L'interrogativo
implicito nel titolo della XXI Triennale, Design
after design, pone il problema di "cosa vi sia dopo il progetto?" ovvero
quali voci risuonino in ciascun oggetto al di là della sua funzione e della sua
forma. Si è quindi chiamati a ragionare sul significato. Entrando in un ambito specifico,
pur senza affrontare analisi strettamente dottrinali, possiamo senz'altro
affermare che, da sempre, esiste una forma d'arte, d'architettura, di musica,
in una parola di progetto, che si
pone il problema del "cosa c'è dopo (o prima?)". Un progetto teso a rappresentare
in forme finite l'infinito: ecco quindi che "Design after Design" si trasforma in "Design behind Design". Analizzare le "rappresentazioni del sacro" significa
raccontare la storia di un uomo creatore capace di guardare oltre la sua
matita, progettando sia l'oggetto che il suo senso. "After" o "Behind" possono
quindi essere usati per indicare lo spostamento di significato verso il "mysterion",
verso ciò che è "non completamente rivelato", che sta "prima e dopo le cose". Mostra
destinata ad illustrare la posizione dell'Arcidiocesi di Milano. Milano, quindi,
città considerata la patria del design, nonché sede di una delle maggiori Scuole
di Architettura e città ove si sono mossi grandi artisti; la mostra si ancora
al territorio, raccogliendo, per exempla, la testimonianza di architetti Ponti,
Figini e Pollini, Magistretti, Muzio, Mangiarotti, Caccia Dominioni, di artisti
Wildt, Fontana, Melotti, Sironi, Sambonet, Xerra, di designer Strada,
Iacchetti, Nanni, Ferreri e di fotografi Chiaramonte, Cresci, Carrieri, Radino,
Basilico.
Al Museo Diocesano di Milano, corso di porta Ticinese 95.