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martedì 30 Giugno 2020

Ufficio delle letture

MARTEDI' - XIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - I SETTIMANA DEL SALTERIO
Grandezza Testo A A A
V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
Ascolta, o Padre santo,
la voce dei fedeli,
che invocano il tuo nome.
Tu spezza le catene,
guarisci le ferite,
perdona i nostri errori.
Senza te siam sommersi
in un gorgo profondo
di peccati e di tenebre.
Il tuo braccio potente
ci conduca a un approdo
di salvezza e di pace.
Sia onore e gloria al Padre,
al Figlio e al Santo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen.
1 ant.
Il Signore fa giustizia per i poveri.
SALMO 9 B    Preghiera e ringraziamento

Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio
(Lc 6, 20).

I    (22-32)
Perché, Signore, stai lontano, *
   nel tempo dell’angoscia ti nascondi?
Il misero soccombe all’orgoglio dell’empio *
   e cade nelle insidie tramate.
L’empio si vanta delle sue brame, *
   l’avaro maledice, disprezza Dio.
L’empio insolente disprezza il Signore: †
   «Dio non se ne cura: Dio non esiste»; *
   questo è il suo pensiero.
Le sue imprese riescono sempre. †
   Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi: *
   disprezza tutti i suoi avversari.
Egli pensa: «Non sarò mai scosso, *
   vivrò sempre senza sventure».
Di spergiuri, di frodi e d’inganni
      ha piena la bocca, *
   sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
Sta in agguato dietro le siepi, *
   dai nascondigli uccide l’innocente.
I suoi occhi spiano l’infelice, *
   sta in agguato nell’ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero, *
   ghermisce il misero attirandolo nella rete.
Infierisce di colpo sull’oppresso, *
   cadono gl’infelici sotto la sua violenza.
Egli pensa: «Dio dimentica, *
   nasconde il volto, non vede più nulla».
1 ant.
Il Signore fa giustizia per i poveri.
2 ant.
L’affanno e il dolore degli umili
          tu li vedi, o Signore.
II    (33-39)
Sorgi, Signore, alza la tua mano, *
   non dimenticare i miseri.
Perché l’empio disprezza Dio *
   e pensa: «Non ne chiede conto»?
Eppure tu vedi l’affanno e il dolore, *
   tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero, *
   dell’orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell’empio e del malvagio; *
   punisci il suo peccato e più non lo trovi.
Il Signore è re in eterno, per sempre: *
   dalla sua terra sono scomparse le genti.
Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, *
   rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio
per far giustizia all’orfano e all’oppresso; *
   e non incùta più terrore l’uomo fatto di terra.
2 ant.
L’affanno e il dolore degli umili
          tu li vedi, o Signore.
3 ant.
Le parole del Signore sono pure,
          argento raffinato nel fuoco.
SALMO 11    Preghiera nella persecuzione

Dio Padre si è degnato di mandare il suo Figlio per noi,
poveri
(sant’Agostino).

Salvami, Signore! Non c’è più un uomo fedele; *
   è scomparsa la fedeltà tra i figli dell’uomo.
Si dicono menzogne l’uno all’altro, *
   labbra bugiarde parlano con cuore doppio.
Recida il Signore le labbra bugiarde, *
   la lingua che dice parole arroganti,
quanti dicono: «Per la nostra lingua siamo forti, †
   ci difendiamo con le nostre labbra: *
   chi sarà nostro padrone?».
«Per l’oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, †
   io sorgerò, dice il Signore, *
   metterò in salvo chi è disprezzato».
I detti del Signore sono puri, †
   argento raffinato nel crogiuolo, *
   purificato nel fuoco sette volte.
Tu, o Signore, ci custodirai, *
   ci guarderai da questa gente per sempre.
Mentre gli empi si aggirano intorno, *
   emergono i peggiori tra gli uomini.
3 ant.
Le parole del Signore sono pure,
          argento raffinato nel fuoco.
V.
Il Signore guida gli umili nella giustizia,

R.
ai poveri insegna la sua via.
PRIMA LETTURA

Dal secondo libro di Samuele
2, 1-11; 3, 1-5
Davide viene consacrato re di Giuda e di Ebron
   In quei giorni Davide consultò il Signore dicendo: «Devo andare in qualcuna delle città di Giuda?». Il Signore gli rispose: «Va’!». Chiese ancora Davide: «Dove andrò?». Rispose: «A Ebron». Davide dunque andò là con le sue due mogli, Achinoam di Izreel e Abigail, già moglie di Nabal da Carmel. Davide portò con sé anche i suoi uomini, ognuno con la sua famiglia, e abitarono nella città di Ebron. Vennero allora gli uomini di Giuda e qui unsero Davide re sulla casa di Giuda.
   Come fu noto a Davide che gli uomini di Iabes di Galaad avevano sepolto Saul, Davide inviò messaggeri agli uomini di Iabes di Galaad per dir loro: «Benedetti voi dal Signore, perché avete fatto quest’opera di misericordia a Saul, vostro signore, e gli avete dato sepoltura. Vi renda dunque il Signore misericordia e fedeltà. Anch’io farò a voi del bene perché avete compiuto quest’opera. Ora riprendano coraggio le vostre mani e siate uomini forti. È morto Saul, vostro signore, ma quelli della tribù di Giuda hanno unto me come re sopra di loro».
   Intanto Abner figlio di Ner, capo dell’esercito di Saul, prese Is-Baal, figlio di Saul, e lo condusse a Macanaim. Poi lo costituì re su Galaad, sugli Asuriti, su Izreel, su Èfraim e su Beniamino, cioè su tutto Israele. Is-Baal, figlio di Saul, aveva quarant’anni quando fu fatto re di Israele e regnò due anni. Solo la casa di Giuda seguiva Davide. Il periodo di tempo durante il quale Davide fu re di Ebron fu di sette anni e sei mesi.
    La guerra tra la casa di Saul e la casa di Davide si protrasse a lungo. Davide con l’andar del tempo si faceva più forte, mentre la casa di Saul andava indebolendosi.
   In Ebron nacquero a Davide dei figli e furono: il maggiore Amnon, nato da Achinoam di Izreel; il secondo Kileab, da Abigail già moglie di Nabal da Carmel; il terzo Assalonne, nato da Maac, figlia di Talmai re di Ghesur; il quarto Adonia nato da Cagghit; il quinto Sefatia, figlio di Abital; il sesto Itream, nato da Egla moglie di Davide. Questi nacquero a Davide in Ebron.
 
RESPONSORIO                               Gn 49, 10. 8
R.
Non sarà tolto lo scettro di Giuda, né il bastone
del comando tra i suoi piedi,
*
finché verrà colui che
deve venire: a lui è dovuta l’obbedienza dei popoli.

V.
Giuda, te loderanno i tuoi fratelli; davanti a te si
prostreranno i figli di tuo padre,

R.
finché verrà colui che deve venire: a lui è dovuta
l’obbedienza dei popoli.
SECONDA LETTURA

Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
 
​​(Disc. 47, 12-14; CCL 41, 582-584)

Se io piacessi agli uomini,
non sarei più servitore di Cristo
   Questo è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza (cfr. 2 Cor 1, 12). Vi sono uomini avventati, detrattori, delatori, mormoratori, che cercano di congetturare quello che non vedono e si adoperano perfino a diffondere quello che neppure sono in grado di sospettare. Contro costoro che cosa resta, se non la testimonianza della nostra coscienza? Infatti, fratelli, neppure in quelli ai quali vogliamo piacere, noi pastori di anime, cerchiamo o dobbiamo cercare la nostra gloria, bensì mirare alla loro salvezza, in modo che, se ci comportiamo rettamente, essi non abbiano ad andare fuori strada nel tentativo di seguirci. Siano nostri imitatori, solo se almeno noi siamo imitatori di Cristo. Se invece non siamo imitatori di Cristo, lo siano almeno essi. Egli infatti pasce il suo gregge e, con tutti quelli che pascolano come si deve il loro gregge, vi è egli solo, perché tutti sono in lui.
    Non cerchiamo dunque il nostro interesse quando vogliamo piacere agli uomini, ma vogliamo rallegrarci con gli uomini, e siamo lieti che a loro piaccia il bene, per la loro utilità non per la nostra gloria. Contro chi l’Apostolo abbia detto: Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! (cfr. Gal 1, 10), è evidente. E per chi abbia detto: Cercate di piacere a tutti in tutto, come anch’io cerco di piacere a tutti attraverso tutte le cose (cfr. 1 Cor 10, 33), è altrettanto evidente. Tutte e due le cose sono lampanti, tutte e due pacifiche, tutte e due semplici, tutte e due chiare. Tu però mangia e bevi solamente, non calpestare e non intorbidare quello che mangi e quello che bevi.
   Certamente hai ascoltato anche il Signore stesso Gesù Cristo, maestro degli apostoli: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5, 16), cioè colui che vi ha resi tali. Noi siamo infatti il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce (cfr. Sal 94, 7). Sia lodato perciò chi ti ha reso buono se sei buono. Non sei tu, perché, per te stesso, non avresti potuto essere se non cattivo. Perché poi vorresti stravolgere la verità pretendendo lodi quando fai bene, e rigettando sul Signore la vergogna quando operi male?
   Certamente chi disse: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini» (Mt 5, 16), ha ugualmente affermato nello stesso discorso: «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini» (Mt 6, 1). Ma come questi insegnamenti ti sembravano contraddittori nell’Apostolo, così avviene nel vangelo. Se però non intorbidisci l’acqua del tuo cuore, anche qui riconoscerai l’armonia delle Scritture e anche tu sarai in piena armonia con loro.
   Cerchiamo dunque, fratelli, non soltanto di vivere bene, ma anche di comportarci bene davanti agli uomini. Non tendiamo solo ad avere una retta coscienza, ma per quanto lo comporta la nostra debolezza e lo consente la fragilità umana, sia anche nostro fermo impegno a non compiere nulla che possa destare un cattivo sospetto nel fratello debole. Mentre mangiamo buone erbe e beviamo acque limpide, non calpestiamo i pascoli di Dio, perché le pecore inferme non abbiano a mangiare ciò che è calpestato, e bere ciò che è stato intorbidato.
 
RESPONSORIO               Fil 2, 2. 3-4; 1 Ts 5, 14. 15
R.
Rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri
spiriti, con la stessa carità, con gli stessi sentimenti.
Ciascuno consideri gli altri superiori a se stesso,
*

senza cercare il proprio interesse, ma quello degli
altri.

V.
Sostenete i deboli, siate pazienti con tutti, cercate
sempre il bene tra voi e con tutti,

R.
senza cercare il proprio interesse, ma quello degli
altri.
ORAZIONE
   O Dio, che con il tuo Spirito di adozione ci hai reso figli della luce, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.