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Crisi libica,
l'azione della Caritas

LAMPEDUSA2
Caritas Italiana sin dal primo momento è rimasta in contatto con il parroco di Lampedusa, l’arcivescovo e la Caritas diocesana di Agrigento, la Delegazione regionale delle Caritas della Sicilia.
In particolare Caritas Italiana ha promosso le seguenti iniziative:
·         monitoraggio dell’evolversi della situazione a Lampedusa. È stata subito organizzata una missione in loco per seguire le operazioni di accoglienza e trasferimento dei migranti;
·         sostegno ad un progetto di animazione nel centro di primo soccorso e accoglienza sito nel comune di Pozzallo, diocesi di Noto, dove erano ospiti anche alcuni minori, egiziani e tunisini, poi trasferiti in adeguati centri di accoglienza;
·         partecipazione insieme all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) a un tavolo tecnico promosso dal Ministero dell’Interno per definire congiuntamente un piano di accoglienza straordinaria;
·         disponibilità ad una presenza all’interno del Centro di Mineo per attività di ascolto, tutela, accompagnamento ed orientamento dei migranti ed eventuali richiedenti asilo,in tempi e modi da concordare;
·         sostegno economico alla Caritas di Agrigento per:
1.    attivazione di un presidio fisso a Lampedusa volto alla promozione di servizi di bassa soglia per i cittadini stranieri giunti via mare e per attività di animazione attraverso un coinvolgimento attivo della popolazione locale;
2.    distribuzione di vestiario, predisposizione di docce e distribuzione di beni di conforto destinati soprattutto a chi è costretto a vivere all’aperto;
·         promozione, attraverso le Caritas diocesane, di un censimento delle strutture potenzialmente disponibili per far fronte all’afflusso straordinario di migranti. Ad oggi sono stati individuati quasi2.500 postiin 93 diocesi;
·         invio alle Caritas diocesane di 7 note di aggiornamento, invio di 1 comunicato (il tutto ripreso dal sito di Caritas Italiana e anche dal sito della Cei), effettuando anche numerose interviste e articoli;
·         sta infine verificando, su richiesta dell’Arcivescovo di Agrigento, la possibilità di inviare altri operatori a Lampedusa per sostenere gli sforzi del parroco e della comunità locale e far fronte al congestionamento dell’isola.
L’arcidiocesi di Agrigento ha anche messo a disposizione i locali della “Casa della fraternità” (circa 200 posti), in cui dal 24 marzo si è deciso di far confluire i minori non accompagnati.
La situazione
I ponti aerei vanno a rilento e sono iniziati il 23 marzo i primi trasferimenti con navi. È stato annunciato il varo di un piano di accoglienza con le regioni (50.000 posti) che, per essere implementato efficacemente, necessita di tempo ed ha già trovato i primi intoppi.
Sempre dal 23 marzo – contrariamente a quanto ipotizzato in precedenza dal Governo* – si è iniziato a trasferire nell’ex base NATO di Mineo (CT) parte dei migranti presenti a Lampedusa. La struttura può ospitare 7.200 persone. Ai circa 1.000 richiedenti asilo già trasferiti a Mineo da vari CARA (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) si aggiungono ora i nuovi arrivati. I sindaci di Mineo e dei paesi limitrofi protestano contro la decisione In attesa che venga formalizzato un accordo col governo tunisino per i rimpatri, migliaia di migranti restano accampati a Lampedusa dove ormai la popolazione locale è esasperata. Una situazione esplosiva, come sottolineato dall’arcivescovo di Agrigento, S.E. Mons. Francesco Montenegro, in una nota e in un accorato appello al Presidente della Repubblica.
che rischia a loro avviso di creare un enorme ghetto, senza contare il reale pericolo di fuga e dispersione di queste persone.
* La prima ipotesi era di trasferire a Mineo solo i migranti presenti attualmente nei CARA di tutta Italia e smistare in queste strutture i nuovi arrivati.
 
NEI PAESI DEL NORD AFRICA
L’azione della Caritas
La Chiesa resta attiva in tutta la Libia e i religiosi italiani sono accanto alla popolazione locale.
  • A Bengasi ad esempio le suore italiane sono 14 in 4 comunità e continuano a lavorare negli ospedali pubblici e nelle istituzioni per disabili dove erano impegnate e apprezzate anche prima, e dove alloggiano. Anche il Vescovo, Mons. Magro, ha trovato alloggio in un ospedale;
  • Caritas Tunisia ha installato un posto di accoglienza sul confine, in collaborazione con altre Caritas nazionali e in particolare con il sostegno di operatori di Caritas Libano che parlano arabo. Svolgono attività di informazione, cura e smistamento dei casi più vulnerabili, oltre che di accoglienza fraterna, nella consapevolezza che si tratta di persone traumatizzate, non solo bisognose di viveri e sicurezza;
  • sul confine egiziano, un altro staff Caritas aiuta anche nella distribuzione di viveri;
  • è giunto al confine tunisino anche un gruppo di operatori di Caritas Bangladesh per assistere le migliaia di profughi di origine bengalese in attesa di rimpatrio;
  • inoltre nel Niger uno staff Caritas si è attivato per facilitare il rientro a oltre tremila immigrati che sono riusciti ad attraversare il deserto del Sahara.
In particolare Caritas Italiana:
  • ha lanciato un appello per una raccolta di fondi;
  • ha inviato 7 note di aggiornamento alle Caritas diocesane e 1 comunicato (ripreso dal sito di Caritas Italiana e anche dal sito della Cei), effettuando (o facendo effettuare ad operatori Caritas in Libia) numerose interviste e articoli, in particolare sui media cattolici (TV 2000, “Avvenire”, Sir, “Famiglia cristiana”, “L’Osservatore Romano”, Radiovaticana, Telepace, Teleradiopadrepio), ma anche laici;
  • sostiene le attività di assistenza della Chiesa in Libia, in particolare a favore degli immigrati ed è in contatto quotidiano con Mons. Martinelli, Vescovo di Tripoli. Nonostante l’attuale difficoltà nei collegamenti è riuscita a far giungere un primo contributo per aiuti di emergenza;
  • resta in costante contatto con le Caritas degli altri Paesi coinvolti in questi eventi;
  • partecipa al Policy and Legal Task Team, un gruppo di lavoro internazionale per supportare coloro che operano al confine libico-tunisino e libico-egiziano. Sono membri di questo task team anche la Caritas Svezia, Niger, Libano, Senegal, Sri Lanka, il delegato di Caritas Internationalis presso le Nazioni Unite.
Il precipitare degli avvenimenti in Libia con l’intervento della coalizione internazionale accresce la criticità della situazione e oltre che per la sorte degli sfollati e di quanti fuggono, si teme per l’incolumità e la sicurezza di tanti civili. Accorato è stato l’appello del Santo Padreche, nell’assicurare «commossa vicinanza», ha chiesto «a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nordafricana».
27 Marzo 2011

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