Sussidio Quaresima-Pasqua 2014 - Liturgia - Musica - 27 aprile - II Domenica di Pasqua 
27 aprile - II Domenica di Pasqua   versione testuale
 ·         Una sobria monizione introduttiva può mettere in luce la valenza del giorno primo ed ottavo, giorno del raduno pasquale dei discepoli (cfr. Gv 20,26), tempo della fede pasquale vissuta nella celebrazione eucaristica.
 
·         L’atto penitenziale può essere sostituito dall’aspersione con l’acqua benedetta(si veda il formulario pasquale nel Messale Romano, pp. 1035-1036). Tale gesto, ripetuto nelle domeniche, gioverebbe a qualificare l’inizio della celebrazione, a istituire un raccordo con la grande Veglia e a fare memoria del Battesimo, quale prima Pasqua di ogni credente. Le parole dell’introduzione potrebbero prendere spunto dalla seconda lettura (1 Pt 1,3-9) che allude alla “rigenerazione” mediante la risurrezione di Cristo.
 
·         Non scada proprio quest’oggi e nelle domeniche successive la gioia pasquale vissuta negli otto giorni: in particolare, il canto dell’Alleluia con la stessa melodia per tutte le domeniche caratterizzi l’unitarietà del tempo e si valuti l’opportunità del ritornello alleluiatico al salmo responsoriale. Si valuti l’opportunità di riproporre il canto della sequenza pasquale. In tutte le domeniche l’assemblea canti anche l’inno festivo (Gloria), magari con una melodia di facile esecuzione e colui che presiede apra la preghiera eucaristica possibilmente cantando il prefazio. Non si dimentichi l’embolismo del giorno pasquale nella preghiera eucaristica e il congedo solenne al termine della celebrazione.
 
·         Il rito della pace venga tolto dall’assuefazione che spesso lo rende un gesto automatico e inefficace. Una brevissima introduzione lo può collegare al duplice dono di pace del Risorto alla comunità dei discepoli: «Pace a voi!» (Gv 20,19; 21) mentre l’invito diaconale lo associa all’effusione dello Spirito secondo la pericope giovannea proclamata (Gv 20,22): «Nello Spirito del Cristo risorto datevi un segno di pace» (Messale Romano, p. 420).