Domenica di Pasqua «Risurrezione del Signore»

Dal Sussidio CEI - Quaresima 2016, a cura dell'Ufficio Liturgico Nazionale

Cristo, mia speranza, è risorto
e vi precede in Galilea
(Sequenza pasquale)

 
La domenica di Pasqua apre il tempo della gioia e della speranza. Cinquanta giorni in cui il festoso canto dell’alleluia risuona con gioia e insistenza poiché, come ci fa cantare la Sequenza di Pasqua, “Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto”. Così, infatti, ricordano le norme liturgiche del Calendario romano: «I cinquanta giorni che si succedono dalla Domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste, si celebrano nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come “la grande domenica”» (NGALC 22).

Tra i segni liturgici che caratterizzano questo tempo, vogliamo ricordare il colore bianco della festa e il canto dell’Alleluia.
Nella Bibbia il colore bianco è simbolo di gioia e di festa. «In ogni tempo siano candide le tue vesti e il profumo non manchi sul tuo capo», è l’augurio che troviamo nel libro del Qoèlet (9,8). Il bianco, in particolare, è il colore che richiama la luce che, come il sole che sorge al mattino, ridona la vita e tutto rinnova. Per questa ragione, nella simbologia biblica il contrario del colore bianco non è il colore nero, bensì le tenebre.

Nel tempo pasquale il colore bianco fa riferimento alla luce, allo splendore glorioso e radioso del Cristo risorto, ed è il colore dell’innocenza e della purezza che i neobattezzati indossano, a somiglianza di Cristo Gesù. Essi, infatti, con il battesimo, sono diventati nuova creatura e, ormai rivestiti di Cristo, sono chiamati a custodire il dono della vita nuova e «a portarla fino al tribunale del nostro Signore Gesù, per avere la vita eterna» (Consegna della veste bianca, Rito del Battesimo). Per questo motivo tutta la settimana che si apre a partire dal giorno di Pasqua è chiamata in albis a ricordo di quella veste che i neobattezzati erano invitati ad indossare per otto giorni e poi deporre nella II Domenica di Pasqua.

Il secondo segno che caratterizza il tempo pasquale è il canto dell’Alleluia. Un grido, più che un canto, che esprime il carattere proprio della gioia cristiana, l’esultanza per il trionfo del Signore Risorto, e, per questo, particolarmente legato all’acclamazione al Vangelo. Nella liturgia eucaristica, infatti, costituisce quasi un rito a sé stante, che introduce e conclude la proclamazione evangelica: esso accompagna la processione del Vangelo all’ambone che, in questo tempo forte, dovrebbe costituire un momento particolarmente curato ed eloquente. Per tutta la durata del tempo pasquale è importante restituire al canto dell’Alleluia il suo carattere acclamatorio, eventualmente con l’aiuto di una opportuna e sapiente strumentazione, che – se ben predisposta –  potrà  arricchire l’esecuzione musicale e favorire la partecipazione gioiosa dell’assemblea.

Infine, la domenica di Pasqua è caratterizzata della Sequenza di Pasqua Victimae Paschali che, posta tra la seconda lettura e l’acclamazione al Vangelo, chiede di essere eseguito in canto (Repertorio Nazionale = RN 195), oppure, qualora non vi siano le condizioni, la si potrebbe affidare ad un lettore (preferbilmente diverso da colui che ha proclamato la seconda lettura), con un eventuale sottofondo musicale sul tema dell’antica melodia gregoriana. Secondo le indicazioni del Lezionario, la Sequenza può essere cantata anche in tutti i giorni dell’Ottava pasquale.
Infine, ricordiamo che la domenica di Pasqua e per l’intera Ottava, il Messale prevede il congedo pasquale proprio («La Messa è finita: andate in pace. Alleluia, alleluia»; «Andate e portate a tutti la gioia del Signore risorto. Alleluia. Alleluia»). Per la sua esecuzione in canto è possibile consultare il RN al n. 164.

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