Sussidio Quaresima 2013 - Il Giorno del Signore - 31 marzo - Domenica di Pasqua 
31 marzo - Domenica di Pasqua   versione testuale
"Egli doveva risorgere dai morti" (Gv 20,9)
“Si celebri la Messa del giorno di Pasqua con grande solennità” (PS, 97).
Questa indicazione ci invita ad esprimere a livello celebrativo la centralità della Pasqua all’interno dell’Anno liturgico.
La celebrazione di questo giorno è un solenne rendimento di grazie per il soffio di vita nuova portato dal Risorto nella Chiesa e nei cristiani che la formano. Diventa allora una rinnovata professione di fede in Colui che è il Vivente riapparso glorioso tra i suoi.
Fu proprio il Concilio Vaticano II, di cui si celebra il Cinquantesimo anniversario, a sottolineare come ogni celebrazione della liturgia sia celebrazione del mistero pasquale; in questo senso la festa annuale della Pasqua va considerata, unitamente con il suo Triduo, centro dell’anno liturgico.
La Chiesa che sempre proclama le meraviglie di Dio, lo fa soprattutto in questo giorno nella pienezza della gioia (prefazio).
È opportuno quindi, celebrare il giorno della Pasqua con una evidente solennità, tanto nel canto quanto nello svolgimento di tutta l’azione rituale.
 
L’eucarestia inizierà con il rito per l’aspersione dell’acqua, benedetta nella Veglia pasquale (Appendice al Messale Romano, pagg. 1034-1036), evitando di ridurre il rito a significati penitenziali e che il segno dell’aspersione sia autentico (colui che presiede passi in mezzo all’assemblea aspergendo in modo conveniente i fedeli).
Durante l’aspersione si canti l’antifona “Ecco l’acqua” (Messale Romano, pag. 1033), o un altro canto di carattere battesimale (“Acqua viva”, RN 162). Le acquasantiere che si trovano all’ingresso vengano riempite con la stessa acqua” (PS, 97).
 
Si proponga, laddove è possibile, il canto della sequenza Victimae paschali (RN, 195), avendo cura di fornire all’assemblea il testo latino musicato, con la traduzione italiana a fronte, in modo che tutti possano seguire agevolmente: in tal caso si prepari la schola cantorum per guidare l’assemblea e favorirne così la partecipazione.
Si cerchi, tuttavia, di eseguire la sequenza in canto: la sospensione del ritmo celebrativo che essa produce e la sua stessa natura originaria impongono che non sia semplicemente letta. Le comunità che trovano particolarmente difficile la versione gregoriana della sequenza possono scegliere di cantare il testo italiano in una delle edizioni musicali disponibili (suggeriamo “Sequenza pasquale” di V. Giudici in Pasqua. Canti per la Messa - Liturgia della Parola, Paoline, Roma 1998).
 
Nell’Anno della Fede non si dimentichi di vivere il Tempo pasquale come tempo originario per la fede della Chiesa: anche a livello rituale ciò potrà essere espresso attraverso opportune monizioni iniziali e soprattutto con la giusta valorizzazione della Professione di fede, secondo i suggerimenti già indicanti in precedenza.
Infine, la celebrazione eucaristica può essere conclusa utilizzando il formulario della benedizione solenne (cfr. Messale Romano, pag. 432-433) e del congedo tipicamente pasquale, possibilmente in canto.
 
Pur essendo il centro della liturgia, la celebrazione eucaristica non può mai esaurire in sé l’assolvimento del precetto festivo; infatti, la celebrazione della Domenica e ancor di più della principale Domenica dell’anno, cioè della Pasqua, deve prevedere altre azioni rituali che possano irradiare a tutte le ore del giorno la grazia dell’Eucarestia. Tra questi, le Lodi e i Vespri - che specialmente a Pasqua e possibilmente in tutte le Domeniche di Pasqua-  potrebbero essere riproposti alle comunità cristiane. La liturgia delle Ore, ben curata, possibilmente eseguita in canto, renda le Domeniche di Pasqua occasioni per ricomporre la comunità cristiana ormai redenta dal sangue dell’Agnello pasquale e rinata dal suo costato aperto.
Al n. 98 di Paschalis Sollemnitatis leggiamo: “Si conservi, dove già è in vigore, o secondo l’opportunità si instauri, la tradizione di celebrare nel giorno di Pasqua i Vespri battesimali, durante i quali al canto dei salmi si fa la processione al fonte”. Si tratta di un forte richiamo al frutto della Pasqua che nel Battesimo ha fatto della comunità credente un popolo sacerdotale che innalza a Dio, per mezzo di Cristo, il sacrificio del ringraziamento e della lode, manifestazione del nuovo culto.
 
La fedeltà a questi richiami possono aiutare a dare l’impronta caratteristica a questo giorno, che spesso rischia, dopo la grande Veglia, di trasformarsi nelle comunità cristiane, in una celebrazione scarna dal punto di vista del clima celebrativo.