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A Roma "case popolari" anche ai rom.    versione testuale
«Una vittoria nel campo dei diritti umani; una nostra task force nei “campi” per facilitare le domande dei circa 1.500 rom beneficiari»

(31 gennaio 2013) - Nei giorni scorsi il Dipartimento politiche abitative di Roma Capitale ha reso pubblico il nuovo Avviso per l’assegnazione in locazione di alloggi di edilizia pubblica. L’importante novità che emerge è che il punteggio più alto è riservato a quei nuclei familiari, italiani e stranieri, che dimorino «in strutture procurate a titolo provvisorio, da organi, enti e associazioni di volontariato riconosciute ed autorizzate preposti all’assistenza pubblica, con permanenza continuativa nei predetti ricoveri da almeno un anno». Dalle informazioni raccolte dall’Associazione 21 luglio, emerge che le abitazioni degli 8 «villaggi attrezzati» di Roma, all’interno dei quali vivono i 3.680 rom e sinti, si configurano come le strutture indicate dal bando e pertanto l’Amministrazione comunale si trova suo malgrado ad aprire le porte degli alloggi di edilizia pubblica alle comunità rom e sinte.
Si pone così fine al lungo “braccio di ferro” tra il Comune di Roma e l’Associazione 21 luglio. Nonostante l’ 11 settembre 2012 la vice sindaco Sveva Belviso avesse dichiarato alla stampa: «Una soluzione alternativa ai campi non c’è. Inoltre non c’è alcuna intenzione di creare una corsia preferenziale per dare case ai rom. Se le possono scordare!» e malgrado il presidente della Commissione Sicurezza di Roma Capitale Fabrizio Santori il 22 gennaio 2013 avesse affermato: «Crediamo nel rispetto della legalità e comunque, anche per i nomadi, ribadiamo la necessità di favorire la preferenza nazionale nell’assegnazione delle abitazioni nei casi di emergenza abitativa», il Dipartimento politiche abitative di Roma Capitale, recependo per buona parte le sollecitazioni espresse da tempo dall’Associazione 21 luglio, ha ampliato i parametri di assegnazione ricomprendendo anche le situazioni assimilabili a quelle dei «villaggi attrezzati», compiendo così un passo importante verso una politica di effettiva uguaglianza e pari opportunità nell’assegnazione delle “case popolari”. Già il 4 agosto 2012 il Tribunale di Roma, nell’azione legale promossa dall’Associazione 21 luglio e dall’ASGI contro il Comune di Roma, aveva dichiarato che la soluzione del “campo nomadi” proposta ai rom dall’Amministrazione comunale «contraddistinta in base all’origine etnica […] di fatto impone agli stessi una condizione di vita più svantaggiosa» rispetto a quella riservata alle fasce di cittadini non rom destinatari delle aree di edilizia residenziale pubblica e agevolata.
«Con i nuovi punteggi indicati dal bando – afferma l’Associazione 21 luglio – stimiamo che dei 3.600 rom presenti nei “villaggi attrezzati” romani, siano almeno 1.500 i rom, italiani e stranieri, che potranno presentare regolare domanda con la concreta speranza di poter accedere nella fascia più alta per la successiva assegnazione dell’alloggio. La nostra Associazione sta organizzando una task force che nei prossimi giorni consegnerà ai rom le domande di assegnazione e fornirà le dovute informazioni».
«Si tratta di una vittoria nel campo dei diritti umaniconclude l’Associazione 21 luglio – che chiude la triste parabola rappresentata dalle azioni del Piano Nomadi di Roma, caratterizzate dall’esclusione e dalla segregazione. Il diritto all’alloggio, per anni sottratto, viene oggi parzialmente restituito alle comunità rom e sinte presenti in città».
Per informazioni: stampa@21luglio.org