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Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 1982


Con lettera n. 20769/81 del 17 dicembre 1981 il Pontificio Consiglio «Cor Unum» trasmetteva ai Presidenti delle Conferenze Episcopali il testo del seguente Messaggio.
 
 
Carissimi Fratelli e Sorelle,
 
«Chi è il mio prossimo?» (Lc 10, 20).
Ricordate? E´ con la parabola del Buon Samaritano che Gesù risponde alla domanda di un dottore della Legge, subito dopo che questi ha citato quanto recita la Legge: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
Il Buon Samaritano è il Cristo; è Lui che per primo si è avvicinato a noi facendo di noi il suo prossimo, per soccorrerci, guarirci e salvarci: «Spogliò se stesso, assumendo le condizioni di servo e diventando simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte ed alla morte di croce» (Fil 2, 7-8).
Ma se c´è ancora qualche distanza tra Dio e noi, ciò non dipende che da noi, dagli ostacoli che frapponiamo a questo avvicinamento. Il peccato che è nel nostro cuore, le ingiustizie che commettiamo, l´odio e le divisioni che alimentiamo: tutto ciò ci porta a non amare ancora Dio con tutta la nostra anima, con tutta la nostra forza. Il tempo quaresimale è il tempo privilegiato della purificazione e della penitenza per permettere al Signore di farci prossimo suo e di salvarci col suo amore.
Il secondo Comandamento è simile al primo (Cfr. Mt 22, 39) e forma un tutt´uno con esso. Noi dobbiamo amare gli altri con lo stesso amore che Dio riversa nei nostri cuori e col quale egli stesso li ama. Anche qui, quanti ostacoli per fare dell´altro il nostro prossimo: non amiamo abbastanza Dio e i nostri fratelli.
Perché ancora tante difficoltà ad abbandonare lo stadio, importante ma insufficiente, della riflessione, delle dichiarazioni e delle professioni per farci emigranti con gli emigranti, rifugiati coi rifugiati, poveri con quanti sono sprovvisti di tutto?
Il tempo quaresimale è dato a noi come Chiesa e tramite la Chiesa, per purificarci dai residui di egoismo, di eccessivo attaccamento ai beni, materiali od altri, che ci tengono distanti da quanti hanno diritti su di noi: principalmente quelli che, fisicamente vicini o lontani da noi, non hanno possibilità di vivere con dignità la loro vita di uomini e di donne, creati ad immagine e somiglianza di Dio.
Lasciatevi dunque permeare dallo spirito di penitenza e di conversione, che è spirito d´amore e di condivisione; ad imitazione del Cristo, fatevi vicini ai poveri, ai feriti ed a quelli che il mondo respinge.
Partecipate a tutto quanto si realizza nella vostra Chiesa locale affinché i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà procurino a ciascuno dei loro fratelli i mezzi, anche quelli materiali, di vivere degnamente, di assumere in proprio la loro promozione umana e spirituale e quella delle loro famiglie.
Le collette quaresimali - e ciò vale anche per i paesi poveri – vi diano modo di aiutare, attraverso la condivisione, le Chiese locali dei paesi ancora più poveri a compiere la loro missione di Buoni Samaritani verso coloro di cui esse sono direttamente responsabili: i poveri, gli affamati, le vittime della ingiustizia e quanti non possono ancora essere i responsabili dello sviluppo proprio e delle loro comunità umane.
Penitenza, conversione: questo è il cammino, non triste ma liberatore, del nostro tempo di Quaresima.
E se vi ponete ancora la domanda: «Chi è il mio prossimo?», leggerete la risposta sul volto del Cristo e l´ascolterete dalle sue labbra: «in verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l´avete fatto a me» (Mt 25, 40).
 
GIOVANNI PAOLO PP. II