Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei – 17 gennaio 1993

Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei - 17 gennaio 1993
MESSAGGIO DEL SEGRETARIATO PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO
 
Il prossimo 17 gennaio, alla vigilia dell'ottavario di preghiere per l'unità dei cristiani, verrà celebrata la “Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo religioso tra cattolici ed ebrei”.
È un'iniziativa avviata da qualche anno, che sta appena entrando nella vita e nella sensibilità pastorale delle Chiese in Italia, e ha bisogno di essere ulteriormente seguita e promossa. La coincidenza con un giorno festivo offre quest'anno maggiori possibilità di illustrare e approfondire le ragioni e l'importanza della Giornata.
Il riemergere di fenomeni dolorosi, che si ritenevano ormai estinti, la rende particolarmente attuale. L'occasione è propizia per allargare il discorso ed educare al rispetto, alla solidarietà, alla fraternità e all'amore vicendevole tra tutti gli uomini, di ogni nazione, razza e religione.
Mostrare il volto dell'amore di Gesù Cristo, e così partecipare alla missionarietà della sua Chiesa, è compito di ogni cristiano. Ma come si può assolvere questo impegno, se attorno a noi crescono i muri dell'incomprensione e della divisione tra gli uomini, in nome del colore della pelle o dei paesi di provenienza o degli orientamenti religiosi? Ogni forma di intolleranza e di razzismo è indegna dell'uomo ed è contraria all'insegnamento di Cristo.
Sorprende e amareggia che possano ancora esistere simili atteggiamenti e comportamenti. La loro condanna è ferma ed assoluta, e va rivolta non solo alle forme estreme e violente del razzismo che fa notizia, ma anche alle forme, meno palesi e quindi più difficili da combattere, delle mentalità e dei linguaggi nei quali traspaiono discriminazione e disprezzo per chi viene considerato diverso da noi. Proprio questi modi di pensare e di parlare sono alla base dell'indifferenza colpevole con cui vengono poi accolte le manifestazioni di razzismo eclatante.
Alla povertà culturale, come pure alle culture chiuse nella propria autosufficienza e in una supposta superiorità, che sono la causa di ogni razzismo, il Vangelo risponde insegnando la dignità inviolabile della persona umana, l'attenzione amorevole al fratello come segno vivo di Cristo per noi, l'ascolto di ogni voce, nella certezza che tutto nella verità viene purificato e condotto a pienezza.
Mentalità e comportamenti razzisti ci turbano in un modo speciale quando prendono al forma dell'antisemitismo: toccando il popolo ebraico, al quale come cristiani siamo particolarmente legati, ci interrogano su quanto ancora possiamo e dobbiamo fare per stabilire rapporti di dialogo, di reciproca conoscenza, di sincera stima, di fraterno amore con il popolo che «porta il Nome del Signore » (Dt 28,10; cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 64). Facciamo nostre queste parole del Santo Padre Giovanni Paolo II: «La Chiesa “deplora gli odi, le persecuzioni, e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo, dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque” (Nostra aetate, 4). Più in generale, dinanzi ai recenti episodi di xenofobia, di tensioni razziali e di nazionalismi estremi e fanatici, sento il dovere di ribadire che ogni forma di razzismo è un peccato contro Dio e contro l'uomo, giacché ogni persona umana reca impressa in sé l'immagine divina» (Udienza generale del 28 ottobre 1992).
Nell'esprimere in questo momento agli ebrei una particolare e calorosa solidarietà, la Chiesa sente il dovere di richiamare ad ogni fedele la coscienza dello speciale rapporto che ci lega a loro. Gerusalemme è la nostra “madre”, e nel popolo ebraico affondano le nostre radici. La conoscenza dell'ebraismo e della sua storia è necessaria per comprendere pienamente il disegno salvifico di Dio, la persona di Gesu Cristo, la Vergine Maria Madre del Signore, la Chiesa che nasce e si fonda sugli Apostoli, in continuità con la prima comunità cristiana composta prevalentemente da ebrei. Cristiani ed ebrei leggiamo le stesse pagine della Legge, dei Profeti e degli Scritti.
Pur separandoci la fede in Gesù di Nazaret come Messia, cristiani ed ebrei viviamo insieme l'attesa del “Dio che viene”, che interpella quotidianamente l'uomo e gli chiede di aprirsi ad un futuro, in cui sulla città di Dio risplenderà la luce del Signore: «il Signore sarà per te luce eterna» (Is 60,19) e «la pace non avrà fine» (Is 9,6).
La giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo ebraico-cristiano è per tutti occasione privilegiata per accrescere la conoscenza reciproca tra la Chiesa e il popolo ebraico, alla luce dei rispettivi patrimoni di fede, in gran parte comuni.
In questo ci è di aiuto il Catechismo della Chiesa Cattolica, che nel popolo ebraico riconosce «il popolo di coloro a cui Dio ha parlato quale primogenito, il popolo dei fratelli maggiori nella fede di Abramo» (CCC, 64) e che, con San Paolo ci ricorda come «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!» (Rm 11,29; cf. CCC, 839).
Attraverso tutte le pagine del Catechismo potremo riscoprire che non c'è storia della salvezza al di fuori e tantomeno contro l'ebraismo. Così un'oggettiva lettura della vicenda umana condurrà a riconoscere che non c'è storia della civiltà se non dentro l'ebraismo e con i nostri fratelli ebrei.
Dalla consapevolezza delle nostre identità e dalla conoscenza degli stretti legami che ci uniscono, potrà nascere la solidarietà fra quanti si riconoscono fratelli. È il nostro auspicio e la nostra preghiera.
 
Roma, 8 gennaio 1993

+ SERGIO GORETTI
Vescovo di Assisi Nocera Umbra Gualdo Tadino
Presidente del Segretariato per l'ecumenismo e il dialogo

COMMISSIONE EPISCOPALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO

08 Gennaio 1993

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