Sussidio Avvento 2013 - Indicazioni liturgiche - 25 dicembre - Natale del Signore 
25 dicembre - Natale del Signore   versione testuale
· La regia celebrativa dovrà tenere conto delle diverse assemblee che si comporranno nei diversi orari (alla messa vespertina della vigilia, alla messa della notte, all’aurora e alla messa del giorno).
 
- Si valuti l’opportunità di celebrare con la dovuta solennità la messa vespertina nella vigilia soprattutto per favorire le persone che avrebbero maggiori difficoltà a partecipare nella notte. Non si tratta di una celebrazione dell’Avvento, ma di una vera e propria celebrazione natalizia: nella liturgia della Parola, la prima lettura rilegge l’incarnazione del Verbo in termini nuziali e Dio è celebrato quale sposo dell’umanità nel suo Figlio Gesù (cfr. Is 62,1-5) mentre il testo degli Atti degli Apostoli (13,16-17.22-25) prelude alla genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide e al racconto dell’annuncio a Giuseppe (Mt 1,25) che sottolinea la provenienza divina del Bambino che è nel grembo di Maria.
- Nella celebrazione della notte si tenga conto della particolare tipologia di assemblea che si forma. Si tratta spesso di persone che normalmente non frequentano l’assemblea liturgica. Sarà importante prestare attenzione anche a queste persone nella scelta dei canti e nella cura dell’omelia. Rifuggendo ogni forma di condanna, uno stile piuttosto accogliente e un linguaggio facilmente accessibile consentiranno una celebrazione dignitosa seppure in un contesto di fede “tiepido”.
- La messa dell’aurora è solitamente partecipata da persone anziane abituate a quel determinato orario: anche questa celebrazione domanda tutta la solennità necessaria coerentemente all’assemblea reale. Non dovrebbe creare difficoltà una particolare cura del canto per un’assemblea normalmente abituata e preparata a ciò.
- La messa del giorno, particolarmente impegnativa per quanto riguarda i testi biblici ed eucologici, venga curata in modo tale da non risultare una celebrazione fredda soprattutto per quanto riguarda il canto affinché sia realmente accessibile a tutti, l’omelia e la preghiera dei fedeli.
 
· Secondo l’esortazione del Messale è bene premettere alla celebrazione della Messa della notte la celebrazione dell’Ufficio delle letture. Nella linea dell’invito a mantenersi svegli e pronti per il “giorno del Signore” e incoraggiata dall’esempio dei pastori che «vegliavano tutta la notte» (Lc 2,8), la comunità cristiana può essere aiutata a riscoprire il senso della veglia orante, una sorta di sospensione e dilatazione del tempo per fare spazio a Colui che è entrato nel tempo per redimerlo.
Tale celebrazione può essere sigillata dal canto della Calenda, il testo del Martirologio di questo giorno, che contempla l’incarnazione come compimento della storia umana (per la melodia cf. CEI, Martirologio Romano. Riformato a norma dei Decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004, 97-98). 
Nel caso si ritenesse la celebrazione dell’Ufficio delle Letture poco adatta all’assemblea reale è possibile strutturare una breve veglia in preparazione alla celebrazione eucaristica che contenga alcuni elementi indispensabili:
 
a. Canto iniziale.
b. Un elemento invitatoriale: può essere lo stesso salmo invitatorio dell’Ufficio, con la sua antifona oppure una silloge di testi profetici desunti dal Lezionario dell’Avvento che si riferiscono alla promessa e all’attesa del Messia (come, ad esempio, Is 40,1-8 e 66,10-14a) intercalati da un ritornello (ad esempio, Regem venturum Dominum venite adoremus/Ecco il Signore viene: venite adoriamo, RN 56).
c. La proclamazione della Parola di Dio: si possono recuperare i brani biblici della messa vespertina nella vigilia. La lettura, o meglio ancora il canto, della genealogia di Gesù secondo Matteo, lungi dall’essere una banale sequenza di nomi, è una solenne presentazione dell’ingresso del Verbo nella storia umana.
d. Un breve intervento omiletico che possa aiutare l’assemblea ad entrare nel clima di preghiera
e. Alcune invocazioni, composte con un linguaggio semplice e poetico, indirizzate al Signore Gesù che contemplino l’intervento corale del’assemblea (ad esempio, Vieni, Signore Gesù).
f. Il canto della Calenda.
g. Un ampio spazio di silenzio per garantire il passaggio dalla veglia alla celebrazione eucaristica.
 
· In questa ed altre celebrazioni del tempo natalizio si dia particolare risalto all’inno Gloria a Dio eventualmente con una breve e sobria monizione per collegarlo all’inno angelico (Lc 2,14).
 
· Per quanto “difficile” l’assemblea della notte di Natale, non si trascuri il canto del salmo responsoriale (eventualmente provandolo precedentemente) e così pure nelle altre celebrazioni del giorno.
 
· Alla professione di fede si rispetti la rubrica propria di questo giorno: “Alle parole: E per opera dello Spirito Santo… si è fatto uomo, si genuflette”.
 
Un avvertimento ripetuto (anche prima delle celebrazioni) può incoraggiare i pigri a compiere questo gesto che, proprio perché inconsueto, risulta particolarmente efficace. Le comunità adeguatamente preparate potranno cantare la professione di fede secondo la nota melodia del Credo III del repertorio gregoriano (cf. Credo in unum Deum, RN 17) e affidare l’inciso “Et incarnatus est…” alla sola schola, che interverrà con un’elaborazione polifonica del testo succitato, in modo da salvaguardare la distensione e la contemplazione in un rito che solitamente scivola via con grande fretta e superficialità.
 
· La celebrazione può concludersi con la benedizione solenne.
 
· Al termine delle celebrazioni si può compiere un sobrio omaggio al presepe con un canto popolare, l’incensazione e l’accensione di un lume.
 
· Laddove sia possibile, non si trascuri di celebrare nel canto i Secondi Vespri solenni di questo giorno. Prima della celebrazione un ministro adatto può illustrare il senso cristologico dei salmi: in particolare, il salmo 130 (129), salmo tipicamente penitenziale e applicato dalla tradizione alla liturgia dei defunti (De profundis), e che da sempre trova un posto d’onore nei Vespri del Natale e della solennità dell’Annunciazione del Signore. È l’invocazione di coloro che attendono come sentinelle la luce di un nuovo giorno; è la preghiera di coloro che riconoscono nel Verbo fatto uomo la luce che illumina ogni uomo (cfr. Gv 1,9).