Sussidio Quaresima 2013 - Vocazioni - 17 marzo - V Domenica 
17 marzo - V Domenica   versione testuale
"Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più" (Gv 8,11)
LECTIO DIVINA
 
“Tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù”
 
 
Preghiera di inizio
 
Nella nostra ricerca, nel nostro andare,
noi ci rivolgiamo a te, apostolo Paolo,
pregandoti di intercedere per noi,
perché possiamo avere parte alla “sublime conoscenza” di Cristo,
che è conoscenza della sua risurrezione e comunione con le sue sofferenze.
Tu hai ritenuto che questa conoscenza fosse il più sublime dono
e che per essa valesse la pena di lasciare tutto e di ritenere tutto come spazzatura.
Poiché la conoscenza di Gesù è dono soltanto dello Spirito,
noi te la chiediamo, Spirito Santo, con grande desiderio.
Tu che conosci la nostra vita, la nostra storia, illumina il nostro cuore
perché possiamo conoscere le profondità della tua grazia
e comprendere ciò che da noi aspetti come risposta. Amen. (C.M. Martini)
 
 
Testo (Fil 3,1-21)
 
Per il resto, fratelli mei, state lieti nel Signore. A me non pesa e a voi è utile che vi scriva le stesse cose: guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno circoncidere! Siamo infatti noi i veri circoncisi, noi che rendiamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci gloriamo in Cristo Gesù, senza avere fiducia nella carne, sebbene io possa vantarmi anche nella carne. Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui: circonciso l’ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge; quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della legge. Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede.
E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo. Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla stessa linea. Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti, ve l’ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra. La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose.
 
 
Lettura 
 
Il brano riporta la testimonianza personale di Paolo circa la svolta critica intervenuta nella sua ricerca religiosa. La testimonianza è inserita nella polemica contro certi cristiani di provenienza ebraica, che pretendevano dai nuovi convertiti dal paganesimo l’osservanza della legge mosaica e altre pratiche. Paolo, che sul piano della ‘carne’ aveva titoli da vendere, di fronte a Cristo e alla sua salvezza, ritiene tutto ciò roba da buttare via. Egli sa che deve tendere a una perfetta e totale partecipazione al mistero di Cristo. La sua vita diventa proposta per ogni cristiano (v 17). La conformità a Cristo esige una profonda conoscenza del Signore (v 8), la partecipazione alle sue sofferenze (v 10) e una chiara consapevolezza che non si è mai arrivati in modo da raggiungere la meta (vv 12-14). La relazione con Cristo diventa il criterio di valutazione e di scelta. Infine Paolo invita a staccarsi dagli interessi solo terreni e a non aver paura della croce (vv 18-19). I membri della comunità cristiana devono farsi convinti che sono “una colonia” rispetto al cielo, loro vera patria. Di essa devono già anticipare quaggiù i costumi, attendendo il ritorno di Cristo che realizzerà la glorificazione dei loro corpi.
   
 
Riflessione 1
 
Confrontarsi con un personaggio come Paolo è una provocazione che allarga il cuore e mette le ali alla nostra libertà. Il perché risiede nel fatto che il suo incontro con Gesù Cristo è stato per lui un’esperienza liberante e di questo egli è divenuto annunciatore, apostolo.
La sua storia personale, la sua stessa umanità, che prima di Cristo correva su binari esistenziali rigidi (essere ligi alla Legge), improntati a criteri di autosufficienza, arrivismo, esaltazione di sé e vanagloria, riceve dall’impatto con la persona di Gesù una svolta decisiva e definitiva. Egli non è più lo stesso, il suo cambiamento è radicale; la sua vita ormai annuncia pienezza di senso in quel sono stato conquistato da Gesù Cristo. Dio irrompe nella vita di Paolo e si dona a lui in maniera travolgente.
 
La Scrittura ci presenta molti personaggi per i quali l’incontro con Gesù ha fatto scaturire una vita rinnovata nella gioia e nell’amore.
Pensiamo alla donna samaritana (Gv 4,1-42) che, nel correre in città a dare l’annuncio di quanto le è accaduto, lascia la brocca con cui era andata ad attingere l’acqua vicino al pozzo… ormai, liberata dal suo passato inquieto non le serve più… lo Spirito è diventato in lei acqua che zampilla per la vita eterna (cf Gv 7,38). Zaccheo, vinto dalla misericordiosa benevolenza di Gesù, lo accoglie festoso nella sua casa, sperimentando la gioia della salvezza ritrovata. La peccatrice, che scioglie in lacrime ai piedi di Gesù il suo tormento per un’esistenza venduta e vuota, viene colmata sovrabbondantemente di perdono perché in quel gesto di profondo pentimento ha molto amato. Quanta delicatezza e rispetto nelle parole di Gesù: Donna ti sono perdonati i tuoi peccati; va’ in pace (Lc 7,36-50).
Nel rapporto con le persone che lo avvicinano, Gesù ha la capacità di suscitare la verità nel loro cuore; dinanzi a lui si svelano i pensieri più intimi e ci si ritrova “smascherati”, ma anche serenamente “arresi”, perché profondamente amati. Forse ricorderemo nel Vangelo di Giovanni un personaggio molto brioso e schietto: Natanaele. Egli sentendo parlare di Gesù da Filippo disse: da Nazaret può mai venire qualcosa di buono? (Gv 1,46). Talvolta, potremmo essere tentati anche noi di fronte a Lui e alle sue proposte di pensare altrettanto… e se, poi, mi delude?… e se, poi, mi chiede troppo?… e se, poi, mi chiede tutto? Abbiamo paura di perdere la nostra libertà; in realtà, il Padre vuole incontrarci per donarsi: il suo stile è la gratuità.
 
Facciamo esperienza di questo ogni giorno ma non sempre sappiamo riconoscere le tracce del suo passaggio. Ci chiede spesso di andare oltre ciò che “sappiamo” di Lui, oltre le sicurezze alle quali rimaniamo ancorati, per aprirci ogni giorno alla novità dell’incontro con Lui. Non ci ama perché siamo “grandi” agli occhi degli uomini, non bada se sappiamo “far colpo” sugli altri; ci conquista e ci spiazza con la sua semplicità, con il suo Amore discreto e totale.
 
 
Non temiamo, perciò, di guardarci dentro, nell’intimo di noi stessi, dove egli ci aspetta per liberare la nostra verità da tanti idoli e chiediamoci con coraggio e fiducia:
In chi o in che cosa ripongo il mio vanto e la mia fiducia?
Cosa della mia vita considero un “guadagno” e cosa una “perdita”?
Quali realtà di me e di ciò che mi circonda m’impediscono ancora di riconoscere in Gesù la “perla preziosa” per la quale vale la pena di vendere tutto quanto si possiede per vivere conquistati solo da Lui?
 
 
Riflessione 2
 
1. Paolo ricorda le proprie radici familiari, religiose, etnico-sociali (cf Fil 3,4-5). Tutto per lui è stato “scuola di vita” e di formazione. Considera anche tu le radici della tua storia sia in ciò che ti sembra dono sia in ciò che ti sembra fatica. Fanne oggetto di ringraziamento, invocazione, offerta…
 
2. Per la vita di Paolo c’è un “prima” e un “dopo” segnato dall’incontro con Cristo. Nelle sue lettere Paolo richiama il “prima” della sua vita sottolineando il grande cambiamento portato dall’incontro con Cristo. Confronta: 1Cor 9,1; 1Cor 15,8-9; Fil 3,4-9; 1Tim 1,12-16. Ripensa a quali sono i momenti in cui, nella tua vita, puoi dire che il Signore ti si è fatto incontro e ti si è rivelato. Come ti ha afferrato/a e conquistato/a l’amore di Cristo? Quanto “ti arrendi” a Lui? Momenti di crisi, di dubbio, di riformulazione della tua vita, di scelta, anche di fronte alla proposta del Vangelo, in quale cammino ti stanno dirigendo?
 
3. Conoscere Cristo per te è un fatto intellettuale, una pura eredità familiare, o avverti l’esigenza di “rassomigliargli”, di vivere il suo Vangelo?
 
4. Rispondere alla chiamata di Dio implica il coraggio di abbandonare le proprie sicurezze e lasciarsi coinvolgere dal progetto di Dio. Sei disposto/a a compiere scelte scomodanti per essere coerente con la tua fede?