La formulazione del titolo della riflessione di apertura di questo Seminario si riferisce espressamente a due elementi concreti: da un lato, la scelta del Convegno di Verona di privi-legiare cinque ambiti antropologici come luoghi per “dire” la speranza cristiana; e, dall’altro, il rimando a una citazione esplicita della relazione conclusiva al Convegno del cardinale Ruini dove proponeva una singolare lettura del guadagno ottenuto da questo sguardo rinnovato. A-scoltiamola:
«Per parte mia vorrei solo confermare che il nostro Convegno, con la sua articolazione in cinque ambiti di esercizio della testimonianza, ognuno dei quali assai rilevante nell’esperienza umana e tutti insieme confluenti nell’unità della persona e della sua coscienza, ci ha offerto un’impostazione della vita e della pastorale della Chiesa particolarmente favorevole al lavoro educativo e formativo. Si tratta di un note-vole passo in avanti rispetto all’impostazione prevalente ancora al Convegno di Palermo, che a sua vol-ta puntava sull’unità della pastorale ma era meno in grado di ricondurla all’unità della persona perché si concentrava solo sul legame, pur giusto e prezioso, tra i tre compiti o uffici della Chiesa: l’annunzio e l’insegnamento della parola di Dio, la preghiera e la liturgia, la testimonianza della carità» (corsivo mio)...