Sussidio Quaresima-Pasqua 2014 - Lavoro - 9 marzo - I Domenica 
9 marzo - I Domenica   versione testuale
Nel mondo del lavoro e dell’economia: resistere alle tentazioni
In un tempo di crisi
 
Ci troviamo a celebrare questo tempo di Quaresima in un momento di grave difficoltà per l’economia: una fase di sofferenza, che mette a dura prova molte certezze. La crisi, infatti, fa vivere a molti la sgradita esperienza di un “digiuno” non certo volontario; esso nasce, infatti, dalla contrazione delle disponibilità economiche, che costringe a ridurre i consumi. Sono tante le famiglie che devono rivedere persino quelli essenziali (alimentari, per la casa, per la cura dei figli…), segnalando una precarietà esistenziale sempre più diffusa.
Per molti la precarietà ha il nome della disoccupazione (un altro “digiuno” forzato, stavolta di lavoro), che impedisce di costruire vita buona o di dare continuità a quella condotta in passato. Di più, essa sembra togliere senso ad esistenze che proprio attorno al lavoro si erano costruite o sognavano di potersi costruire. Molti giovani, in particolare, sono sfiduciati, si sentono parte di una generazione bruciata, senza prospettive: tanta voglia generosa di vivere e costruire frustrata, tanti preziosi talenti sprecati.
 
Coltivare la speranza
 
Davvero, insomma, questo non è un digiuno che rinnova la vita, ma al contrario una realtà che genera sofferenza, che accentua la diseguaglianza, che erode la coesione sociale e l’etica civile. Non stupisce, dunque, che la prima grande tentazione di questo tempo sia quella del lasciarsi andare, della disperazione, del rinunciare a cercare vie e spazi per andare avanti.
La prima virtù da coltivare per questo tempo quaresimale - in ognuno di noi, nelle nostre comunità, nella società civile - sarà allora quella della fortezzache saperseverare nella speranza, continuando a costruire futuro anche quando le prospettive sembrano oscure.
Che sa mantenere viva quella fiducia che è motore fondamentale per la vita personale, ma anche potente fattore di dinamismo economico e sociale, sostegno per la capacità di futuro.
Ecco uno spazio qualificante per l’azione educativa di chi sa che anche la notte più oscura finisce, che persino nella desolazione del Venerdì Santo è possibile sperare in giorni più luminosi. La comunità cristiana dovrà testimoniare in parole ed opere la sua vicinanza ad un mondo del lavoro duramente provato, sostenendone il coraggio e la speranza con la gioia dell’Evangelo, secondo la parola di papa Francesco.
 
Tre tentazioni
 
È in tale orizzonte che possiamo volgere lo sguardo ad un tempo che di tentazioni ce ne pone dinanzi davvero tante, proprio mentre ci sentiamo più fragili di fronte ad esse. Il testo evangelico proposto dalla liturgia per questa I domenica di Quaresima (Mt 4,1-11) mette a fuoco tre aree, in cui si dispiegano tentazioni particolarmente temibili anche per chi opera nel mondo dell’economia.
· La prima proposta che il demonio rivolge a Gesù è quella di trasformare i sassi in pane. È la tentazione di cambiare completamente le carte in tavola, di violare ogni regola del gioco per ottenere risultati, anche quando si giunge all’illegalità. Quanti imprenditori - spesso spinti dalla necessità - si arrendono a chi offre denaro facile, ma vuole in effetti solo appropriarsi dei frutti del lavoro d’altri. Quanti si volgono a scorciatoie, violando regole elementari di correttezza, di sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente. Gesù rifiuta con decisione tale prospettiva: l’abbondanza del pane la creerà solo nell’episodio della moltiplicazione, quando il suo agire potrà radicarsi in un tessuto di solidarietà e condivisione.  
· La seconda tentazione di Gesù è quella di un uso del potere mirato solo a suscitare stupore e non per beneficare uomini e donne. Non è difficile comprendere contro cosa essa metta in guardia il mondo dell’economia: anche là non manca certo chi preferisce vantarsi di opere mirabolanti - o magari prometterle soltanto - invece che operare concretamente e con progettualità, anche con scelte apparentemente poco premianti.
 
È la tentazione di chi si trova ad orientare l’azione economica: quella delle facili promesse, cui non corrisponde un serio operare per costruire lavoro, per rivitalizzare il tessuto economico. All’urgenza impellente del cambiamento occorre rispondere invece con l’azione perseverante, che sa accettare i tempi lunghi e far tesoro anche di risultati meno appariscenti.
· Più radicale la terza tentazione: a Gesù viene chiesto di rivolgere a Satana quell’adorazione che a Dio - ed a Lui solo - va indirizzata. Anche in ambito economico è forte il rischio di assolutizzare - quasi facendone idoli - realtà che restano invece pur sempre relative. È importante ricordare, cioè, che gli orientamenti economici non sono mai soltanto la conseguenza di fattori puramente tecnici, ma presuppongono sempre opzioni di valore. Non a caso, la Dottrina sociale della Chiesa ha sempre sottolineato come, al di là dello spessore dei mezzi - e delle tecniche necessarie a gestirli - al centro dell’azione economica deve restare la considerazione dei fini: l’economia è per il benessere delle persone e non viceversa.
 
Un tempo per cambiare?
 
Contro tali tentazioni la liturgia ci invita a custodire la sapienza, quella che sa vivere “di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. In tale orizzonte persino la crisi può diventare occasione di ripensamento: per un agire economico davvero finalizzato alle persone ed alle comunità; per tornare a creare lavoro; per rinnovare gli stili di vita, orientandoli nel segno della sobrietà e della sostenibilità. La prima lettura della I domenica di Quaresima (Gen 2,7-9.3,1-7) ci ricorda, del resto, la vocazione dell’uomo, posto da Dio nel giardino di Eden, perché lo coltivi e lo custodisca, ma nel segno del limite, senza pretendere di avere tutto disponibile a sé. Ci vediamo orientati, dunque, ad un’economia capace di ripensarsi nel segno dell’essenzialità e della condivisione; ad un’economia coraggiosa, capace di intraprendere e di riattivare dinamiche, facendo sorgere lavoro; ad un’economia giusta, che sappia contrastare efficacemente la diseguaglianza; ad un’economia attenta a custodire e valorizzare quella bellezza (naturale e culturale) che costituisce la grande ricchezza del nostro Paese.
La Quaresima è tempo di conversione e di rinnovamento, dei nostri cuori, ma anche del nostro modo di fare società. Un tempo per cambiare, nel segno di una speranza tesa a custodire futuro.