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I primi nordafricani
nelle diocesi italiane

immigrati
Il tema degli sbarchi dei migranti in fuga dal Nord Africa è stato ovviamente uno dei punti prioritari di confronto nel lavoro della Presidenza di Caritas Italiana che si è riunita a Roma la scorsa settimana sotto la guida di S.E. Mons. Giuseppe Merisi. Continua il monitoraggio operato dalla Caritas diocesane: a tutt’oggi si è arrivati a 3.117 posti individuati in 107 diocesi. Al momento ne sono stati attivati circa 400, di cui 170 nelle diocesi di Firenze, Arezzo e Pistoia, mentre 237 in Umbria a Perugia, Città della Pieve, Foligno, Città di Castello, Gubbio, Spoleto Norcia, Assisi, Terni Narni Amelia, Orvieto Todi.
Sull’utilizzo dei restanti è ancora in corso una interlocuzione con il Ministero dell’Interno e con le Regioni alle quali è stata demandata la questione dell’accoglienza diffusa sui territori. Al momento si sta cercando ancora di capire chi potrà usufruire di questa accoglienza e in che modo, stanti le incertezze sulle convenzioni da siglare.
Nella riunione informativa del 12 aprile della Consulta Nazionale degli organismi di volontariato e della protezione civile, di cui Caritas Italiana è membro, è stato preannunciato che le previsioni della protezione civile parlano di un intervento che riguarderà circa 58.000 accoglienze di cui 8.000 istituzionali (ovvero nelle strutture governative già esistenti) e le restanti da individuare sul territorio nazionale attraverso forme di accoglienza diffusa.
Il piano prevede anche l’allestimento e la gestione da parte del Dipartimento della protezione civile di strutture intermedie (tendenzialmente non tendopoli) da realizzare esclusivamente in Sicilia, nel caso di afflusso massiccio che debba essere gestito con strutture di transito. Inoltre nei luoghi di frontiera (Lampedusa, Ventimiglia), il coordinamento delle operazioni sarà di diretta competenza della protezione civile.
Quanto all’accoglienza diffusa, la linea che sembra verrà tenuta sarà quella di mettere in piedi una Cabina di Regia in ogni Regione con questi attori: le Regioni stesse, attraverso il Dipartimento regionale di protezione civile, e gli enti locali, che si avvarranno del supporto di enti gestori (fra cui evidentemente le Caritas diocesane) per individuare le strutture dove effettuare le accoglienze stesse.
All’esito della riunione è stato chiesto esplicitamente a Caritas Italiana di prevedere a livello regionale brevi momenti formativi a beneficio delle numerose organizzazioni di volontariato che saranno impegnate in questo piano.
Il tema degli sbarchi dei migranti in fuga dal Nord Africa è stato ovviamente uno dei punti prioritari di confronto nel lavoro della Presidenza di Caritas Italiana che si è riunita a Roma la scorsa settimana sotto la guida di S.E. Mons. Giuseppe Merisi. Continua il monitoraggio operato dalla Caritas diocesane: a tutt’oggi si è arrivati a 3.117 posti individuati in 107 diocesi. Al momento ne sono stati attivati circa 400, di cui 170 nelle diocesi di Firenze, Arezzo e Pistoia, mentre 237 in Umbria a Perugia, Città della Pieve, Foligno, Città di Castello, Gubbio, Spoleto Norcia, Assisi, Terni Narni Amelia, Orvieto Todi.
Sull’utilizzo dei restanti è ancora in corso una interlocuzione con il Ministero dell’Interno e con le Regioni alle quali è stata demandata la questione dell’accoglienza diffusa sui territori. Al momento si sta cercando ancora di capire chi potrà usufruire di questa accoglienza e in che modo, stanti le incertezze sulle convenzioni da siglare.
Nella riunione informativa del 12 aprile della Consulta Nazionale degli organismi di volontariato e della protezione civile, di cui Caritas Italiana è membro, è stato preannunciato che le previsioni della protezione civile parlano di un intervento che riguarderà circa 58.000 accoglienze di cui 8.000 istituzionali (ovvero nelle strutture governative già esistenti) e le restanti da individuare sul territorio nazionale attraverso forme di accoglienza diffusa.
Il piano prevede anche l’allestimento e la gestione da parte del Dipartimento della protezione civile di strutture intermedie (tendenzialmente non tendopoli) da realizzare esclusivamente in Sicilia, nel caso di afflusso massiccio che debba essere gestito con strutture di transito. Inoltre nei luoghi di frontiera (Lampedusa, Ventimiglia), il coordinamento delle operazioni sarà di diretta competenza della protezione civile.
Quanto all’accoglienza diffusa, la linea che sembra verrà tenuta sarà quella di mettere in piedi una Cabina di Regia in ogni Regione con questi attori: le Regioni stesse, attraverso il Dipartimento regionale di protezione civile, e gli enti locali, che si avvarranno del supporto di enti gestori (fra cui evidentemente le Caritas diocesane) per individuare le strutture dove effettuare le accoglienze stesse.
All’esito della riunione è stato chiesto esplicitamente a Caritas Italiana di prevedere a livello regionale brevi momenti formativi a beneficio delle numerose organizzazioni di volontariato che saranno impegnate in questo piano.
17 Aprile 2011

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