“L’uomo invecchia, la Persona non ha età”

Intervento al convegno

Grazie per l’invito a questo incontro così importante e significativo degli Enti e delle Strutture che voi rappresentate e delle Associazioni in cui vi riconoscete. Saluto cordialmente il Presidente di ARIS, padre Virginio Bebber, e il Presidente di UNEBA, dottor Franco Massi. Un cordiale saluto e ringraziamento all’Istituto Auxologico Italiano per il coordinamento scientifico. Un caro saluto al direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute, don Massimo Angelelli.
Oggi, Festa di San Francesco, Patrono d’Italia, sento in particolar modo l’importanza di questo appuntamento, perché abbiamo sempre a cuore il bene dell’intero Paese.
Vorrei condividere con voi alcune attenzioni, come i segnavia che si incontrano nei sentieri di montagna, per proporre un approccio al tema “L’uomo invecchia, la persona non ha età”.
La Chiesa legge i “segni dei tempi”
Il Concilio Vaticano II insegna che tutti i membri della Chiesa, quindi non solo Vescovi e sacerdoti, ma tutti i laici ovunque presenti, devono lasciarsi interrogare dai “segni dei tempi” per collocarsi nella giusta prospettiva del “servizio all’uomo”. «L’umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all’insieme del globo»[1] afferma la Gaudium et Spes. Non oso parlare di profezia in senso stretto, ma di voce profetica della Chiesa, sì.
È indubbio che stiamo vivendo un periodo di cambiamenti, di “profondi e rapidi mutamenti” così profondi e dirompenti, come pure è in forte trasformazione la dimensione religiosa, che siamo arrivati ad un mutamento d’epoca antropologico.
Accenno ad alcuni dei “segni dei tempi” che ci interrogano:

  1. la pandemia è il primo evento “simultaneo” che non abbia solo una valenza narrativo-rappresentativa in diretta in mondovisione (come possono esserlo stati lo sbarco dell’uomo sulla luna nel 1969, o proprio vent’anni fa l’abbattimento delle Torri gemelle a New York), ma effettiva: il virus che ci sta contagiando ha colpito quasi 230 milioni di persone nel mondo e sono stati somministrati oltre 6 miliardi di dosi di vaccino[2];
  2. un secondo aspetto che caratterizza questo periodo storico, come segnalano gli specialisti della salute mentale, è che le malattie mentali saranno nel mondo la prima causa di malattia nel 2030[3] e che stiamo assistendo ad una radicale mutazione dell’uomo in senso tecno-mediato[4]. Papa Francesco, leggendo «il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza» osserva che «Tutto questo ha una particolare valenza nel nostro tempo, perché quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca»[5].
  3. In una sottolineatura del titolo che mi è stato affidato, vorrei porre l’attenzione su “La Persona”. Come ben sapete, “persona” è uno dei concetti chiave che sta alla base della filosofia che accompagna il Concilio Vaticano II. È il personalismo filosofico che assiste la Chiesa del XX secolo nel suo dialogo con il mondo, con la scienza, con la cultura, con il mondo del lavoro e della produzione, con le nuove tecnologie, e nel confronto con alcune impostazioni filosofiche e politiche che annichilivano l’uomo. Riconoscere la persona e la sua intrinseca dignità porta con sé, come insegna san Giovanni Paolo II, il “principio” relazionale.

Con questo possiamo dire di aver posto un primo punto essenziale del nostro lavoro: la relazione umana non subisce, mai, i vincoli dell’età, perché l’essere-in-relazione è costitutivo dell’essere umano.

  1. C’è un quarto “segno dei tempi” che è possibile osservare empiricamente: la civiltà occidentale è invecchiata, “L’Uomo invecchia”. L’Italia, rilevano le ultime statistiche, vive un mutamento demografico di profondo gelo[6]. Le piramidi demografiche dell’Europa, del Giappone, e un po’ meno dell’America del Nord sono inequivocabili: una sempre maggior fetta di anziani poggia su una base sempre più ristretta di giovani, e il tessuto produttivo dei nostri Paesi sta acquisendo sempre maggiore “instabilità” demografica.
  2. Il 2020 è stato un anno segnato da una situazione irreversibile: abbiamo scoperto che nuovi virus possono accadere, possono penetrare nella nostra sfera vitale e modificare il nostro eco-sistema globale, possono essere “pandemia simultanea”. L’Italia – segnala l’ISTAT – vede anche a causa di questa situazione un grave sviluppo delle condizioni di fragilità degli anziani: «La pandemia ha avuto un effetto drammatico sulla mortalità, non solo per i decessi causati direttamente, ma anche per quelli dovuti all’acuirsi delle condizioni di fragilità della popolazione, soprattutto anziana»[7].
  3. La pandemia è stato quindi quel fattore scatenante che ha portato in evidenza come la popolazione anziana stia vivendo un momento storico di una solitudine nuova, per dimensione, per isolamento sociale, e per il mutato rapporto generazionale.
  4. Ed alla solitudine – individuale – si aggiunge quella situazione contemporanea – sociale e collettiva – che Papa Francesco definisce una “cultura dello scarto”, che arriva a produrre una “eutanasia nascosta”, indiretta, da abbandono fisico, sociale, anche terapeutico[8].

 
Papa Francesco e la “Giornata” dei nonni e degli anziani
Una prima risposta a questa situazione è ricca di simbolicità: l’istituzione, da parte del Santo Padre Francesco, della Giornata dei Nonni e degli Anziani[9].
Papa Francesco, con l’istituire la Festa dei nonni di Gesù (i Santi Gioacchino ed Anna), ha dato due segnali forti: 1) quello sulle generazioni più anziane, e 2) quello sul legame con il Cristo: i nonni di Gesù sono un segnavia decisamente cristiano. Se non si rileva questa relazione, si lascia Dio “fuori dalla porta”. I nonni di Gesù sono il segno che la salvezza cristiana non ha paura della carne umana, anzi, riconosce in essa e attraverso di essa l’incarnazione del Figlio di Dio.
Ciò significa che a questa corporeità umana occorre non solo offrire ma garantire sempre il massimo rispetto.
Questo ci permette di avvicinarci alla seconda parte del tema affidatomi: “la persona non ha età”. La corporeità in cui la persona “è soggetto” assicura “il permanere dell’umano”, nonostante lo scorrere del tempo, nonostante le mutazioni esteriori ed interiori.
Ma all’invecchiamento anagrafico non corrisponde un degrado spirituale, anzi, possono maturare esperienze, possono crescere la dimensione della donazione e la accettazione dei propri limiti, si pongono di sicuro delle nuove “domande di senso” sull’esistenza e sulla morte. San Giovanni Paolo II ne è stato testimone.
Essere nonni è guardare attraverso il prisma delle persone più giovani la vita, vederne colori nuovi, vederne significati prima annodati, nascosti.
Ciò però comporta almeno il porsi in atteggiamento di domanda, vero, aperto alla trascendenza, aperto alla spiritualità; e ciò chiede che ci sia qualcuno che ascolta.
 
Pastorale territoriale: la parrocchia e la famiglia
Una seconda risposta ha un nome “pastorale territoriale della salute”, o “comunità sanante”: famiglia e parrocchia insieme. È una delle chiavi di volta dell’ascolto.
Come recentemente rilevato[10], la “cura dell’anziano” – e più in generale della persona che invecchia, di quella malata, soprattutto se multi-patologica – ha a che fare con una “dimensione multidimensionale della salute”, perché il vivere da soli aumenta la probabilità di avere più di una malattia, di accedere più facilmente al Pronto Soccorso, o di utilizzare il Medico di Medicina Generale in maniera significativa.
La dimensione territoriale, l’essere comunità sanante, a partire dalla famiglia, non è un optional per la Chiesa. Dai quattro che divelgono il tetto di una casa di Cafarnao per calare un malato davanti a Gesù (cfr. Mc 2, 1-12) in poi, la cura della persona malata è questione di prossimità. È il mio familiare, è il mio compaesano che si prende cura di me. Quante volte in questi mesi ci sono state persone chiuse in casa per l’isolamento, cui i vicini provvedevano con la spesa, con i medicinali…
Vangelo e medicina vanno sempre di pari passo. Qui è doveroso un ringraziamento ad ognuno di voi, ad ogni operatore delle vostre strutture; la vostra quotidianità nascosta è essa stessa una potente terapia del corpo e dell’anima di chi è affidato alla vostra cura.
Occorre però rilevare una inquietudine che oggi, nelle nuove solitudini, si va manifestando: è l’inquietudine spirituale, sono le “domande di senso”, di questa fascia di popolazione anziana che ha vissuto il ’68. I teen-ager degli anni sessanta oggi sono settantenni; allora si ebbe – in una parte della popolazione giovanile – l’abbandono della fede, e delle pratiche di pietà popolare, anche se con tempi ed esiti diversificati nelle diverse regioni italiane. Oggi quell’abbandono di fede e di religiosità si incontra con le domande sull’invecchiamento, sull’affaticamento fisico, sulle prospettive con cui confrontarsi. Sono domande che provocano una risposta, che cercano una risposta, che invocano una risposta. Per usare un’immagine che è presente nella Cappella Sistina, molti di quei giovani di allora non hanno nemmeno un rosario cui aggrapparsi.
La Chiesa ha una radicata esperienza di accoglienza nelle strutture e nelle RSA
Una terza risposta è la capacità di rispondere alle esigenze più complesse, quando l’altro – nella sua casa, nel suo territorio – non ha forze, non ha o non ha più risorse proprie (non solo economiche, evidentemente), quando l’altro comincia a gravare oltre le forze di chi gli è vicino da anni, da sempre.
Le sempre più complesse esigenze dell’anziano, esigenze cliniche ma anche relazionali e spirituali, quando si sono confrontate con il dramma della Pandemia COVID hanno portato taluni ad individuare le RSA come luoghi di pura segregazione in quanto viste come una formula superata, da sostituire in gran parte con forme di assistenza domiciliare. Il dibattito, che coinvolge anche tante benemerite istituzioni che si rifanno ai principi di impegno e di solidarietà della Dottrina Sociale della Chiesa, rischia però di scivolare verso antagonismi ideologici, non ispirati a spirito di servizio né a serie valutazioni tecniche che portano ad individuare come auspicabile una maggiore integrazione e specializzazione dell’offerta socio-sanitaria per prendersi cura dell’uomo che invecchia.
Il “dopo di noi”, la gestione dell’Alzhaimer, le disabilità multiple e complesse, la valutazione dell’anziano pluri-patologico la cui diagnosi è più della somma delle singole patologie o malattie che lo affliggono, e a queste si aggiungono solitudine, nostalgia, vedovanza… sono domande del tempo presente, sono domande, come abbiamo visto, inasprite dalla pandemia.
Vorrei esprimere una particolare vicinanza ai molti medici e professionisti sanitari in Italia sovraccaricati – in questo periodo – dal prendersi cura sia dei pazienti loro affidati sia dei familiari anziani che li attendono a casa, e si ritrovano provati fisicamente e dilaniati spiritualmente.
“Cura il tuo prossimo come te stesso”, cura la persona di ogni età: è la domanda sulla felicità, è la domanda sulla carità vissuta ed incarnata…
La Chiesa nella sua storia ha formulato alcune risposte, flessibili, perché la Chiesa, o meglio, le comunità ecclesiali e i Santi che le fanno vivere, sanno leggere quei “segni dei tempi” con sguardo ad un tempo profetico ed estremamente concreto.
Le RSA e gli Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) non sono una meteora, sono due esiti dell’evoluzione della storia dell’ospedalità cristiana; le strutture sanitarie e le Fondazioni, che oggi accolgono migliaia di ospiti, costruendo una grande famiglia fatta di relazioni e di specializzazioni, non sono un incidente della storia. Sono un avvenimento concreto che ha le sue radici nel Vangelo, nella profezia dei Santi, nella concretezza di direttori sanitari, direttori generali e direttori amministrativi che guardano e progettano. E di ciascuno che con loro collabora.
Carità e contabilità (perché correttezza e oculatezza gestionale sono un dovere) oggi più che mai vanno di pari passo. Come ebbi modo di dire: «Ricordiamo che le nostre opere devono sempre ispirarsi ai carismi e quindi tenere presente l’obiettivo primario che è l’evangelizzazione. Al di fuori di questo potremo essere efficienti, efficaci, professionalmente all’avanguardia, ma non saremo ciò che siamo chiamati ad essere, ossia opere di Chiesa.»[11].
Al centro della nostra attenzione oggi si pone il livello dell’essere struttura sanitaria, socio-sanitaria o socio-assistenziale, che – inserita in una rete territoriale – opera nei confronti dell’anziano, e ciò implica nel nostro tempo una consapevolezza e un compito.
La consapevolezza di essere parte di una più ampia comunità cristiana, che esprime la comunione anche attraverso le strutture che si fanno carico di situazioni complesse; e il compito: di custodire la vita – anche con i più approfonditi e specializzati studi clinici – quando diventa fragile, quando la radice si sta essiccando, quando giunge alla fine della vita terrena. È un mestiere che realizza, storicamente, qui, oggi, nel Paese quella voce profetica iniziale: legge i segni dei tempi ed incarna soluzioni nuove, ancorate al Vangelo. Una RSA cristiana è una casa che accoglie tutti indistintamente i figli di Dio.
Siamo chiamati ad un compito non facile: accontentarsi di offrire all’anziano un’accoglienza amorevole ma a bassa professionalità, magari paghi di essere spesso gli unici a offrirla, supplendo a carenze altrui, non sembra più abbastanza. L’assistenza all’anziano (paradigma dell’assistenza alla persona in generale) deve cogliere “i segni dei tempi” ampliando il tipo di offerta, accentuando e differenziando la presenza di nuove professionalità pur all’interno del mandato unico di “curare il tuo prossimo”. I contesti ospedaliero, di RSA, o di cure domiciliari non devono essere mondi isolati e antagonisti: scienza di qua, assistenza di là. Ciascun modello deve rappresentare una offerta anche tecnica, un’opportunità non preclusa da posizioni ideologiche. Probabilmente soltanto uomini illuminati dalla Luce del Vangelo, oggi, hanno la capacità di declinare concretamente la difficile missione di ricucire il crescente distacco fra scienza e assistenza: anziani e disabili sono un campo di confronto importantissimo.
Grazie.

 


[1] Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes (7.12.1965), n. 4.
[2] Dati aggiornati al 30 settembre 2021, fonte: Johns Hopkins University, https://coronavirus.jhu.edu/map.html
[3] Brusaferro S., Il principio di sussidiarietà nel sistema sanitario italiano, nel vol. “Identità e ruolo delle strutture sanitarie in Italia. Tracce per un cantiere solidale” a cura di CEI – Ufficio Nazionale per la pastorale della salute, Nuova Editoriale Romani, Savona 2020, p. 46.
[4] Cfr. Ufficio Nazionale della CEI per la pastorale della salute, Chiesa italiana e salute mentale 3. Le sfide prossime venture. Scenari e modelli d'intervento, Editoriale Romani, Savona 2020; Ufficio Nazionale della CEI per la pastorale della salute, Pandemia Covid-19. Effetti sul benessere mentale e relazionale. La Chiesa italiana e la salute mentale 4, Editoriale Romani, Savona 2021.
[5] Francesco, Udienza alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi (21.12.2019).
[6] Rapporto annuale ISTAT 2021 per l’anno 2020 (9.7.2021).
[7] Rapporto annuale ISTAT 2021 per l’anno 2020 (9.7.2021).
[8] Francesco, Udienza ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, (27.9.2021).
[9] Francesco, Angelus (31.1.2021): la quarta domenica di luglio.
[10] Brusaferro S., Il principio di sussidiarietà nel sistema sanitario italiano, nel vol. “Identità e ruolo delle strutture sanitarie in Italia. Tracce per un cantiere solidale” a cura di CEI – Ufficio Nazionale per la pastorale della salute, Nuova Editoriale Romani, Savona 2020, pp. 50-51.
[11] Bassetti G., Il comandamento della carità cristiana, nel vol. “Identità e ruolo delle strutture sanitarie in Italia. Tracce per un cantiere solidale” a cura di CEI – Ufficio Nazionale per la pastorale della salute, Nuova Editoriale Romani, Savona 2020, pp. 21-22.

S. Em. Card. Gualtiero Bassetti

04 Ottobre 2021

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