
   Ma perché questo passaggio sia perfetto, è necessario che, sospesa l’attività intellettuale, ogni affetto del cuore sia integralmente trasformato e trasferito in Dio.
   È questo un fatto mistico e straordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve. Lo riceve solo chi lo desidera, non lo desidera se non colui che viene infiammato dal fuoco dello Spirito Santo, che Cristo ha portato in terra. Ecco perché l’Apostolo afferma che questa mistica sapienza è rivelata dallo Spirito Santo.
   Se poi vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la scienza, il desiderio non l’intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere, lo sposo non il maestro, Dio non l’uomo, la caligine non la chiarezza, non la luce ma il fuoco che infiamma tutto l’essere e lo inabissa in Dio con la sua soavissima unzione e con gli affetti più ardenti.
   Ora questo fuoco è Dio e questa fornace si trova nella santa Gerusalemme; ed è Cristo che li accende col calore della sua ardentissima passione. Lo può percepire solo colui che dice: L’anima mia ha preferito essere sospesa in croce e le mie ossa hanno prescelto la morte! (cfr. Gb 7, 15).
   Chi ama tale morte, può vedere Dio, perché rimane pur vero che: «Nessun uomo può vedermi e restar vivo» (Es 33, 20). Moriamo dunque ed entriamo in questa caligine; facciamo tacere le sollecitudini, le concupiscenze e le fantasie. Passiamo con Cristo crocifisso, «da questo mondo al Padre», perché, dopo averlo visto, possiamo dire con Filippo: «Questo ci basta» (Gv 14, 8); ascoltiamo con Paolo: «Ti basta la mia grazia» (2 Cor 12, 9); rallegriamoci con Davide, dicendo: «Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre» (Sal 72, 26). «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, da sempre, per sempre. Tutto il popolo dica: Amen» (Sal 105, 48).
 
RESPONSORIO                   1 Gv 3, 24; Sir 1, 9. 10

R.
Chi osserva i comandamenti rimane in Dio, e Dio è
in lui.
*
E questa è la prova: lo Spirito che ci ha dato.

V.
Il Signore ha creato la sapienza, l’ha diffusa su
ogni vivente, e la dona a quanti lo amano.

R.
E questa è la prova: lo Spirito che ci ha dato.
ORAZIONE
   O Dio onnipotente, guarda a noi tuoi fedeli riuniti nel ricordo della nascita al cielo del vescovo san Bonaventura, e fa’ che siamo illuminati dalla sua sapienza e stimolati dal suo serafico ardore. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.