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mercoledì 08 Febbraio 2023

Ufficio delle letture

SANTA GIUSEPPINA BAKHITA, VERGINE - MEMORIA FACOLTATIVA
Grandezza Testo A A A
V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
La carità divina
congiunge santa Giuseppina Bakhita.
all’eterno convito
nel regno dei beati.
La fiamma dello Spirito
ha impresso nel suo cuore
il sigillo indelebile
dell’amore di Dio.
O sorella dei poveri,
intercedi per noi;
sostieni i nostri passi
nella via della pace.
Tu guidaci alla vetta
della santa montagna,
dove i miti possiedono
il regno del Signore.
Sia lode al Padre e al Figlio,
sia onore al Santo Spirito,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.
1 ant.
Ti amo, Signore, mia forza.
SALMO 17, 2-30
Ringraziamento per la salvezza e la vittoria
 
Le potenze del cielo saranno sconvolte. Allora vedranno
il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza
e gloria grande... Quando cominceranno ad accadere
queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra
liberazione è vicina.
(Lc 21, 26).

I    (2-7)
Ti amo, Signore, mia forza, *
  
   †
 Signore, mia roccia,
       mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; *
   mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
Invoco il Signore, degno di lode, *
   e sarò salvato dai miei nemici.
Mi circondavano flutti di morte, *
    mi travolgevano torrenti impetuosi;
già mi avvolgevano i lacci degli inferi, *
   già mi stringevano agguati mortali.
Nel mio affanno invocai il Signore, *
    nell’angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce, *
    al suo orecchio pervenne il mio grido.
1 ant.
Ti amo, Signore, mia forza.
2 ant.
Il Signore mi ha liberato,
          perché mi vuol bene.
II    (8-20)
La terra tremò e si scosse; †
   vacillarono le fondamenta dei monti, *
   si scossero perché egli era sdegnato.
Dalle sue narici saliva fumo, †
   dalla sua bocca un fuoco divorante; *
   da lui sprizzavano carboni ardenti.
Abbassò i cieli e discese, *
   fosca caligine sotto i suoi piedi.
Cavalcava un cherubino e volava, *
   si librava sulle ali del vento.
Si avvolgeva di tenebre come di velo, *
   acque oscure e dense nubi lo coprivano.
Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi *
   con grandine e carboni ardenti.
Il Signore tuonò dal cielo, †
   l’Altissimo fece udire la sua voce: *
   grandine e carboni ardenti.
Scagliò saette e li disperse, *
   fulminò con folgori e li sconfisse.
Allora apparve il fondo del mare, *
   si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore, *
   per lo spirare del tuo furore.
Stese la mano dall’alto e mi prese, *
   mi sollevò dalle grandi acque,
mi liberò da nemici potenti, †
   da coloro che mi odiavano *
   ed erano di me più forti.
Mi assalirono nel giorno di sventura, *
   ma il Signore fu mio sostegno;
mi portò al largo, *
   mi liberò perché mi vuol bene.
2 ant.
Il Signore mi ha liberato,
          perché mi vuol bene.
3 ant.
Signore, tu sei luce alla mia lampada,
          tu rischiari le mie tenebre.
III    (21-30)
Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia, *
   mi ripaga secondo l’innocenza delle mie mani;
perché ho custodito le vie del Signore, *
   non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
I suoi giudizi mi stanno tutti davanti, *
   non ho respinto da me la sua legge;
ma integro sono stato con lui *
   e mi sono guardato dalla colpa.
Il Signore mi rende secondo la mia giustizia, *
   secondo l’innocenza delle mie mani
      davanti ai suoi occhi.
Con l’uomo buono tu sei buono, *
   con l’uomo integro tu sei integro,
con l’uomo puro tu sei puro, *
   con il perverso tu sei astuto.
Perché tu salvi il popolo degli umili, *
   ma abbassi gli occhi dei superbi.

Tu, Signore, sei luce alla mia lampada; *
   il mio Dio rischiara le mie tenebre.
Con te mi lancerò contro le schiere, *
   con il mio Dio scavalcherò le mura.
3 ant.
Signore, tu sei luce alla mia lampada,
          tu rischiari le mie tenebre.
V.
Tutti erano ammirati delle parole di grazia
R.
che uscivano dalla bocca di Cristo.
PRIMA LETTURA

Dalla lettera ai Galati di san Paolo, apostolo
3, 15 – 4, 7
Il compito della legge
   
   Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa. Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: «e ai tuoi discendenti», come se si trattasse di molti, ma «e alla tua discendenza» (Gn 12, 7), come a uno solo, cioè Cristo. Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa. Se infatti l’eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.
   Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della discendenza per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore. Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo. La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.
   Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più Giudeo né Greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.
   Ecco, io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l’erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. Così anche noi, quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.
 
RESPONSORIO         Cfr. Gal 3, 27. 28; Ef 4, 24

R.
Battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.
Non c’è più Giudeo né Greco:
*
tutti voi siete uno
in Cristo Gesù.

V.
Rivestite l’uomo nuovo, creato secondo Dio
nella giustizia e nella santità vera:

R.
tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
SECONDA LETTURA
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
(Sermo 53, 1-6: Revue bénédictine, 104, 1994, 21-24)
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio
   Non si rifiuti la lotta, se si ama il premio, e l’animo si accenda dal desiderio di operare, se è assicurata la ricompensa. Ciò che vogliamo, ciò che desideriamo,ciò che domandiamo sarà per dopo; quello invece che ci viene comandato di fare per avere ciò che sarà dopo, è per adesso.
   Ecco, comincia a riprendere le parole della Scrittura e gli stessi precetti del Vangelo o le ricompense. «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). Il regno dei cieli sarà tuo dopo; ora sii povero in spirito. Vuoi che dopo il regno dei cieli sia tuo? Vedi di chi tu sei ora. Sii povero in spirito. Forse mi chiedi che cosa significhi essere povero in spirito. Chi è gonfio d’orgoglio non è povero in spirito; l’umile dunque è povero in spirito. Il regno dei cieli è in alto; ma chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11).
   Fa’ attenzione a quello che segue: «Beati i miti, perché erediteranno la terra» (Mt 5, 5). Vuoi già da adesso possedere la terra? Guarda di non essere posseduto dalla terra. La possederai se sei mite, sarai posseduto se manchi di mitezza. Ascoltando il premio proposto, che è il possesso della terra, non cominciare a estendere le braccia della tua avarizia, con le quali vuoi possedere ora la terra, escludendo naturalmente il tuo vicino: non ti tragga in inganno questo pensiero. Allora veramente possederai la terra, quando sarai unito a colui che ha fatto il cielo e la terra. Questo significa essere mite: non resistere al tuo Dio, di modo che quando fai il bene, tu non ti compiaccia in te stesso, ma in lui; e quando soffri giustamente qualche male, non te la prenda con lui, ma con te stesso. E non basta compiacerti in lui e prendertela con te stesso, perché se ti compiaci di te stesso, dispiaci a lui.
   A ciò si aggiunga l’opera e il frutto: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati» (Mt 5,6). Tu vuoi essere saziato. Da che cosa? Se il tuo corpo brama essere saziato, dopo che ha digerito sentirai ancora fame. Chi beve di quest’acqua, dice, avrà di nuovo sete (Gv 4,13). La medicazione che si pone sulla ferita, se è efficace toglie il dolore; ciò invece che si oppone alla fame, cioè il cibo, è efficace solo per un poco. Passata la sazietà, torna la fame. È vero che ogni giorno si appresta il rimedio del saziarsi, ma la ferita della debolezza non viene guarita. Abbiamo dunque fame e sete della giustizia, per essere saziati da quella stessa giustizia della quale ora abbiamo fame e sete. Infatti saremo saziati con ciò di cui abbiamo fame e sete. Il nostro uomo interiore abbia dunque fame e sete: ha infatti un suo cibo e una sua bevanda. Io sono, dice, il pane disceso dal cielo (Gv 6,41). Hai il pane per l’affamato; desidera anche la bevanda per l’assetato, poiché presso di te è la fonte del- la vita (Sal 35,9).
   Fa’ attenzione a quanto segue: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Qui è il termine del nostro amore; termine nel quale siamo realizzati, non consumati. È terminato il cibo, è terminato il vestito: il cibo, perché mangiandolo viene consumato; il vestito, perché finita la tessitura è completato. Entrambi sono terminati, ma uno termina per esaurimento, l’altro per perfezionamento. Tutto ciò che facciamo, ma fatto bene, tutto ciò che intraprendiamo, tutto ciò per cui ardiamo lodevolmente, tutto ciò che desideriamo senza colpa, quando verrà la visione di Dio, non sarà più ricercato da noi. Se uno ha Dio, che cos’altro cerca? Se Dio non gli basta, che cosa gli basterà? Vogliamo vedere Dio, cerchiamo di vedere Dio, ardiamo dal desiderio di vedere Dio. Chi non lo desidera? Ma vedi che cosa è detto: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio». Prepara ciò che ti permetterà di vederlo. Per portare un esempio materiale, come fai a desiderare il sorgere del sole se hai gli occhi infiammati? Se gli occhi sono sani, quella luce sarà un godimento; se invece sono malati, quella luce sarà un tormento. Se non hai il cuore puro, non ti sarà concesso di vedere ciò che si vede solo con il cuore puro. Sarai respinto, sarai allontanato, non potrai vedere.
 
RESPONSORIO              Cf. Mt 11, 29-30; 11, 28
R.
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
e imparate da me, che sono mite e umile di cuore.

*
Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero.

V.
Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi,
e io vi ristorerò.

R.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero.
ORAZIONE
   O Dio, che hai elevato santa Giuseppina (Bakhita) dalla misera condizione di schiava alla dignità di figlia tua e sposa di Cristo, concedi che, sul suo esempio, seguiamo con amore fedele il Signore Gesù crocifisso e, dediti alle opere di misericordia, perseveriamo nella carità. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.

Memoria facoltativa

SANTA GIUSEPPINA BAKHITA, VERGINE - MEMORIA FACOLTATIVA