Giovedì Santo

Dal Sussidio CEI - Quaresima 2016, a cura dell'Ufficio Liturgico Nazionale

Messa del Crisma
 
Gesù Cristo ha fatto di noi un regno
e ci ha costituiti sacerdoti per il suo Dio e Padre;
a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Antifona d'ingresso  (Ap 1,6)
 
 
La manifestazione della comunione nell’unico sacerdozio
Secondo la tradizione, questa solenne celebrazione si tiene il giovedì della Settimana santa. Se tuttavia si trova difficoltà a riunire in quel giorno i presbiteri e il popolo, con il vescovo, si può anticipare il rito di qualche giorno, purché sia vicino alla Pasqua (Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 35). È infatti necessario che per i sacramenti dell’iniziazione cristiana siano utilizzati, a partire dalla Veglia pasquale, gli olii nuovi, benedetti dal Vescovo. Questa Messa è unica per tutta la Diocesi, perché raduna con il Vescovo tutto il presbiterio. È infatti la più chiara epifania dell’identità e della vocazione di Cristo.
 
La Chiesa: il servizio, l’iniziazione e la forza nella malattia
Se le letture si occupano di celebrare il ministero di Gesù, gli altri gesti rituali collegano a questo le componenti ecclesiali che ne derivano. Il rinnovo delle promesse sacerdotali e la concelebrazione rendono visibile il legame con il ministero ordinato, legame che diventa il motivo di rendimento di grazie nel testo proprio del prefazio. I testi delle benedizioni degli olii celebrano le dimensioni della Chiesa: nei fratelli per i quali si desidera una completa incorporazione (catecumeni), fino alla completezza dell’iniziazione e dei vari ministeri (crisma), e nei fratelli assenti per la lotta contro la malattia (olio degli infermi).
 
Linguaggi e gesti non clericali
Ci sembra importante richiamare chi ha la responsabilità di preparare questa celebrazione ad una studiata disposizione degli spazi e delle azioni. Tutto il popolo di Dio sia convocato per tempo ed in modo attento per l’occasione. Si abbia cura che la presenza di numerosi presbiteri non “sequestri” il linguaggio ed i gesti. Il sacerdozio messianico tiene insieme l’armonia dei soggetti, e non esclude. La consegna degli Olii benedetti può diventare l’occasione di un mandato del Vescovo ai rappresentanti delle singole comunità, che celebreranno nel loro territorio il mistero pasquale, in unità con la Chiesa locale.
Insieme a questo si abbia attenzione ad accogliere con affetto e riconoscenza i presbiteri, fratelli che vivono come gli altri gli impegni del battesimo, ma anche guide degne di preghiera e stima da parte di tutto il popolo dei credenti.

 


Messa in cena Domini

Di null'altro mai ci glorieremo
se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.
Antifona d’ingresso (cf. Gal 6,14)
 
 
I misteri celebrati
La Messa in cena Domini fa parte del Triduo santo, cioè celebra l’Evento pasquale. L’accesso alla Pasqua è compreso nell’istituzione dell’eucaristia, nel valore del ministero sacerdotale e nel comando del Signore sulla carità fraterna. Il rito sia preparato in modo da tenere in unità il mistero e senza cedere a rappresentazioni o evocazioni didattiche. Le preghiere eucaristiche permettono di cogliere, con la parte propria del giorno (“in questo giorno/in questa notte”), l’unicità di questa Messa in relazione con le altre celebrazioni eucaristiche.
 
Il gesto di Gesù
Dopo la lettura del Vangelo e l’omelia, il Messale permette che, dove lo si ritenga utile per la situazione pastorale, il celebrante compia la Lavanda dei piedi, essendo così invitato a conformarsi intimamente a Gesù, servo di Dio, fino alla fine. I dodici “prescelti tra il popolo di Dio” (Decreto della Congregazione dei riti e la Disciplina dei Sacramenti sul Rito della “Lavanda dei piedi”, 21/01/2016) rappresentano “la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio. Tale gruppetto può constare di uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici, consacrati, laici”. Il recente decreto insiste sulla necessità di istruire adeguatamente i fedeli in merito al rito.
Ci pare dunque opportuno invitare ad eliminare ogni didascalia durante la celebrazione. Si prepari il rito avendo cura di “far vivere”, più che “voler insegnare”. Il gesto rinnova lo stesso disagio testimoniato dal Vangelo: Gesù assume una postura umile e scomoda, i discepoli e Pietro ne sentono imbarazzo e turbamento.

L’eucaristia, pienezza di carità
I testi delle orazioni maggiori del giorno permettono di celebrare in unità il ricco mistero. Riuniti per la santa Cena, si chiede di poter attingere dal mistero pienezza di carità e di vita. L’orazione sulle offerte confessa la fiducia della comunità nell’efficacia di ogni Eucaristia nel rinnovare l’opera della redenzione. Il Prefazio proprio ha come centro la figura di Cristo Pontefice della nuova ed eterna alleanza, che ha comunicato il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti ed il servizio santificatore ai ministri ordinati. La post-communio evoca la meta della partecipazione al banchetto glorioso nel cielo.

Gli olii santi
Nella processione d’ingresso si portino gli olii appena benedetti dal Vescovo nella Messa crismale. Dopo l’incensazione essi sono deposti nel luogo previsto per la loro custodia.
Prima del canto d’inizio si potrebbe accogliere i fedeli con una monizione come questa:
Entriamo con questa celebrazione nel Triduo pasquale. Accogliamo, nel segno dei santi olii benedetti dal nostro Vescovo, il mandato di santificare, iniziare e curare. Seguiamo il Cristo, che volle condividere con i suoi discepoli gesti e parole fondamentali. Li raccolse per l’ultima cena, lavò loro i piedi, affidò la sua memoria nel gesto di spezzare il pane e condividere il vino. Alla fine della celebrazione scioglieremo in silenzio l’assemblea adorando il Signore.
 
L’attenta ricchezza della liturgia del giorno
Risuona oggi il canto del Gloria e il suono delle campane, che taceranno fino alla proclamazione pasquale della Veglia del Sabato santo.
Si ricorda che il tabernacolo prima della celebrazione deve essere vuoto e che è necessario consacrare a sufficienza per questa celebrazione e per l’azione liturgica del Venerdì santo. La cappella con la custodia del Santissimo Sacramento sia pronta e ornata perché faciliti la preghiera e la meditazione – evitando ogni riferimento inopportuno al sepolcro. Il Santissimo Sacramento va riposto in un tabernacolo sempre chiuso, senza l’uso dell’ostensorio. Si disciplini in questa notte l’uso tradizionale – fondato sulla celebrazione del triduo precedente la riforma – della visita dei sepolcri nelle sette chiese. Si eviti anche l’uso di celebrare in questo contesto le prime Comunioni.

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