Giornata Nazionale del Ringraziamento

Giornata Nazionale del Ringraziamento

ione, in cui le ragioni dell'etica, cioè del bene comune, prevalgono sugli interessi particolari, sulle visioni settoriali, sui meccanismi tecnici e finanziari.

3.- La Giornata del Ringraziamento deve sempre esprimere, nelle celebrazioni religiose e sociali ritenute più opportune, la fiduciosa implorazione a Dio perché a nessuno manchi “il pane quotidiano”.
Sia vivo in tutti noi il bisogno di imparare ad apprezzare sempre più i frutti della terra e del lavoro umano, ad offrirli all'altare del Signore con animo riconoscente, a condividerli in letizia con i fratelli più poveri.
È questo il “Vangelo sociale”, il “Vangelo della carità”, che siamo impegnati ad accogliere e a testimoniare nella nostra vita. A questo ci richiamano i Vescovi negli Orientamenti pastorali per gli anni '90, “Evangelizzazione e testimonianza della carità”. “Occorre imparare a incarnare in gesti concreti, nei rapporti da persona a persona come nella progettualità sociale, politica ed economica e nello sforzo di rendere più giuste e più umane le strutture, quella carità che lo Spirito di Cristo ha riversato nel nostro cuore”. (Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 37).
 
Roma, 29 ottobre 1991
 
                                                            COMMISSIONE EPISCOPALE
                                                            PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
MESSAGGIO DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
 
1. – La celebrazione della XLI Giornata nazionale del Ringraziamento, che quest'anno ricorre il 10 novembre, vuole essere un'occasione religiosa di grande significato.
L'intera comunità ecclesiale, che in ogni tempo celebra la bontà e la provvidenza di Dio, in questa Giornata confessa la sua fede e canta la sua lode al Signore per i doni di natura e di grazia che con paterna generosità le elargisce.
Il ringraziamento a Dio per i frutti della terra e del lavoro umano suscita in tutti noi una riflessione di grave responsabilità: mentre abbonda il cibo sulle nostre mense, tanti nostri fratelli, tanti popoli soffrono la fame e mancano degli alimenti indispensabili per la stessa sopravvivenza.
Non solo permangono situazioni personali e congiunturali di indigenza, ma sono tuttora irrisolti problemi gravissimi di giustizia e di equità fra gruppi sociali, tra nazioni e continenti.
Il governo dell'economia mondiale continua ad obbedire al criterio di una libertà assoluta nel mercato, e così penalizza importanti settori della produzione, interi territori e popoli meno favoriti. Gli squilibri esistenti si fanno sempre più profondi.
È perciò auspicabile che, almeno in Europa, le dilatate frontiere di libertà e democrazia aprano nuovi spazi a feconde collaborazioni in campo economico e sociale, con il reciproco scambio di risorse, di esperienze e valori, nell'esplicito riconoscimento del primato della persona e delle sue esigenze fondamentali.
Come ci ha ricordato Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Centesimus annus”, “in effetti, la principale risorsa dell'uomo, insieme con la terra, è l'uomo stesso. È la sua intelligenza che fa scoprire le potenzialità della terra e le multiformi modalità con cui i bisogni umani possono essere soddisfatti…; il fattore decisivo è sempre più l'uomo stesso, e cioè la sua capacità di conoscenza, che viene in luce mediante il sapere scientifico, la sua capacità di organizzazione solidale, la sua capacità di intuire e soddisfare il bisogno dell'altro” (Centesimus annus, n. 32).
2. – Nell'ambito particolare dell'agricoltura e del mondo rurale in Italia, senza poterci addentrare ora nelle molteplici problematiche particolari connesse con la politica economica, ci limitiamo ad osservare con preoccupazione come, nelle vicende economiche, siano in gioco la sorte di migliaia e migliaia di famiglie e l'incertezza per la sopravvivenza delle imprese, costrette a oneri sempre più gravosi. Abbiamo già avvertito nel messaggio dello scorso anno: “È necessario che, nelle sedi internazionali, i responsabili della politica economica italiana si adoperino per non accrescere le difficoltà dell'agricoltura, e in ogni caso, per compensarne in modo equo gli eventuali sacrifici” (Messaggio dell'11.11.1990, n. 2).
L'importanza di un settore economico si misura, infatti, non solo in termini quantitativi di crescita o di flessione dei soggetti, ma anche e soprattutto in rapporto alla sua funzione sociale, culturale, umana.
Si pensi al valore inestimabile della presenza dell'uomo sul territorio rurale, che in Italia è in gran parte collinare e montano; ove, insieme alla principale attività produttiva, il coltivatore, di fatto, svolge il compito di custode e di promotore attivo dei vari beni: ambientali, storici, culturali e religiosi.
Alla riconosciuta professionalità imprenditoriale e alla qualità della partecipazione sociale della gente dei campi dovrebbe corrispondere una maggiore considerazione economica, ma, soprattutto, una degna collocazione in un impegno di programmaz

COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE

29 Ottobre 1991

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