HomeLiturgia delle Ore
lunedì 20 Marzo 2023

Ufficio delle letture

SAN GIUSEPPE SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA - SOLENNITA' - LITURGIA PROPRIA
Grandezza Testo A A A
V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
Santa e dolce dimora,
dove Gesù fanciullo
nasconde la sua gloria!
Giuseppe addestra all’umile
arte del falegname
il Figlio dell’Altissimo.
Accanto a lui Maria
fa lieta la sua casa
di una limpida gioia.
La mano del Signore
li guida e li protegge
nei giorni della prova.
O famiglia di Nazareth,
esperta del soffrire,
dona al mondo la pace.
A te sia lode, o Cristo,
al Padre ed allo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen.
Oppure:
Iste, quem læti cólimus fidéles,
cuius excélsos cánimus triúmphos,
hac die Ioseph méruit perénnis
    gáudia vitæ.
O nimis felix, nimis o beátus,
cuius extrémam vígiles ad horam
Christus et Virgo simul astitérunt
    ore seréno.
Iustus insígnis, láqueo solútus
carnis, ad sedes plácido sopóre
migrat ætérnas, rutilísque cingit
    témpora sertis.
Ergo regnántem flagitémus omnes,
adsit ut nobis, veniámque nostris
óbtinens culpis, tríbuat supérnæ
    múnera pacis.
Sint tibi plausus, tibi sint honóres,
trine qui regnas Deus, et corónas
áureas servo tríbuis fidéli
    omne per ævum. Amen.
1 ant.
Giuseppe, non temere di prendere con te
          Maria, tua sposa:
          al figlio che da lei nascerà
          darai il nome di Gesù.
SALMO   20, 2-8. 14
Signore, il re gioisce della tua potenza, *
    quanto esulta per la tua salvezza!
Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, *
    non hai respinto il voto delle sue labbra.
Gli vieni incontro con larghe benedizioni; *
    gli poni sul capo una corona di oro fino.
Vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa, *
    lunghi giorni in eterno, senza fine.
Grande è la sua gloria per la tua salvezza, *
    lo avvolgi di maestà e di onore;
lo fai oggetto di benedizioni per sempre, *
    lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.
Perché il re confida nel Signore: *
    per la fedeltà dell’Altissimo non sarà mai scosso.
Alzati, Signore, in tutta la tua forza; *
    canteremo inni alla tua potenza.
1 ant.
Giuseppe, non temere di prendere con te
          Maria, tua sposa:
          al figlio che da lei nascerà
          darai il nome di Gesù.
2 ant.
Obbediente alla parola dell’angelo,
          Giuseppe andò a vivere con la sua sposa.
SALMO 91

I    (2-9)
È bello dar lode al Signore *
    e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunziare al mattino il tuo amore, *
    la tua fedeltà lungo la notte,
sull’arpa a dieci corde e sulla lira, *
    con canti sulla cetra.
Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie, *
    esulto per l’opera delle tue mani.
Come sono grandi le tue opere, Signore, *
    quanto profondi i tuoi pensieri!
L’uomo insensato non intende *
    e lo stolto non capisce:
se i peccatori germogliano come l’erba *
    e fioriscono tutti i malfattori,
li attende una rovina eterna: *
    ma tu sei l’eccelso per sempre, o Signore.
2 ant.
Obbediente alla parola dell’angelo,
          Giuseppe andò a vivere con la sua sposa.
3 ant.
Nell’anno del censimento
          Giuseppe e Maria partirono da Nazareth
          per salire a Betlemme, la città di Davide.
II    (10-16)
Ecco, i tuoi nemici, o Signore, †
    ecco, i tuoi nemici periranno, *
    saranno dispersi tutti i malfattori.
Tu mi doni la forza di un bufalo, *
    mi cospargi di olio splendente.
I miei occhi disprezzeranno i miei nemici, †
    e contro gli iniqui che mi assalgono *
    i miei orecchi udranno cose infauste.
Il giusto fiorirà come palma, *
    crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore, *
    fioriranno negli atri del nostro Dio.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti, *
    saranno vegeti e rigogliosi,
per annunziare quanto è retto il Signore: *
    mia roccia, in lui non c’è ingiustizia.
3 ant.
Nell’anno del censimento
          Giuseppe e Maria partirono da Nazareth
          per salire a Betlemme, la città di Davide.
V.
Il giusto crescerà come un giglio,

R.
fiorirà in eterno davanti al Signore.
PRIMA LETTURA

Dalla lettera agli Ebrei
11, 1-16
La fede dei santi padri
   Fratelli, la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza.
   Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede.
   Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.
   Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti prima che fosse portato via, ricevette testimonianza di essere stato gradito a Dio (Gn 5, 24; Sir 44, 16). Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s’accosta a Dio deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano.
   Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, compreso da pio timore, costruì un’arca a salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e divenne erede della giustizia secondo la fede.
   Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
   Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
   Per fede anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare (Gn 15, 5; 22, 17; 32, 12. 13).
   Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città.
 
RESPONSORIO            Cfr. Rm 4, 20. 22; Gc 2, 22
R.
Fiducioso nella promessa di Dio, non vacillò, ma
si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio.
*
Questo
gli fu accreditato come giustizia.

V.
La fede cooperava con le opere di lui, e per le
opere quella fede divenne perfetta.

R.
Questo gli fu accreditato come giustizia.
SECONDA LETTURA

Dai «Discorsi» di san Bernardino da Siena, sacerdote
(Disc. 2 su san Giuseppe; Opera 7, 16. 27-30)

​Il fedele nutrizio e custode
   Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate a una creatura ragionevole è che quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno per una grazia singolare o per uno stato sublime, concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall’eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Perciò il Signore gli dice: Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (cfr. Mt 25, 21).
   Se poni san Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l’uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così in verità dopo di lei deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza.
   Infatti egli segna la conclusione dell’Antico Testamento e in lui i grandi patriarchi e i profeti conseguono il frutto promesso. Invero egli solo poté godere della presenza fisica di colui che la divina condiscendenza aveva loro promesso.
   Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e quell’altissima dignità che gli ha mostrato mentre viveva fra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l’ha portata al massimo della perfezione.
   Perciò non senza motivo il Signore soggiunge: «Entra nella gioia del tuo Signore». Sebbene sia la gioia della beatitudine eterna che entra nel cuore dell’uomo, il Signore ha preferito dire: «Entra nella gioia», per insinuare misticamente che quella gioia non solo è dentro di lui, ma lo circonda e assorbe da ogni parte e lo sommerge come un abisso infinito.
   Ricòrdati dunque di noi, o beato Giuseppe, e intercedi presso il tuo Figlio putativo con la tua potente preghiera; ma rendici anche propizia la beatissima Vergine tua sposa, che è Madre di colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli infiniti. Amen.
 
RESPONSORIO           Cfr. Gn 45, 8. 7; Sal 117, 14
R.
Dio mi ha reso come un padre per il Re, signore
e custode della sua famiglia;
*
mi ha dato gloria, per
salvare la vita di molta gente.

V.
Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la
mia salvezza.

R.
Mi ha dato gloria, per salvare la vita di molta
gente.
INNO Te Deum
Noi ti lodiamo, Dio, *
   ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
   tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli *
   e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
   il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra *
   sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
   e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
   la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
   e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, *
   eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
   per la salvezza dell'uomo.
Vincitore della morte, *
   hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
   Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
   che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
   nell'assemblea dei santi.
*
Salva il tuo popolo, Signore, *
   guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
   lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, *
   di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
   in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore, *
   pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
   non saremo confusi in eterno.
Oppure
Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur.
Tibi omnes ángeli, *
   tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *
   incessábili voce proclámant:
Sanctus, * Sanctus, * Sanctus *
   Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuæ.
Te gloriósus * Apostolórum chorus,
te prophetárum * laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus * laudat exércitus.
Te per orbem terrárum *
   sancta confitétur Ecclésia,
Patrem * imménsæ maiestátis;
venerándum tuum verum * et únicum Fílium;
Sanctum quoque * Paráclitum Spiritum.
Tu rex glóriæ, * Christe.
Tu Patris * sempitérnus es Fílius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
   non horruisti Vírginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo, *
   aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.
Iudex créderis * esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
   quos pretióso sánguine redemísti.
Ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári.
*
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
   et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.
Per singulos dies * benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
   et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto *
   sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
   quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *
   non confúndar in ætérnum.
* Quest’ultima parte dell’inno si può omettere.
ORAZIONE
   O Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.