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MIPEX 2015   versione testuale
I risultati del 2015

(12 giugno 2015) - Il 3 giugno è stata presentata all’Università degli Studi Milano-Bicocca la quarta edizione di MIPEX (Integration Policies: Who Benefits? – MIPEX 2015), lo studio che mette a confronto le politiche di 38 nazioni in materia di immigrazione e integrazione. La ricerca ha analizzato tutti i paesi dell’Unione Europea, oltre a Australia, Canada, Islanda, Giappone, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del Sud, Svizzera, Turchia e Stati Uniti. Come nella precedente edizione, MIPEX ha preso in esame – attraverso 114 indicatori che richiamano scelte di politica e prassi amministrativa – otto diverse aree di interesse: mercato del lavoro; ricongiungimenti familiari; istruzione; assistenza sanitaria; partecipazione politica; accesso alla cittadinanza; residenza permanente; antidiscriminazione. L’indice di ricerca MIPEX è uno strumento molto utile per misurare l’effettiva realizzazione di politiche che possano favorire l’integrazione. Questa edizione – che vede la Fondazione Ismu nel consueto ruolo di referente e coordinatore della rilevazione che riguarda la realtà italiana – è stata curata congiuntamente da CIDOB (Barcelona Centre for International Affairs) e dal MPG (Migration policy group). (Ismu, iniziative e studi sulla multietnicità)

Sintesi dei risultati
Per quanto riguarda l’Italia, nella graduatoria di questa edizione del MIPEX (Indice per misurare le politiche di integrazione della popolazione Extra-UE) essa si colloca al 13° posto sul totale dei 38 paesi analizzati. Rispetto ai risultati del precedente MIPEX III si sono perse tre posizioni (eravamo al 10° posto), ma va tenuto conto che il numero di paesi considerati nella graduatoria è nel frattempo salito da 31 a 38, essendosi aggiunti Turchia, Korea del Sud, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e la Croazia (quale nuovo membro UE).
Il punteggio complessivo sintetico assegnato al nostro paese, da valutarsi in una scala che varia da 0 a 100, è risultato pari a 59, un punto in meno rispetto alla valutazione di MIPEX III che già segnalava un punto in meno dal confronto con la precedente edizione. In ogni caso, il punteggio dell’Italia resta pur sempre molto al di sopra del valore medio dei 28 paesi di UE (che è di 51 punti) ed è sostanzialmente allineato con il punteggio medio dei 15 paesi che formavano l’UE prima dell’allargamento del 2004 (60 punti).
Volendo analizzare gli ambiti di integrazione che, singolarmente giudicati, contribuiscono a fornire, gli  indici parziali che entrano nel calcolo del punteggio sintetico, vediamo che l’Italia consegue giudizi di eccellenza (con punteggi superiori sia alla media dei 28 paesi UE che a quella dei membri dell’Unione a 15) riguardo alla “riunificazione familiare” (+11 punti rispetto a entrambe le medie di cui si è detto), alla “residenza di lungo periodo” (+4 e +1 rispettivamente) e alla “salute” (+23 e +13).
Sul fronte opposto, il punteggio italiano è inferiore ai punteggi medi di entrambi i gruppi relativamente alla “scuola/formazione” (-3 e -15 punti rispettivamente) e alla “antidiscriminazione” (-2 e -7). Meglio della media di EU 28 ma peggio di quella di EU 15 è invece il punteggio dell’Italia in tema di “mercato del lavoro” (+9 e -2 punti), di “partecipazione politica (+18 e -2) e di “accesso alla cittadinanza” (+3 e -9).
Nel complesso i risultati di MIPEX IV supportano la convinzione che, benché si possa ritenere di aver fatto molta strada nella direzione di un’immigrazione “regolare” e con “uguali diritti”, molto resta ancora da fare per ottenere anche “uguali opportunità”.

Entrando più nel dettaglio dei risultati, rispetto al mercato del lavoro va innanzitutto lamentata, in Italia come in gran parte dei pesi considerati, la persistente presenza di alte quote di giovani immigrati che non sono “né al lavoro né in un percorso di studio/formazione” (i così detti Neet). In tal senso sembra raccomandabile una maggiore attenzione verso politiche di recupero dei percorsi formativi e di accompagnamento nel mondo del lavoro con specifico riferimento alla componente giovanile.
Sempre riguardo al mercato del lavoro sembra auspicabile sia una maggiore apertura nel settore pubblico, sia il superamento delle difficoltà nel riconoscimento delle professionalità e dei titoli di studio conseguiti all’estero. Resta altresì da rendere effettivamente universale l’accesso a diritti e benefici, ove previsti, e nel contempo operare per una migliore qualità del lavoro immigrato. Il tema della diffusa “sovra qualificazione”, per altro comune a molti altri paesi MIPEX, andrebbe affrontato non solo per andare incontro alle aspettative dei lavoratori immigrati, ma anche per evitare un improduttivo spreco di risorse e competenze.
Il tema della riunificazione familiare sembra essere uno dei punti di forza nel quadro delle politiche per l’integrazione avviate in Italia. Di fatto, la sola critica riguarda il rispetto di alcune condizioni (di reddito e di standard abitativi) che tuttavia non sono né immotivate né particolarmente selettive, come dimostra la continua crescita dei ricongiungimenti e il progressivo consolidamento della “popolazione” immigrata.
Diversamente dall’atteggiamento “amichevole” riconosciuto nei riguardi della famiglia, il tema della scuola e del percorso formativo vede l’Italia in una posizione decisamente di retroguardia. Le indicazioni che emergono da MIPEX IV mettono in luce l’assenza di azioni efficaci per combattere la dispersione scolastica, per garantire supporto ai giovani studenti in condizioni di debolezza della famiglia, per favorire e sostenere forme di educazione interculturale, per sviluppare la formazione e l’adeguamento professionale del personale della scuola.
Mentre la salute rappresenta una novità di questa edizione del MIPEX che premia l’Italia, riconoscendole ottime politiche sia sul piano dei diritti che su quello dell’accesso ai servizi, il tema della partecipazione politica sconta, in negativo, la persistente assenza di diritto al voto per gli stranieri non comunitari. Viene tuttavia riconosciuto che il nostro paese assicura a tutti la più ampia libertà di espressione e partecipazione politica e viene segnalata la presenza di spazi per organi consultivi partecipati dagli stranieri, anche se – va aggiunto – mancano poi gli adeguati sostegni finanziari che ne agevolino lo sviluppo.

Anche la residenza di lungo termine è vista come un punto di forza nel panorama italiano delle politiche di integrazione. Oggigiorno è questa una condizione largamente diffusa e garantita che rappresenta sempre più un primo passo nella direzione di progetti di permanenza definitiva che potranno trovare sviluppo nell’acquisizione della cittadinanza. Quanto alle politiche che determinano e regolano quest’ultimo passaggio, esse sono tuttora caratterizzate da luci ed ombre che nel MIPEX trovano riscontro in un giudizio che è critico rispetto ai tempi e alla procedura di naturalizzazione, ma che dà comunque atto della continua crescita di nuovi cittadini e riconosce sia l’ampia sicurezza dello status (una volta faticosamente acquisito), sia il merito di una larga apertura verso forme di doppia cittadinanza.

Infine una certa debolezza appare sul fronte dell’antidiscriminazione, dove si segnala un basso livello di denunce e, in generale, una minor protezione che in altri paesi. L’Italia, al pari di altri paesi del Sud Europa, sconta l’esistenza di un basso livello di fiducia nella polizia e nel sistema della giustizia da parte degli immigrati. Sembra dunque necessaria un’azione che valga a restituire alla popolazione straniera non comunitaria il senso di fiducia nelle autorità che sono chiamate a contrastare i fenomeni di discriminazione su base razziale/etnica e religiosa. (MIPEX Eu/Italy)

Materiali presentati al Convegno

Comunicato stampa