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 Ufficio Catechistico Nazionale - Settori UCN - Catechesi delle persone disabili - Corsi, Seminari e Giornate di studio - Anno 2004 - Corso formativo nazionale Catechesi dei Disabili 
Anno 2004 - Corso formativo nazionale Catechesi dei Disabili   versione testuale

Relazione fondamentale
S.E. Mons. Francesco Cacucci
Arcivescovo di Bari-Bitonto
 
«Nel Regno di Dio –ci ricorda Cristo– si vive una felicità “controcorrente”, non basata sul successo e sul benessere, ma che trova la sua ragione profonda nel mistero della Croce. Dio si è fatto uomo per amore; ha voluto condividere fino in fondo la nostra condizione; scegliendo di essere, in un certo senso, “disabile” per arricchirci con questa sua povertà (cfr. Fil 2,6-8; 2Cor 8,9)».
 
Così il Santo Padre Giovanni Paolo II (il 3 dicembre 2000) concludeva nell’Aula Paolo VI il suo discorso durante la festa del Giubileo della Comunità con i disabili. In questo, come anche negli altri interventi del Papa durante tale ricorrenza, echeggiano con forza alcune parole-chiave , quali prossimità, condivisione, accoglienza, amore.
 
A. Prossimità.
 
La prossimità ha la sua profonda radice nell’atteggiamento di Cristo, che la Chiesa è chiamata ad imitare. Nella Liturgia ricordiamo continuamente che –come recita il prefazio VIII del T.O.– Cristo «nella sua vita mortale passò beneficiando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza» .
E in una orazione si prega dicendo: «O Dio, il tuo unico Figlio ha preso su di sé la povertà e la debolezza di tutti gli uomini, rivelando il valore misterioso della sofferenza, benedici i nostri fratelli infermi, perché tra le angustie e i dolori non si sentano soli» . La Chiesa, fedele all’insegnamento del Signore, più volte ha espresso e manifestato, anche nell’autorevole magistero dei suoi Pastori, il desiderio di continuare a vivere lo stesso atteggiamento di Cristo: «Quante volte abbiamo sentito stringere nel cuore il desiderio di venire a voi –confidava in un radiomessaggio Pio XII– di passare in mezzo a voi, in qualche modo come faceva Gesù nella sua vita terrena» . Desiderio di prossimità accentuato dalla consapevolezza che spesso lo sguardo “miope” del mondo indugia su un’apparente solitudine ed inutilità del disabile:
«Agli occhi del mondo –ebbe a dire Pio XII– voi apparite anzitutto come soli. […] Ma vi è qualche cosa di più penoso per voi: sembrate soli e siete afflitti di apparire inutili. […] Se poi sospettate di essere non soltanto soli e inetti, ma anche fastidiosi, o perfino dannosi alla vostra famiglia e alla società; se vi sembrasse di essere di ostacolo ai fremiti della gioventù e alla gioia di vivere; se vi si facesse intendere che molto si ferma, per causa vostra, in ciò che costituiva l’attività di coloro che sono costretti ad assistervi di giorno e a vegliarvi di notte; se tutto questo accadesse, nascerebbe nel vostro cuore una tristezza desolata e desolante» .