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Linee di impegno per la pastorale giovanile dopo la GMG

Servizio Nazionale per la pastorale giovanile

Linee di impegno per la pastorale giovanile dopo la GMG
d. Domenico Sigalini


Premesse:


1. La Conferenza Episcopale Italiana nel febbraio 1999 ha pubblicato degli orientamenti sull´educazione alla fede dei giovani come sintesi di quanto elaborato in una apposita assemblea di tutti i vescovi tenuta a Collevalenza nel novembre 1998. Su queste linee essenziali, che sono state confermate dagli eventi che hanno caratterizzato l´esperienza della GMG, innestiamo il nuovo che la GMG ha portato.


2. L´esperienza della GMG per gli italiani deve essere accolta nella sua interezza, che, per la fase celebrativa, va almeno dal 10 di agosto fino al 21. Ritengo importantissima e determinante anche per la buona riuscita della GMG a Roma, la grande accoglienza e l´esperienza vissuta da almeno 150.000 giovani di tutto il mondo nelle diocesi italiane. Non sarà mai messo in evidenza a sufficienza l´apporto, l´ondata di trascinamento che è stata provocata dai 300.000 giovani della prima ora, cioè a Roma fin dal 15 agosto, provenienti in 150.000 dalle ospitalità nelle diocesi italiane e altrettanti italiani raccolti e iscritti presso le nostre strutture pastorali di base diocesane, associative e di movimento.


3. Le strutture di pastorale giovanile diocesane, associative e di movimento hanno sostenuto un impegno formativo progettuale continuato e hanno mobilitato le diocesi e le realtà di base con grande cura e grande impegno, creando collaborazioni giovani-adulti, pubblico-privato, chiesa-istituzioni, famiglie-giovani, ufficio di pastorale giovanile- altri uffici, clero-laici così che la GMG si può ben dire una vera esperienza ecclesiale e di tutta la comunità cristiana. Il pellegrinaggio della Croce del Giubileo, sempre presieduto dal vescovo del luogo, per due anni in tutte le diocesi italiane è solo un esempio della forza di una preparazione comunitaria, di alto profilo, fatta di esperienze formative di grande impatto e di essenziale valore cristiano.


4. La forza di trascinamento di tutta intera una comunità, il servizio abbondante dei mass media, il passaparola degli stessi giovani hanno poi prodotto quella invasione pacifica di Roma di tanti altri giovani che si sono sentiti accolti e orientati a vivere la GMG secondo uno stile gioioso, di fede e di grande pacifica comunicazione. Si è sperimentato che è possibile coinvolgere non solo in qualche maniera, ma in uno stile ecclesiale.



Le linee progettuali



1. Fiducia e grande stima per i giovani


Fin dall´antichità sono rintracciabili scritti che parlano delle giovani generazioni come se fossero la causa dell´imbarbarimento delle civiltà. Dove andremo a finire con queste generazioni di giovani? Riusciremo a mantenere alti gli ideali che hanno formato i nostri popoli? Le risposte sempre negative. Una gioventù come questa distruggerà tutto. In maniera meno drammatica ogni adulto dice: "ai miei tempi". Lo dice il nonno, il genitore, il maestro, il prete, il datore di lavoro, l´animatore, l´allenatore.. ogni persona insomma che ha a che fare con i giovani. Lo dice lo stesso sedicenne che in parrocchia ha un incarico temporaneo di animazione, anche se ha una età che differisce solo di due anni dai ragazzi che segue.
Il papa, no! Lui dice:" Voi cari amici....sarete all´altezza delle sfide del nuovo millennio". Se ai miei tempi era così, voi ai vostri tempi saprete trovare la strada per fare meglio di noi.
I giovani, con questo discorso del papa, non si sentono addosso le osservazioni icastiche di rivendicazione di superiorità dell´adulto, di umiliazione di fronte agli errori inevitabili della vita, di subdola soddisfazione perché le previsioni di discontinuità nell´impegno si avverano. Si sentono dire che hanno capacità di cambiare il mondo.
Per noi adulti frasi rivolte ai giovani come: "mia gioia e mia corona", sono solo citazioni di una Parola, forse un po´ ingessata in altri tempi; per i ragazzi è stato un atto di stima, di amore, di compiacenza, di connivenza.
"Il Signore ci ama anche quando noi lo deludiamo". Perché dopo questa frase è partito immediato l´applauso? Perché i giovani sanno di non essere sempre all´altezza delle esigenze della vita, sanno che devono ricominciare ogni giorno a credere in qualcosa, sperimentano di adagiarsi, sono tentati di dire: "ormai", si rivedono davanti le piccole e grandi infedeltà, le discontinuità, si sentono addosso i nostri giudizi non solo impazienti, ma di condanna. Gesù è diverso, la fede cristiana non è la somma dei successi, ma delle continue proposte che Dio ci fa di ricominciare.
Una comunità di cristiani deve allora sbilanciarsi dalla parte dei giovani, sentirsi orgogliosa di essi, investire un massimo di energie per il loro futuro, guardare loro con occhio benevolo, stimolarli sempre alla ripresa. Questo è vero per le parrocchie, per le diocesi, per la scuola, per il dialogo in famiglie, per le associazioni, per la società in genere.


2. Riproporre la fede come continua sfida a sé, agli altri, alla cultura, al mondo: la questione fondamentale della vita.


La scelta del brano di vangelo della domenica, impostato sull´Eucarestia e sull´incalzante dialogo tra Gesù, la gente, i discepoli è la sintesi del modello educativo che il papa offre ai giovani: determinazione, coraggio, radicalità, fino a quel "volete andarvene anche voi?" Qui si gioca la proposta della fede come caso serio della vita, non come insieme di pratiche, di emozioni, di riti. Non è facile, ma è possibile. E perché i giovani possano continuare a porsi domande di fede, a fare della fede la decisioni fondamentale della vita, ciascuno è chiamato a mettersi in gioco come credente. L´ha fatto anche il papa rileggendo la sua vita, mettendone a disposizione di tutti le scelte fondamentali, i periodi che le hanno provocate, i punti di riferimento. In Piazza S. Pietro, dopo che in ogni parrocchia alla Messa dell´Assunta si era contemplata la fede di Maria nel Magnificat, il Papa ha detto ai giovani la sua fede: io, credo e ho creduto così, nella mia giovinezza e nella età adulta, quando affrontavo le difficili decisioni della giovinezza e quando sono diventato pontefice. E voi?
Le nostre comunità sono chiamate a dichiarare la loro fede, a dire ai giovani il cammino fatto, a proporre la loro memoria viva. La lunga teoria di martiri che ha aperto la veglia ne è stato un esempio. Non ci potrà essere comunità che non si presenti come "laboratorio della fede". Le nostre esperienze pastorali, tutte le nostre attività dovranno d´ora in avanti misurarsi con questa affermazione di capitale importanza. Ogni comunità cristiana, ogni gruppo, ogni esperienza giovanile, ogni oratorio, ogni spazio formativo della comunità cristiana deve diventare laboratorio della fede. La Giornata mondiale della gioventù è stato un laboratorio della fede. Il tema della fede sarà centrale per queste generazioni e lo dovrà essere di ogni pastorale giovanile. La fede è il caso serio della vita di questi giovani, e per essa si deve impiantare dovunque un laboratorio, uno spazio di incontro tra Dio e l´uomo, una palestra che aiuta a capire le domande e a lanciarle oltre le piccole risposte comode di un vangelo ridotto a galateo o di una ingessatura ritualistica. Non per niente i nostri vescovi hanno fatto una assemblea e offerto orientamenti proprio sull´educazione alla fede dei giovani!



3. Offrire con coraggio, determinazione e chiarezza il patrimonio rinnovato della fede


Durante la settimana si sono succedute a Roma varie esperienze toccanti: il pellegrinaggio alla tomba degli apostoli, la giornata penitenziale con le confessioni, la partecipazione alle catechesi, la diffusione nelle piazze della propria rilettura della fede con spettacoli, veglie, meeting. Non sono elementi nuovi come tanta stampa esalta, sono i mezzi classici e determinati la vita del cristiano, di cui ogni parrocchia è dotata, di cui ogni gruppo può avvalersi, a cui ogni giovane può accedere. Vuol dire forse che molte di queste esperienze le chiudiamo troppo nelle sacrestie o che quando le collochiamo nella quotidianità non fanno notizia e non interessano a nessuno. Le nostre progettualità di pastorale giovanile si misurano continuamente con questi elementi. Il pellegrinaggio è una esperienza che caratterizza l´educazione alla fede dei giovani, come lo è il sacramento della riconciliazione che abita tutte le "scuole della parola", i campiscuola, le feste dei giovani. La catechesi è il momento più importante della formazione nei gruppi ed è servita da due buoni catechismi. La centralità della Parola è stata ribadita nel convegno di Loreto che ci proiettava oltre la GMG ed è stata pure servita dalla pubblicazione della Bibbia Card. Il fatto che la stampa li abbia notati ci aiuta a continuare con maggior progettualità e coraggio. L´elemento di novità forse può essere visto nel linguaggio usato: esplicito, simbolico, fatto di parole e gesti, di canto e danza, di ascolto e partecipazione di tutta la corporeità. La liturgia per i giovani non può restare ingessata nella routine anche se occorre fare i conti con la quotidianità. Quotidianità non è dare per scontato, non è ripetere a macchinetta o inserire la guida automatica, ma rinnovare ogni giorno il miracolo. Le esperienze di base della vita cristiana vanno proposte con coraggio, ma con un grande sforzo di rinnovamento. Un lavoro che ci vedrà impegnati in collaborazione con l´Ufficio liturgico è la ricerca, approfondimento e arricchimento di tutte le musiche delle liturgie a massiccia presenza giovanile.

4. Rileggere la vita, le sue domande, i suoi problemi come un dialogo con Gesù oggi; l´Incarnazione è lo stile dell´evangelizzazione.


Questi giovani hanno dato l´immagine di che cosa è l´Incarnazione. Nell´anno duemillesimo dalla nascita di Gesù, questi giovani ci hanno fatto capire che essere credenti in Lui è comporre in tanti modi diversi e originali la vita di tutti i giorni con i suoi momenti di gioia e di dolore, di canto e di silenzio, di partecipazione silenziosa ai momenti culminanti della liturgia e di esplosione di vita, di preghiera e di riflessione, di ritualità e di gesti concreti, di fede e di ragione. Vestiti come tutti, con tatuaggi e piercing, in ginocchio davanti al confessore e appoggiati l´un l´altra sul prato, in contemplazione davanti alla croce e inarrestabili nella danza, in massa che sembra anonima, ma in colloquio a due a due, in ascolto e in domanda, in fila per mangiare e pazienti nel cedere il posto ad altri, in silenzio nell´adorazione e esplosivi nel canto. Hanno dato espressione alla loro fede nel raccoglimento delle chiese e nel tumulto delle piazze, nelle liturgie e negli spettacoli, con il gregoriano e con il rock. Questi giovani non mettono contraddizione tra la notte vissuta nella ricerca di amicizia e di libertà e il giorno nel duro confronto con l´impegno e con i riferimenti adulti. Ma ancora più in profondità il messaggio del Santo Padre li ha spinti a leggere nelle loro esperienze quotidiane la presenza di Cristo. " In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E´ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna". E´ questa la spiritualità laicale, raccomandata anche dai nostri vescovi, dove il giovane deciso per il vangelo, si decide anche di abitare i luoghi della vita quotidiana e si misura con le sfide dei coetanei e del proprio tempo.

5. La radicalità evangelica.


La proposta più impegnativa che ne emerge è la radicalità del vangelo. Si è sempre saputo che i giovani non amano le mezze misure, anche se in esse spesso si adagiano, come tutti. Nessuno più coi giovani sarà tentato di fare sconti, di ridurre al minimo, di adattare, sia nel proporre il vangelo, sia nel presentare la vita sacramentale, sia nell´indicare le grandi mete, sia nell´offrire passi calibrati per raggiungerle, sia nel proporre la bellezza della vocazione al matrimonio, sia nell´offrire spazi di ricerca e di decisione per la verginità per il Regno, sia nel chiamare al servizio esigente della carità, sia nel proporre impegni e responsabilità sociali. Pellegrini sulle strade del tempo, ma con nel cuore una sete di eternità. Tante volte dicevamo nei nostri incontri che occorre sporgersi verso visioni utopiche della vita, che la chiesa deve imparare a sognare di più con i giovani come ha fatto Cristo. Il Papa ce lo ha riconfermato. Il sogno è il primo approccio alla radicalità delle scelte.
La tendenza ad accontentare i giovani per avere audience non è mai stata proposta pastorale feconda, oggi è assolutamente da cancellare da ogni forma e attività educativa, da ogni progetto, da ogni esperienza pastorale. Il problema è di non scambiare per radicalità e fedeltà al vangelo proposte incomprensibili e incrostazioni tradizionali del nostro modo di vivere la fede o addirittura i nostri stessi comodi adattamenti e riduzioni a moralismi.


6. La missione, il muretto


Tutta la GMG aveva una tensione missionaria; l´aveva il progetto pastorale che si concentrava sulla accoglienza consegna della fede, l´aveva il modo in cui è stata vissuta entro le chiese e nelle piazze, nel silenzio della preghiera e nella proposta coraggiosa del linguaggio multimediale. Missionarietà è una delle quattro scelte dei nostri vescovi a Collevalenza. Ricordiamo tutti quella famosa frase: i giovani "chiedono di superare i confini abituali dell´azione pastorale, per esplorare i luoghi, anche i più impensati, dove i giovani vivono, si ritrovano, danno espressione alla propria originalità, dicono le loro attese e formulano i loro sogni"; il santo Padre ancora in continuità con la GMG diceva ai giovani di Albano: "La Giornata Mondiale della Gioventù, che abbiamo celebrato pochi giorni or sono, è stata una splendida conferma di quanto sia giusto confidare nelle nuove generazioni ed offrire loro opportunità positive, perché incontrino Cristo e lo seguano generosamente. Investite, dunque, valide energie pastorali a favore della gioventù, promuovendo luoghi di aggregazione dove i giovani, dopo aver ricevuto la prima iniziazione cristiana, possano sviluppare in un gioioso clima comunitario i valori autentici della vita umana e cristiana. Abbiate premura anche dei tanti giovani che non frequentano la comunità ecclesiale e che si riuniscono sulle strade e nelle piazze, esposti a rischi e pericoli. La Chiesa non può ignorare o sottovalutare questo crescente fenomeno giovanile! Occorre che operatori pastorali particolarmente preparati si accostino ad essi, aprano loro orizzonti che stimolino il loro interesse e la loro naturale generosità e gradatamente li accompagnino ad accogliere la persona di Gesù Cristo". Si tratta non di fare uscite sporadiche e spettacolari, come siamo stati costretti a fare talvolta in questi tempi, ma fare piccoli progetti con obiettivi chiari, animatori preparati e collaborazioni ampie.


7. La collaborazione con la famiglia e con gli adulti in genere.


Non sono stati pochi gli adulti che accompagnavano i giovani alla GMG: preti, religiosi, religiose, animatori, coppie di sposi che ritmano con loro i passi della vita. Ma la cosa più interessante che occorre mettere in luce è che i giovani italiani hanno fatto una esperienza esaltante in diocesi accogliendo per quattro giorni i loro amici di tutto il mondo. Ne erano 150.000. Il nodo fondamentale della accoglienza, del successo, della soddisfazione di tutti sono state le famiglie. E´ stata esperienza bella dovunque. I genitori, le famiglie hanno fatto meraviglie e hanno riscritto la loro voglia di credere e di mettersi a disposizione dei giovani. Le famiglie sono un potenziale di generosità, di umanità, di disponibilità, di fede, di praticità pastorale, di preghiera semplice e di riflessione profonda e non si riesce a capire perché lasciamo in genere questo capitale inattivo o sepolto tra le mura domestiche a consumarsi di inedia davanti al televisore. La famiglia ancora una volta si è rivelata un bene sorprendente, uno spazio di vita incalcolabile. La pastorale giovanile non si è sentita sola, isolata, ma ha potuto contare su una convergenza naturale di adulti e giovani, di famiglie, di genitori e figli.
Ora che tutti sono tornati, ora che sono cominciate le prime crisi della vita normale non andremo ancora a seppellirci nei nostri loculi sia personali che pastorali: i giovani alle play station e i genitori ai lavori domestici; i ragazzi all´oratorio e i genitori a messa; i giovani nei loro gruppi e nelle loro piazze, nelle loro notti e i genitori ad aspettare con il cuore in gola. Sarà possibile stanare famiglie che assieme ai figli diventano soggetti di evangelizzazione, di formazione, di missionarietà. L´onda lunga di Tor Vergata può continuare. Nessuno si senta né orfano, né accantonato. La comunità cristiana è sempre il soggetto di ogni vita cristiana e in essa la famiglia, non quella del "mulino bianco", ma quella vera che conta sulla grazia di un amore reso sacramento dell´amore di Dio, popolato, tormentato e incendiato dai figli di Tor Vergata.
In ogni diocesi si sono costituiti comitati composti da adulti e giovani per organizzare le varie accoglienze e momenti di dialogo con la città, con la gente. Sono stati esempi di grande collaborazione e interesse degli adulti per i giovani. Non si devono più perdere queste realtà e trasferirle nella vita quotidiana, nei progetti educativi, negli oratori, nelle iniziative di pastorale giovanile.


8. I massmedia e i nuovi linguaggi della formazione e della missione.


E´ stata esperienza di tutti in benedizione o con qualche fastidio la percezione che i mass media si sono tuffati a pesce sulla GMG e ne sono stati in un certo senso i protagonisti per la gente, per le famiglie che da casa seguivano i figli, per gli amici incapaci di vincere il virtuale, per gli uomini della cultura e per tutti i cittadini. L´informazione in genere dalla tv alla radio a Internet si è impossessata dell´evento e lo ha distribuito nelle case e nelle vite, ha fatto da annunciatore talvolta intelligente talaltra impacciato. Tutti i giornali hanno tentato di interpretare, di riconfermarsi nei propri atteggiamenti ideologici o di prendere qualche saggia distanza. E´ il mondo in cui sono collocati sempre i gesti di ogni cittadino e quindi anche dei cristiani. La pastorale giovanile non può ignorare questo mondo e stare solo in difesa o attesa di grandi eventi per comunicare la sua vita, le sue aspirazioni, i suoi sogni e i suoi progetti. E´ tempo di essere più attivi, quindi preparati e coraggiosi sia nella carta stampata, sia nelle radio, che i giovani ascoltano più delle televisioni, sia in Internet. Già esistono buone iniziative, che però vanno incrementate affinate per la comunicazione tra i giovani e per lo stesso annuncio del vangelo. Così è di un altro linguaggio fortissimo: la musica, in cui purtroppo il mondo giovanile è ancora troppo passivo soprattutto quando si tratta di andare controcorrente in maniera professionale. Il Servizio Nazionale ha attivato già alcune esperienze ben impostate sia per la musica e sia soprattutto proprio a partire dalla GMG con la pagina web www.giovani.org. Molte diocesi già si stanno attrezzando e stanno facendo interessanti esperimenti. La diffusione bella bibbia card e della conseguente bacheca on line saranno sicuramente due strumenti che permetteranno una presenza più decisa in questo campo, fino a prefigurare un giornale per giovani in Internet.


9. La spiritualità del quotidiano
Diceva un giovane nel giro infinito di mailing list che si sono create dopo la GMG: ""un ritiro, in genere, crea un momento di pace e un´oasi di preghiera, in cui è facile meditare e concentrarsi sulle pratiche spirituali, mentre questo evento ti insegna a vivere la spiritualità DENTRO (sic!) la vita del mondo". Questa scoperta va sostenuta, seguita e rafforzata da guide spirituali che sanno abituare i giovani a misurare la propria convinta adesione a Cristo con tutte le sfide della vita quotidiana, dalle relazioni con gli amici, dalle responsabilità nel lavoro e nello studio alla vita affettiva. I giovani vivono una spiritualità laicale se sanno essere attivi e responsabili nel costruire luoghi umani e umanizzanti nel loro continuo abitare "non luoghi" nello studio, nel lavoro, nel tempo libero, nei tempo dello svago e dell´amicizia. Dare umanità agli spazi di vita, al mondo delle relazioni, ai tessuti della convivenza, alle piccole e grandi storie di vita che ciascuno si ritaglia, contro l´insignificanza, l´automazione e la costruzione in serie di parole e sentimenti, l´abitudine agli altri come al colore delle pareti
Devono essere aiutati a vincere la prigionia nel presente, a ridefinire la propria identità nel recupero della memoria e delle radici, ma anche a camminare verso il futuro. Il tempo è una linea continua: ogni uomo è un punto di essa che ne ha infiniti che lo precedono e altrettanti che lo seguono. Qualcuno ha segnato questo tempo, ha dato una direzione alla linea, ha stabilito un prima e un dopo: è Gesù. Lui è il Signore del tempo e sa darcene la dimensione.
Tutto questo non scatta automaticamente se gli insegniamo a dire le lodi e i vespri mattino e sera, se gira negli spazi della parrocchia, se mette in ordine i tempi forti, ma se la preghiera è accompagnata da un tirocinio severo di vita cristiana nelle piazze, nelle strade, nei luoghi di lavoro e di studio, di svago e di divertimento. Gli esiti di una vita credente non possono essere affidati a nessun automatismo.


10. La decisione per le grandi scelte della vita
La proposta insistita del papa ai giovani perché decidano da che parte stare, perché rispondano positivamente alla voce di Dio che parla sicuramente a tutti nell´intimità della coscienza e negli eventi della vita ripropone a tutti coloro che stanno con i giovani l´urgenza di sostenerli nelle scelte della vita. Vocazione, diciamo noi: vocazione sempre all´amore sia nel matrimonio che nella verginità, sempre a servizio del Regno di Dio. Sarà possibile aiutare i giovani a non dilazionare esageratamente, come avviene oggi, la propria decisione fondamentale? Questo significa che la pastorale giovanile deve essere più vocazionale, più orientata a sostenere le decisioni, a fare proposte radicali, ad aiutare i giovani ad affrontare la solitudine del credente formandosi una coscienza forte nella verità. Ogni giovane si sente solo e ogni credente viene isolato. Il valore della verità non dipende dal numero di quelli che la sostengono, ma dalla verità che essa è.
Ancora vuol dire aiutare ad assumere piccole o grandi responsabilità personali e collettive. E´ impossibile vivere con la testa nei nostri quattro spazi e pensare che il mondo attorno a noi si debba arrangiare. Questa decisione nasce anche da una capacità di discernimento nel vasto mondo delle comunicazioni cui il giovane è perennemente esposto. Non si tratta di fuggire dalle informazioni e dall´esposizione ai massmedia. La comunicazione e i suoi mezzi decidono le sorti delle democrazie, dei mercati, degli spostamenti di uomini e capitali, dei sentimenti e delle decisioni personali. O ci si attrezza o si è sempre vittime dell´ultimo fotogramma, magari montato ad arte.



don Domenico Sigalini