Sussidio Quaresima-Pasqua 2014 - Introduzione al Tempo quaresimale 
Introduzione al Tempo quaresimale   versione testuale
L’anno liturgico ci aiuta a ripercorrere con Gesù il cammino verso la Pasqua, per riscoprire il dono della fede a noi donata dal Battesimo.
Il cammino quaresimale ritmato al passo delle domeniche, costituisce un itinerario a tappe che ha come meta il santo Triduo Pasquale, centro e culmine dell’anno liturgico. Un itinerario ricco e profondo che, di domenica in domenica, ci introduce gradualmente a riscoprire il senso della storia della salvezza e ci invita a immergerci nelle acque profonde del battesimo, poiché “Tutti coloro che riceveranno il Battesimo, sepolti insieme con Cristo nella morte, con lui risorgano alla vita immortale” (preghiera di benedizione dell’acqua nella Veglia pasquale).
«Infatti, la Quaresima, per la sua duplice caratteristica, riunisce insieme catecumeni e fedeli nella celebrazione del mistero pasquale. I catecumeni, sia attraverso l’elezione e gli scrutini che per mezzo della catechesi, vengono ammessi ai sacramenti dell’iniziazione cristiana; i fedeli, invece, attraverso l’ascolto più frequente della parola di Dio e una più intensa orazione vengono preparati con la penitenza a rinnovare le promesse del battesimo» (cfr. Caeremoniale episcoporum, 249 – La traduzione è nostra).
La prima domenica ci propone la scelta di essere fedeli al progetto di Dio, come ha fatto Gesù fin dall'inizio della sua missione (Mt 4,1-11); anche l'apostolo Paolo (Rm 5,12-19), ricordandoci la legge antica e il peccato, ci dà la buona notizia che in Cristo abbiamo ricevuto «l'abbondanza della grazia e il dono della giustizia». Nella seconda domenica, la trasfigurazione di Gesù ci introduce nella "nube" che rappresenta il nostro ingresso nel progetto divino e ci richiama all'ascolto della Parola di Gesù, in cui troviamo il compimento della legge (Mt 17,1-9); la terza, la quarta e la quinta domenica delineano un itinerario tipicamente battesimale e ci aiutano a rinnovare in noi l'incontro con Gesù sperimentato nei sacramenti dell'iniziazione cristiana (l'acqua viva, nel racconto della Samaritana, la luce vera, nell'incontro di Gesù con il cieco nato, il dono della vita eterna, nell'episodio della risurrezione di Lazzaro).
Come caratterizzare la liturgia quaresimale? «Sia parca e frugale la mensa, sia sobria la lingua ed il cuore; fratelli, è tempo di ascoltare la voce dello Spirito». Così canta l’inno dell’Ufficio delle Letture nel tempo di Quaresima attribuito a Gregorio Magno.
Nel suo messaggio per la Quaresima, papa Francesco ci invita a riscoprire il valore e la preziosità della povertà: «In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri». Nella liturgia questa povertà assume la forma della semplicità, della sobrietà, del digiuno.
Sobrietà del corpo e dello spirito quale preludio e pregustazione della sobria ebbrezza dello Spirito (Inno, Lodi mattutine) promessa dal Risorto.
L’invito alla riscoperta della semplicità e della povertà si estende anche alla liturgia cristiana. Da sempre, infatti, la Quaresima si caratterizza per il ricorso al digiuno degli occhi (immagini, suppellettili, fiori, ecc.), al digiuno delle orecchie (musica, omissione del Gloria e dell’Alleluia, ecc.), per restituire maggiore spazio al silenzio e riscoprire la fame della Parola di Dio. Le norme liturgiche, infatti, domandano un uso moderato della musica strumentale, permessa unicamente per sostenere i canti, e un uso limitato dei fiori. Questo invito alla essenzialità non va inteso come impoverimento o trascuratezza, ma quale orientamento verso la ricerca di quella semplicità che non toglie nulla alla dignità e nobiltà della liturgia.
Tutto ciò potrà contribuire a creare quel giusto clima di raccoglimento che predispone all’ascolto, alla condivisione, all’incontro sincero e così accogliere l’invito di Dio: «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2 Cor 6,1).